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Giudiziaria, processo Raffaele Lombardo: testimonianze “schiaccianti”… ma a favore
Pubblicato il 26 Gennaio 2016
di marco pitrella
La convinzione è peggio… che c’entri Don Raffaè non s’è capito.
Ascoltati alcuni teste della difesa, intanto; di due centri commerciali & un parcheggio mai realizzato s’è “chiesto” in udienza.
In primis galeotta fu la “variante” al Piano Regolatore per la realizzazione del centro commerciale le Porte di Catania; l’ennesima (non) prova del perimetro mafffioso disegnato dal deus ex machina di Grammichele… perché tale modifica del piano regolatore avrebbe – secondo la sentenza di primo grado – favorito Mario Ciancio, proprietario dei terreni su cui s’è poi costruito il centro, con “annessi & connessi”. Peccato che la “variante” in questione come ammesso da “prozio Mimmo Sudano”, democristiano dalla sagoma andreottiana, nulla a che vedere con schizzi o scarabocchi voluti da Lombardo; “prozio Mimmo”, infatti, che tra il 2003 e il 2005, anni in cui fu ideato il centro commerciale, fu vice sindaco & assessore all’Urbanistica del frizzante Scapagnini – “era il mio unico interlocutore”, ha sottolineato -. Nell’escludere qualsiasi coinvolgimento allo zio Raffaele ha rivendicato, piuttosto, la paternità della giunta sull’opera. Addirittura il gruppo consiliare del Mpa – ha ricordato lo stesso “prozio Mimmo” – si mise di “traverso” nel corso dell’approvazione della variante; quasi a voler dire quanto Lombardo fosse contrario.
Dopo la variante ecco, però, la “variantina”, naturalmente a favore di Ciancio – sempre per il centro commerciale realizzato in contrada Pigno – che fu, a suo tempo, autorizzata dall’Ufficio della Direzione Urbanistica. La “variantina” in questione, meramente esecutiva al progetto a “parità di cubature e di volumetria” – cioè funzionale all’eventuale “spostamento” di un bagno o una fontana, per intenderci – sarebbe stata, secondo la sentenza di primo grado, un’altra dimostrazione di come il deus ex machina di Grammichele abbia aggirato l’ostacolo dell’eventuale approvazione in Consiglio Comunale facendo, egli, pressione affinché fosse l’Ufficio a “decidere”.
Tuttavia la dirigente Gabriella Sardella ha dichiarato, sotto giuramento, di non conoscere Lombardo e che è la legge a stabilire che la competenza per questo tipo di varianti sia degli Ufficio di Direzione Urbanistica e non del “civico consesso”. Quindi – come si evince dalle testimonianze – nessun favoreggiamento a Ciancio ci fu da parte di Don Raffaè e né, tantomeno, ci fu “concorso” a favorire la mafffia; a conferma la sentenza del Tribunale di Catania che ha prosciolto l’editore de “La Sicilia” dall’accusa di concorso esterno di cui solo Enzo il sindaco di Bianco vestito, come ha rivelato alla Commissione Antimafia, non sapeva nemmeno fosse indagato.
Ma fu Don Raffaè “il collettore degli interessi affaristico mafiosi” – dice la sentenza – e se non v’è traccia al Pigno, allora, di certo, vi sarà al centro commerciale della Tenutella “Centro Sicilia” in zona Misterbianco che, come emerso negli altri processi “Iblis” pare vi sia stata nella realizzazione la longa manus della mafffia. Della longa manus Lombardo fu, nell’ipotetico tanto ipotetico, il mignolo… su zio Raffaele, tuttavia, non v’è un pizzino o le confessioni d’un pentito. Inoltre, Nino Di Guardo, sentito come teste, essendo il “preistorico” sindaco del comune della provincia etnea, ha detto “nessuno mi ha mai fatto il suo nome.”
Ma il “nessuno” è Lombardo che, più furbo d’Ulisse, coinvolse la mafia persino in progetti mai realizzati (!) come il parcheggio Sanzio. Tuccio D’Urso, ex direttore dell’Ufficio speciale emergenza traffico del Comune di Catania, assolto tanto in primo quanto in secondo grado per il noto processo “sui parcheggi” – che fra l’altro nulla avevano a che vedere con la mafffia – ha ribadito come Lombardo non fu in alcuna udienza mai nominato e né citato… ma, dicevamo che Don Raffaè è il “nessuno” più furbo d’Ulisse e il suo “interessamento” nel parcheggio mai realizzato s’è evinto, piuttosto, da una telefonata intercettata tra Tuccio D’Urso, appena ricevuto l’avviso di garanzia, e niente popò di meno che la sua signora:
“Sto andando dall’avvocato”, dice Tuccio
“Vai da Rina”, gli risponde la moglie.
La Rina in discussione non sta per Totò ma per Saveria Grosso, detta Rina, consorte di zio Raffaele… la trama s’infittisce ma nel non dire Lombardo se non ce l’hai nel sacco si risolve.
Ad oggi, questo è quanto. E mi chiedo: dove sta la mafffia?
Non lo so – mi rispondo –, certo non in questo processo.
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