GIUDIZIARIA, SENTENZA RAFFAELE LOMBARDO: NON SI UCCIDONO COSI’ ANCHE I CAVALLI?


Pubblicato il 27 Agosto 2014

di BaD, Benanti  De Luca.

 

“Le sentenze non si commentano, si rispettano” frase trita e ritrita utilizzata dagli operatori del diritto. Di solito, quando non si vuole”disturbare”, l’autorità che quella sentenza ha emesso.

 Tuttavia, le sentenze sono pubbliche incidono, decidono, squarciano con ricadute spesso irreversibili, in tutti i gradi di giudizio, l’esistenza del condannato, non solo, ma, anche di tutti gli ascendenti e discendenti.

 

Certa “canea” mediatica, con ben risaputi e riconosciuti “editori padroni” comincia a scatenarsi, nel web. Il “cecchinaggio” -strumentale- parte in pompa magna,trincerandosi in pseudonimi o peggio in “Redazione”.

Si allertino, questi “novelli savonarola”, noi fastidiosi come zanzare letali e implacabili come piranha, faremo strame, con la forza dei ragionamenti e delle argomentazioni, dei commenti sulla sentenza Lombardo, di certa stampa telematica, da anni ossessionata (per nobili ideali, sicuramente) da questi, ma anche -con qualche leggero “ritardo”- da Ciancio.

 

“Dunque commentare, per esprimere plauso o perplessità, è più che un dovere morale, certo, sempre con toni pacati, ma anche con schiettezza, mentre saràla bontà degli argomenti addotti che ne andrà considerata la valenza…

…proprio dai commenti, di cui ormai da secoli sono piene in particolare le riviste giuridiche, ben può accadere il ripensamento di valutazioni e criteri di decisione che risultino non saper reggere alle osservazioni espresse…

L’unico limite, è fin superfluo ripeterlo, è rappresentato dal “modo” onde il commento vien formulato: sempre e in ogni caso «colorato» dal rispetto dovuto alla nobile funzione che nelle decisioni rese trova espressione.”

(Colesanto Vittorio Emerito di diritto processuale civile Università Cattolica di Milano, da archivio storico Corriere.it 20 luglio 2013, stralcio)

 

“Ammoniti e raccomandati “dall’Emerito Professore Colesanto, cercheremo, ci sforzeremo, con i toni più”pacati”possibili, di cui BaD -cattivo- Benanti e De Luca, siamo capaci, di commentare, come fanno quelli bravi, a puntate, quanto, il Gup dottoressa Rizza, costruisce nelle 329 pagine della sentenza per condannare Lombardo. Ma “anche” forse un soggetto estraneo al processo, l’editore Mario Ciancio?

 

Nella premessa metodologica che l’autoritàdecidente antepone alla trattazione della sentenza si evidenziano 4 macro aeree, di queste oggi ne tratteremo due, con riferimento alla costruzione di parchi commerciali, realizzati e no e incredibile, ma vero, l’annosa questione dei parcheggi che malgrado definitivamente, Tribunale e Corte d’Appello, abbiano mandato tutti assolti, “perchéil fatto non sussiste”, clamorosamente e forse strumentalmente(?), la dottoressa Rizza, riesuma la vicenda giudiziaria conclusa, per evidenziare che ” l’iter amministrativo ..del parcheggio Sanzio ha seguito un percorso tutt’altro che ispirato ai criteri della trasparenza, dell’efficienza, dell’imparzialità… principi Costituzionali indefettibili nelle scelte discrezionali della  P. A. “.

 

Parcheggio “Sanzio”!

Nelle conclusione di questo stralcio la dottoressa Rizza sostiene: che Lombardo e Tuccio D’Urso(già direttore ufficio poteri speciali del comune, ndr), si misero d’accordo per favorire l’imprenditore Incarbone, non solo con l”elargizione di quasi 16 milioni di euro di contributo pubblico, in un project financing, ma anche, un ulteriore vantaggio, ricavato da un atto aggiuntivo predisposto dal Rup D’Urso, con un centro commerciale, di cui Incarbone, avrebbe potuto gestire la commercializzazione degli spazi, attraverso la locazione degli stessi, con ulteriore ingente profitto.

 

L’acclarato legame di Raffaele Lombardo con l’imprenditore Incarbone

– prosegue l’autoritàdecidente – è..”il movente sotteso alla complessa vicenda .. per aggiudicare all’Incarbone la gestione di un parcheggio e di un centro commerciale, con prevalente onere per l’ente concedente”.

 

Sfugge alla comprensione dei commentatori il complicato argomentare dell’autorità decidente penale, in materia eminentemente amministrativa, se si pensa, si contano quasi 50 pagine, il 15% della sentenza, sul parcheggio “Sanzio”malgrado nulla di quanto richiamato in sentenza sia stato realizzato.

