Giudiziaria, “Sistema Catania” in aula: al via il processo per lo scandalo della nuova sede del Tribunale lavoro

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Giovedì scorso, è accaduto che… (nella foto la sede degli uffici giudiziari, sez. lavoro, in via guardia della carvana)

di iena giudiziaria marco benanti

Dopo un lungo e travagliato iter, finalmente stamane, davanti alla prima sezione del tribunale in funzione di giudice monocratico (con la dott. ssa Giuseppina Montuori), è partito di fatto un processo riguardante alcune vicende legate alla realizzazione della nuova sede del tribunale del lavoro, in via Guardia della Carvana. Un’opera legata al nome dell’imprenditore -un emergente sotto l’Etna della “nuova città”- Domenico Toscano e alla società “Domus Enterprice”, ma anche –ma il processo non ne tratta- all’incredibile contratto di locazione di circa 800 mila euro l’anno stipulato dal comune di Catania. 

Imputati sono l’imprenditore Domenico Toscano, il legale rappresentante della società “Domus Enterprice”Carmelo Russo e il progettista Giuseppe Garilli. I tre sono imputati di violazioni edilizia (testo unico 380/01, 44 lett. B), falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica utilità (art. 481 codice penale) e di truffa(articolo 640). Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Carmelo Peluso, Gigi Latino, Tommaso Tamburino e Salvatore Trombetta. Parte civile è solo il comune di Catania, con il prof. Giovanni Grasso (all’ultima udienza, il 17 marzo scorso, era presente l’avv. Angelica Montalbano).

E’ scritto nel decreto di rinvio a giudizio che “…perché in concorso tra loro, il primo (Russo, ndr) nella qualità di legale rappresentante della società committente “Domus Enterprice” il secondo quale progettista per la medesima ditta, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso dapprima in assenza di variante e concessione edilizia o permesso di costruire (già rilasciato il 17.5.2005 n. 07/0383) con semplice D.I.A. eseguivano lavori di cambio di destinazione d’uso (da residenza ad uffici) con aumento del volume urbanistico e lieve modifica dei prospetti, in un secondo luogo, dopo la naturale scadenza del titolo concessorio, di seguito a D.I.A., in assenza di regolare e valido titolo, eseguivano ulteriori lavori di cambio di destinazione d’uso dei locali di via Guardia della Carvana n.25 come al permesso di costruire. In Catania D.I.A. del 01.08.2008 e 11.09.2009.”Ancora: “…perché nelle qualità predette, il secondo in particolare quale progettista incaricato dichiaravano falsamente che i lavori per i quali erano presentante le D.I.A. del 01.08.2008 e 11.09.09 erano interventi che non incidevano nei parametri urbanistici sulle volumetrie senza cambio di destinazioni d’uso e comunque le opere edilizie realizzate di seguito alle due D.I.A. erano rispondenti alla normativa vigente.In Catania dichiarazioni prodotte il 01.08.09 e l’11.09.09″Ancora terzo capo d’imputazione: “…perché in concorso tra loro nelle predette qualità con i raggiri esposti nel capo che precede ovvero con le false attestazioni prodotte a corredo della D.I.A. del 01.08.2008 e 11.09.2009 inducendo in errore il responsabile dell’U.T. del Comune di Catania circa la natura e consistenza dei lavori edilizi da eseguire presso i locali di via Guardia della Carvana n.25 in specie non descrivendo compiutamente che tratta vasi mutamento di destinazione d’uso e variazione di parametri urbanistici, richiedenti permesso di costruire e non D.I.A., procuravano a sé l’ingiusto profitto consistente nel versare un importo inferiore di oneri concessori con corrispondente danno per il Comune, nonché nell’ottenere i successivi certificati dagli organi competenti ai fini della agibilità e conformità urbanistica e sanitaria prodroniche alla stipula di contratto di locazione con il Comune di Catania al fine di adibire i predetti locali alle sedi giudiziarie del Tribunale e Corte D’Appello lavoro per i quali percepiscono quali locatari l’importo di Euro 656.688. tempo e luogo come sopra”.

 Il procedimento ha conosciuto anche un errore tecnico: in un primo momento la Procura aveva disposto la citazione diretta degli imputati. Ma il giudice Eliana Trapasso successivamente fece notare che per il tipo di reati contestati è previsto il passaggio dal Gip! Di qui, la necessità che il procedimento tornasse…indietro, al Pm. Insomma, si è perso del tempo. Per una svista.

