Da pochi minuti reso noto il dispositivo della sentenza nel processo di secondo grado contro Diego Pappalardo…di iena giudiziaria Marco Benanti
Sei anni e otto mesi per omicidio colposo aggravato all’evento: questa la decisione dei giudici della Corte d’Assise d’Appello (Presidente Luigi Russo, a latere Elisabetta Messina). Il responso è per una vicenda terribile: una ragazza, Sonia Sicari, rimasta uccisa in un incidente stradale, avvenuto il 24 gennaio 2009, causato da un giovane della “Catania bene”, Diego Pappalardo, alla guida di un’auto di grossa cilindrata. Guidata a folle velocità in pieno centro a Catania. In primo grado, il Tribunale, condannando l’imputato, aveva riconosciuto l’omicidio volontario. Una sentenza storica. Oggi, la sentenza dei giudici modifica questo dato.La decisione arriva dopo l’arringa della Difesa di Pappalardo, con l’avv. Franco Passanisi che, stamane, ha sostenuto, nel complesso, la non volontarietà della condotta. Presenti i familiari di Sonia Sicari. Presente l’imputato. Poi, dopo 14, la sentenza.Qualche mese fa, la Pubblica Accusa, con il sostituto procuratore generale Mariella Ledda, aveva chiesto sei anni per omicidio colposo aggravato dall’evento.Nel frattempo, l’imputato ha provveduto a risarcire la famiglia della vittima e ha pagato una provvisionale alle altre parti civili, così come disposto dalla sentenza di primo grado.”Siamo stupiti non tanto per il quantum della pena –ha dichiarato l’avv. Mario Savio Grasso, legale della famiglia della vittima- ma perchè non passa il principio giuridico della volontarietà come deterrente per altri giovani. Aspettiamo le motivazioni, entro novanta giorni, per saperne di più” .Sonia Sicari, appena ventunenne, morì il 24 gennaio del 2009 in un incidente stradale provocato dal giovane Diego Pappalardo, che, alla guida della sua Mercedes, ubriaco e sotto l’effetto di stupefacenti, andando a folle velocità e dopo avere anche forzato un posto di blocco dei carabinieri, si scontrò con una Ford Fiesta provocando la morte di Sonia e il ferimento di cinque giovani.Il Gup Laura Benanti, con il rito abbreviato, in primo grado, lo aveva condannato a dieci anni e quattro mesi di reclusione: con una sentenza “storica” per Catania e la Sicilia era stato riconosciuto l’omicidio volontario.
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