 

Anzi, in maniera piuttosto singolare e invero sorprendente, il Gup dottoressa Rizza, per argomentare, a tutti i costi, gli “affari amichevoli”, intercorsi, tra Lombardo e Incarbone, ricorre, con intercettazioni, nel privato intimo (?)di Tuccio D’Urso, tratteggiandolo, perfino, succube della consorte (ah, le donne!): che aveva “una certa autorevolezza nell’offrire i suoi consigli al marito, il quale, eseguiva puntualmente i suggerimenti ricevuti”.

 

Ma anche: “la palese sudditanza psicologica del D’Urso – scrive ancora il Gup – nei confronti di Lombardo, impongono di addivenire alla conclusione, che anche per queste delicatissime fasi, Lombardo, malgrado… non rivestisse alcun ruolo istituzionale, fosse l’effettivo dominus delle relative vicende,.. per effetto della leadership autorevole e carismatica .. in un movimento politico .. in cui militavano tutti i soggetti coinvolti ..nell’affare dei parcheggi“.

 

Di Tuccio D’Urso, ricordiamo, un manifesto elettorale che campeggiava in ogni dove, col capo protetto da un caschetto giallo, quando alle Regionali del 2006, si era candidato nelle liste UDC.

Ricordiamo pure che Lombardo, nella vicenda giudiziaria dei parcheggi, iniziata, nel settembre 2007 e conclusasi a maggio 2013, “perché il fatto non sussiste”, mai è stato chiamato o sentito dai Piemme, nemmeno come persona informata sui fatti.

 

Eppure, sbagliando forse parcheggio, l’autorità decidente  “pesca” il  “Sanzio”, uno degli otto sui nove previsti, mai realizzati, mentre “dimentica”, il solo che sia stato portato a termine, quello di Piazza Europa.La società che lo costruisce, “parcheggi Europa”, che nel complicato e intricato intreccio societario, annovera tra i soci, sia Virlinzi che Ciancio, questi, estraneo al processo, lo ricorderemo fino alla noia, stigmatizzato dall’Autorità decidente come “contiguo a cosa nostra palermitana”…

 

“Ne discende allora che il Ciancio medesimo, avvalendosi della contiguità a Cosa Nostradi area palermitana -si legge in sentenza a pagina 247- ha apportato un contributo concreto, effettivo e duraturoalla famigliacatanese, consentendo agli imprenditori amicidi aggiudicarsi lavori di rilievo presso cantieri da lui avviati..”

Sembrerebbe quasi -tutto quanto sia detto col massimo rispetto, per l’Autorità decidente- la sceneggiatura del sequel di “Romanzo Criminale 2”. Una nostra impressione.

 

Siamo quasi in conclusione di questa puntata e non possiamo esimerci a trattare della variante approvata in consiglio Comunale, il 25 febbraio 2005, che diede il via libera alla realizzazione del mega centro commerciale Porte di Catania. Citeremo larghi stralci di chi quella sera, presente (in totale o quasi solitudine, a parte il “fuggente incrocio” nel cortile di Palazzo con l’addetto stampa del consiglio comunale –amministrazione di centro-destra-Giuseppe Lazzaro Danzuso, che è l’attuale portavoce “ombra” del sindaco Enzo Bianco di centrosinistra) a Palazzo degli Elefanti, Marco Benanti, descriveva, in modo particolareggiato, quanto accaduto, nella sala consiliare, col suo solito stile arguto graffiante e irriverente (articolo risalente al 2005)

 

La variante al P. R. G. per il mega affare Porte di Catania!

 

“Alla fine hanno vinto i poteri forti. Come accade troppo spesso, anche in questa città. I poteri forti, a Catania, hanno un volto preciso, quello di Mario Ciancio, il padrone della stampa, la cui egemonia sulla città è un dato definitivo. La sua ultima vittoria è datata 25 febbraio 2005..il centro-destra, con una maggioranza di quindici consiglieri di An, FI, Udc…        ha votato una variante al Piano Regolatore Generale di 25 anni fa, il Piano scaduto, mentre deve essere ancora approvato il nuovo. “

 

“La variante è funzionale ad unaffare gigantesco, una grande speculazione edilizia che aggrava il giàprecario equilibrio di Catania sud: qui, nella zona del Pigno, sorgerà, il più grande centro commerciale di Sicilia, 240.000 metri quadrati (55.173 di superficie coperta, 95.700 per parcheggi utenti)…”

 

“..Un agglomerato che,..porterà Catania ad avere, nel rapporto abitanti/centri commerciali, una densità, in metri quadrati calpestati di centri commerciali, superiore a quella di Milano”.   (nel 2005 a Catania, sic dixit Benanti, allora lo facevano passare per pazzo, oggi per altro..).

 

“…Ci voleva peròla variante, lennesima: e cosìèstato. Da verde agricolo a zona commerciale: gli interessi proprietari di Ciancio si sono coniugati magicamente- a quelli della societàIcom srl, che, in data 20/03/2003 ha presentato allo Sportello Unico per le imprese un progetto di massima per la realizzazione di un centro commerciale. E chi c’ènella Icom srl, societàcon sede a Milano?

 

Fra i soci, compare, Mario Ciancio: proprietario al 19,5% di una società con capitale sociale di 20,000,00 Euro. Ma non è finita: fra i soci c’è anche la signora Guarnaccia Valeria! E chi è? La moglie di Mario Ciancio: proprietaria al 13,5%.