Il 17 marzo scorso è stato sentito, in qualità di teste, l’avv. Ignazio Maccarrone, una delle pochissime voci (assieme all’Anf dell’avv. Vito Pirrone) che hanno contrastato l’incredibile vicenda legata alla nuova sede del tribunale sezione lavoro (un tempo alloggiata in via Verona). Presente in aula anche il consulente tecnico del Pm, l’ing. Carmelo La Piana: il suo elaborato sulla vicenda è stato acquisito al dibattimento, senza necessità della sua audizione.

L’udienza, quindi, è stata nella sua quasi totalità occupata dall’ascolto delle parole dell’avv. Maccarrone, che è parte offesa nel procedimento. Con tono deciso, ma anche sereno malgrado i danni a lui e alla sua famiglia arrecati dalla vicenda, il legale ha ripercorso le “tappe” dell’acquisto di un immobile nel condominio di via Guardia della Carvana. Un condominio per civile abitazione e uffici, ma non per uffici giudiziari: almeno così era quando l’avv. Maccarrone decise di stipulare, nel 2005, un preliminare per l’acquisto dell’appartamento. E, invece, cosa avvenne? Qualche anno dopo arrivò la notizia inattesa, preannunciata dalle parole del collega Enrico Freni: in quel condominio sarebbe stato allocata la nuova sede del tribunale sezione lavoro. Tradotto: centinaia e centinaia di persone ogni giorno dentro un immobile nato con altra finalità.

Insomma, un guaio non da poco per le immaginabili conseguenze sulla vivibilità complessiva del posto, senza dimenticare le perplessità enormi in tema di stabilità complessiva per un immobile costruito per un tipo di uso di gran lunga meno usurante. E, invece, il comune di Catania, con l’allora (ai tempi dell’amministrazione del sindaco Stancanelli) il dirigente del patrimonio ed economato avv. Marco Petino (oggi avvocato capo del comune con l’amministrazione Bianco) stipulava, il 16 febbraio del 2010, un contratto di locazione con la “Domus Enterprise” (società riferibile all’imprenditore Domenico Toscano).

In relazione a questo, c’è da dire che alla “Domus Enterprice” sono successivamente subentrate nel contratto la “Leocam società immobiliare srl”, la “Femacar Immobiliare srl” e la “Leonhouse Immobiliare srl”.

Di fatto, il tribunale lavoro (lo è ancora oggi) sarebbe finito ospitato in un seminterrato originariamente (prima del cambio di destinazione d’uso) adibito per deposito, locali di sgombero. Niente male, no? Eppure, in un primo momento l’amministrazione comunale aveva espresso la volontà di rescindere il contratto di locazione: ma nei fatti non si andò oltre una presa in considerazione in tema di annullamento. L’ intesa –“a peso d’oro”- rimase in vita e il tribunale è finito da via Verona a via Guardia della Carvana. Un ottimo esempio di perseguimento dell’interesse pubblico e di buona amministrazione.

Ma per volontà di chi si è giunti ad una simile soluzione…all’italiana? Noi l’abbiamo scritto più volte: il presidente della Corte d’Appello (oggi in pensione) Guido Marletta. Il 17 marzo scorso, l’avv. Maccarrone lo ha detto pure lui. Formalmente, indicazioni in tal senso erano arrivate dalla commissione manutenzioni (che riunisce le figure più rilevanti della magistratura nel distretto di Corte d’Appello). Di fronte a così alta indicazione, parrebbe che tutti si siano messi, per così dire, sull’attenti.

Lo scandalo del Tribunale lavoro di via Guardia della Carvana, malgrado i silenzi di Catania e del suo “circolo degli amici”, arriva, quindi, ad un primo risultato; peraltro, anche la Corte d’Appello si è trasferita da piazza Verga in via Guardia della Carvana per tenere udienza a pian terreno. Sotto, invece, sotto il livello della strada si tengono le udienze del primo grado. Ma senza suscitare particolare scandalo.

Il comune di Catania, con l’arrivo dell’amministrazione Bianco, aveva annunciato il trasferimento da questa sede alla “scuola Meucci”, dando la disdetta del contratto. Nei fatti è rimasto tutto come prima: il tribunale resta in via Guardia della Carvana. Niente trasferimento.

Il 5 maggio, alle 15, si proseguirà con i testi del Pm: fra gli altri, l’avv. Marco Petino, l’architetto Maria Luisa Areddia (dirigente del comune di Catania) e il geometra Vito Rapisarda, già tecnico della divisione Ragioneria e acquisti del comune.

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Redazione Iene Siciliane

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