Dal gruppo parlamentare M5S all’ Ars
In questi giorni, dopo anni di pressioni, finalmente in discussione in commissione all’Ars il ddl in materia targato M5S.
CT – Canili lager a S.Giovanni Galermo e Adrano, imputazione coatta per sei indagati. M5S: “Denunciati i peggiori abusi, vergogne che non possono restare impunite”
La deputata Angela Foti (M5S) (nella foto): “Va modificata urgentemente la normativa in materia, l’attuale legge è inadeguata e i Comuni non riescono a far fronte all’emergenza randagi in Sicilia. Al momento, in discussione in commissione all’Ars il nostro ddl”.
Catania, 17 maggio 2016 – “Adesso finalmente giustizia sarà fatta, – afferma la deputata del Movimento 5 Stelle Angela Foti – queste sono vergogne che non possono restare impunite”. Dopo quasi due anni, si mette un punto fermo sulla vicenda “canili lager” del Catanese gestiti da Nova Entra. Il GIP Gaetana Bernabò Distefano ha depositato l’ordinanza con la quale respinge la richiesta di archiviazione da parte della Procura della repubblica di Catania, e dispone l’imputazione coatta con pesantissimi capi d’accusa a carico del gestore di Nova Entra Mario Bongiorno; del responsabile dirigente Ecologia e ambiente ufficio randagismo di Catania Rosario Puglisi; del veterinario che lavorava nel Nova Entra Antonio Seminara; Carmelo Macrì e Carmelo Rubbino dirigenti Asp veterinaria; e del dirigente antiabusivismo del comune Gaetano Bonanno, tutti indagati per diversi capi d’accusa; tra questi: associazione per delinquere, truffa aggravata e reati vari contro gli animali.
“In questo caso, – continua Foti – il Gip Bernabò focalizza l’attenzione non solo sul maltrattamento degli animali ma, soprattutto, sulle modalità di svolgimento dell’appalto ottenuto da Bongiorno per la gestione dei canili. I controlli hanno evidenziano il mancato rispetto di norme relative al capitolato d’appalto nonché il mancato controllo da parte degli organi preposti. Inoltre, sono state riscontrate diverse violazioni edilizie, luoghi difformi dalle planimetrie autorizzate”. “E come se non bastasse, – aggiunge la parlamentare – mancava il registro di carico e scarico degli animali; si scoprirà in seguito che dal 1995 al 2013 erano deceduti appena 27 cani, mentre nel 2013, in pochi mesi, erano morti 163 cani”. Interviene anche l’avvocato Tania Cipolla: “Abbiamo vinto una battaglia, quella della richiesta di archiviazione per insussistenza di elementi che potessero suffragare l’accusa, eppure dall’ordinanza del Giudice Bernabò emergono numerosissimi elementi che confermano quanto ravvisato dalle ispezioni del Commissariato di Nesima nel 2013 e dalla Task Force nel 2014”.
I maltrattamenti e gli abusi perpetrati nei canili di S.Giovanni Galermo e Adrano erano già stati denunciati dal commissario Mulier, ma la denuncia misteriosamente rimase inascoltata fino all’intervento della Task Force del Ministero della Sanità che con la dott.ssa Matassa condusse una attenta attività ispettiva che si concluse con un blitz nel canile degli orrori . “L’altra zampa”, associazione animalista di Catania, affiancata dalle associazioni nazionali, si è battuta in questi mesi per scongiurare l’archiviazione. La presidentessa Irene Rizza: “Un’ordinanza storica quella depositata dal GIP Bernabò Distefano che consente di poter fare luce sulla vicenda attraverso un giusto processo. Noi crediamo che sia fondamentale che la Regione, i Comuni e le Istituzioni preposte prendano coscienza del problema del randagismo. È necessario si comprenda che non è un problema di sensibilità ma un dovere istituzionale”.
Nei canili erano state trovate realtà riprovevoli, vi erano aree grandissime dove i cani stavano insieme a branchi, cani che si aggredivano tra di loro, ambulatorio abusivo, pessime condizioni igienico sanitarie, cani affetti da numerose patologie, presenza di feci molle anche con sangue sparse nel terreno, farmaci scaduti, ripari insufficienti e inadeguati, mangime sparso e ciotole insufficienti e piene di muffa, animali detenuti in box completamente chiusi, casi di denutrizione. Proprio per questi motivi il M5S aveva chiesto la cancellazione della struttura dall’albo regionale dei canili e rifugi.
“Attualmente, – conclude Foti – il randagismo in Sicilia viene trattato come argomento marginale, nonostante i notevoli investimenti. Sarà sintomo della volontà che i randagi continuino a proliferare per rimpinguare le tasche dei gestori dei canili privati?”.
“La verità è che la normativa non è adeguata, – interviene anche il deputato Giorgio Ciaccio – è evidente come i Comuni non riescano a far fronte al gravoso problema del randagismo sul nostro territorio tant’è che il fenomeno ha assunto tratti veramente allarmanti. Si tratta di un giro d’affari di milioni di euro che fa gola a privati e pseudo associazioni animaliste che stipulano convenzioni d’oro con i Comuni per il mantenimento dei cani randagi presso strutture private”. Proprio in questi giorni, dopo anni di pressioni, finalmente in discussione in commissione all’Ars il ddl in materia targato M5S.
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