 

“Stavolta, non è andata, come tante altre volte sotto l’Etna: c’è un affare, c’è l’interessamento di Ciancio, ma lui –magicamente- non compare. Mai. Ma c’è di più: fra i consiglieri d’amministrazione della “Icom srl”compare anche il nome di Tommaso Mercadante, proprietario anche di una quota (5,5%). Chi è? E’uno dei figli del deputato regionale di Forza Italia, Giovanni Mercadante.

 

“Naturalmente, non mancano poi soggetti del mondo dei media …legati a Ciancio,… come il presidente di “Edivision”,  amministratore delegato della società è Pasquale Iamele, che compare come presidente del c.d.a dell’“Icom srl”. Ma c’è ancora di più: Ciancio e sua figlia Angela sono uscite dalla società, ma la stessa, fra i soci, annovera tutte societàdell’impero, addirittura c’èla “Domenico Sanfilippo editore”che edita La Sicilia”.

 

“Del resto, aveva fretta lamministrazione di centro-destra e la sua maggioranza…a rischio: ecco, allora, la mobilitazione dei “big”del centro-destra. L’affare si doveva fare: era stato deciso e certamente non in consiglio… Il “partito delle varianti”faceva sentire il suo peso.”

 

“Ci ha pensato, invece, il senatore Mimmo Sudano (Udc), vicesindaco e assessore con delega allurbanistica a fare capire che non era il caso di dilazionare ulteriormente. Il 16 febbraio si è presentato in consiglio e a nome dellamministrazione ha proposto che la variante fosse votata congiuntamente ad unaltra pesante, quella per lospedale San Marco. Perché non farlo? Tutto è in regola e poi i posti di lavoro, calcolati, in prima battuta, fra i 500 e gli 800 circa…. “

 

“C’era da essere imbarazzati per questo piccolo grande –dal punto di vista politico- “colpo di mano”: per fortuna un no secco dall’opposizione.

Il “colpo di mano”era, però, soltanto rimandato. Il 25 febbraio, però, èscoccata l’ora: oltre quattro ore di discussioni, con l’opposizione, (i consiglieri Licandro, D’Agata, Romeo, Rosario Condorelli, Giacalone) a resistere, in pochi, in ogni modo, ricorrendo a tutte le argomenti di critica ad un’operazione dissennata, la maggioranza allineata. Davanti ai consiglieri, per l’amministrazione ecco comparire, oltre a Sudano, seduto accanto ad un altro potente, l’avv. capo Mario Arena, il deputato nazionale e assessore (senza deleghe) Benito Paolone (An), convinto assertore dell’utilità della delibera, proprio lui che, piùvolte, aveva espresso la sua contrarietàalle varianti. “

 

“Alla fine, comunque, dopo mezzanotte il verdetto: presenti 25 consiglieri, votanti diciannove, astenuti sei, (Commercio Presidente consiglio comunale Udc, Ferrera Ppe, Giuffrida Udc, La Rosa FI, Maravigna Centro Indipendente, Vasta FI) quindici sì, contrari quattro (Licandro Pdci, Romeo, DAgata Ds, Condorelli Rosario Democratici con Bianco). Il consiglio approvava, Mario Ciancio poteva festeggiare. “

 

Conclusione di questa puntata dedicata alle prime due macro aree!

 

Malgrado tutto quanto precede sia la cronaca storica e dettagliata nei minuziosi particolari raccontati da Benanti, purtroppo, per Lombardo, l’Autorità decidente, riporta in sentenza alle pagine 87/88, nell’interrogatorio dell’ex Presidente, reso nell’udienza del 20 marzo 2013, una visione, assolutamente diversa.

 

Lombardo è descritto come il solito “maneggione” acchiappa consenso, per favorire gli imprenditori amici, il solito Incarbone e la “new entry” Bissoli per l’affare della Playa, cosiddetto PUA.

Lì anche il più piccolo granellino di sabbia del litorale sabbioso catanese sa che il Bissoli è legato a filo doppio con l’editore Ciancio.

 

Eppure, malgrado il Piemme accusi Lombardo di essersi interessato, sin dal 2003 della ricca variante speculativa Porte di Catania, abbiamo constato nella cronaca storica di Benanti, che dopo 4 sedute, andate a vuoto, per mancanza di numero legale, devono scendere i pesi massimi politici, in primis Sudano, per poter essere approvata.

 

Che lo ricordiamo a fare che Sudano dell’Udc, all’epoca, era in rotta di collisione con Lombardo che, per la fronda interna all’Udc, dei cosiddetti quarantenni, era uscito da quel partito, inventandosi l’Mpa?

 

Che lo ricordiamo a fare che Lombardo era Presidente della Provincia?

Eppure, in sentenza la Gup, dottoressa Rizza, con teorie sociologiche o simil tali, addossa a Lombardo, anche la responsabilità della variante di Porte di Catania!

Non si uccidono così anche i cavalli? Fine della puntata!

 


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