Giustizia a Catania, il “bilancio” di Salvi: l’organizzazione della Procura va meglio, ma mancano uomini

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Incontro con la stampa sulle attività dell’ufficio requirente nel primo semestre dell’anno (nella foto)…di iena giudiziaria

La funzionalità dell’ufficio, la sua gestione -risultati alla mano- va meglio, molto meglio del passato: procedimenti più rapidi, con rapporto stabilmente positivo fra nuove iscrizioni e procedimenti definiti, informatizzazione delle pratiche (con dimostrazione delle nuove modalità di accesso a certificati e altro), presenza della Procura nelle procedure concorsuali; e ancora, su altri versanti, miglioramento delle condizioni carcerarie (chiuso, fra l’altro, il reparto Nicito di piazza Lanza), eliminazione del fenomeno delle “porte girevoli” (ingresso in prigione per pochi giorni), progetti che presto daranno una collocazione unitaria e meno costosa a molti uffici giudiziari, attualmente dislocati in più punti della città e talora con locazioni non di poco conto.

Il lavoro di Giovanni Salvi alla Procura di Catania dà i suoi frutti, ma resta il problema di una “disparità di trattamento” con altri uffici di città (forse politicamente più influenti? diciamo noi): è il caso di Catania, della sua Procura che con un carico di lavoro analogo o maggiore a quello di Palermo ha meno uomini (meno un 30,40%) nell’ufficio requirente (42 in totale). Anche su questo si è soffermato Salvi stamane, incontrando i cronisti, con accanto l’ “aggiunto” Michelangelo Patanè. E’ scritto nella nota informativa consegnata stamane ai giornalisti: “…nessuna concreta provvidenza è venuta, a fronte della grave crisi di personale amministrativo e di polizia giudiziaria da tempo esistente. Non solo le nuove piante organiche del p.m., che prevedono un pur modesto aumento di due unità, non sono entrate in vigore; il Csm non ha ritenuto di valutare questa acclarata situazione di squilibrio rispetto ad altre Procure del Sud e non ha assegnato alcun magistrato ordinario di tribunale di prima nomina…”

Salvi ha, fra l’altro, ribadito un principio di civiltà, talora dimenticato nella macchina giudiziaria: in carcere va solo chi ci deve restare e le persone arrestate sono giudicate in tempi brevi. Civiltà garantista, ancora viva, malgrado -diciamo noi-la “retorica manettara” ancora presente nella società italiana e nell’apparato repressivo dello Stato.

Ancora, è scritto nella nota consegnata ai giornalisti che “…deve essere citato come un risultato davvero significativo dell’impegno comune dei dirigenti degli uffici (Presidente della Corte d’Appello e Procuratore Generale, Presidente del Tribunale e Procura della Repubblica) il Protocollo d’intesa, sottoscritto col Presidente della Regione, cui ha già aderito il Sindaco Bianco, che prevede l’utilizzo dell’ospedale Ascoli-Tomaselli come nuova sede degli uffici giudiziaria. Si potranno dismettere i locali dei privati, ora dispersi sul territorio e gravanti con notevoli costi sull’amministrazione pubblica…”.

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Redazione Iene Siciliane

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