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Giudiziaria sotto il vulcano: delitto Cimò, prima udienza in Corte d’Assise. E arrivano soltanto 12 parti civili
Pubblicato il 26 Marzo 2013
Udienza con grande interesse per una vicenda della provincia rossazzurra (nella foto un momento prima dell’avvio del dibattimento)…
di iena giudiziaria
E’ cominciato, stamane, a Catania, davanti alla Corte d’Assise (Presidente Rosario Cuteri) il processo contro Salvatore Di Grazia, informatore scientifico in pensione di 76 anni, imputato per la morte della moglie Mariella Cimò, il cui corpo non è stato mai trovato. L’uomo è accusato oltre che di omicidio anche di occultamento di cadavere. La Procura della Repubblica, con Giovanni Salvi e il sostituto Angelo Busacca ha chiesto il giudizio immediato. Dodici le parti civili ammesse, fra nipoti e pro nipoti.
Mariella Cimò è scomparsa da San Gregorio, comune in provincia di Catania, nel 2011, quando aveva 72 anni. Secondo la tesi dell’Accusa a scatenare la furia omicida sarebbe stata una lite fra i coniugi. Oggetto: la gestione di un ‘autolavaggio. La donna -sempre secondo questa tesi- avrebbe voluto che l’uomo lo vendesse anche perchè -secondo gli inquirenti- sarebbe stato luogo “per incontri legati a relazioni extraconiugali”.
Di Grazia è stato arrestato lo scorso 26 novembre ed rimasto in carcere per oltre un mese, dichiarandosi sempre innocente. Successivamente sono stati a lui concessi i “domiciliari”. Prossima udienza il 16 aprile.
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