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Giustizia a Catania, processo contro il “re dei supermercati” Scuto: oggi requisitoria del Pg Siscaro
Pubblicato il 31 Ottobre 2012
Udienza importante in Corte d’Appello. Mentre è sempre grave la situazione occupazionale…Di iena giudiziaria Marco BenantiE’il giorno della Requisitoria del Sostituto Procuratore Generale Gaetano Siscaro al processo di secondo grado contro il “re dei supermercati” di Sicilia Sebastiano Scuto.E’, infatti, in corso davanti ai giudici della prima sezione penale della Corte d’Appello di Catania (Presidente Ignazio Santangelo, a latere Tiziana Carrubba e Anna Muscarella), il processo d’appello contro Scuto e all’ex maresciallo dei carabinieri, oggi in pensione, Orazio Castro. Da un lato, a reggere l’Accusa, la Procura Generale con il Pg Gaetano Siscaro, dall’altro Sebastiano Scuto difeso dai suoi legali, i prof. Giovanni Grasso e Guido Ziccone, mentre Orazio Castro è assistito dall’avv. Tommaso Tamburino.Nell’ultima udienza prima di oggi, ad inizio ottobre, la Corte ha rigettato tutte le richieste istruttorie della Difesa di Scuto, tranne l’acquisizione di alcune sentenze. La vicenda di Scuto è strettamente legata alla sorte dell'”Aligrup” la “società-madre” sotto marchio “Despar” al centro di una procedura di vendita, sulla quale non c’è ancora una parola definitiva e soprattutto al centro di una drammatica vicenda occupazionale, che mette a rischio il lavoro di 1660 dipendenti in maniera diretta ed un indotto di ulteriori 1500. In merito a questo, oggi, alle 16, si svolgerà un’assemblea dei lavoratori della società presso il Teatro di Villa Angela a San Giovanni La Punta, in provincia di Catania. Uno sciopero previsto, con protesta in piazza Verga, davanti a Palazzo Giustizia e annunciato dai sindacati è stato momentaneamente sospeso. Le complesse vicende legate all’imprenditore sono anche un capitolo -essenziale- del “Caso Catania”, sempre vivo, malgrado la negazione continua e ripetuta dall’establishment che comanda in città.In sede giudiziaria, in primo grado, Scuto è stato condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione per associazione mafiosa, mentre Castro, accusato di concorso esterno, è stato assolto. In primo grado, i giudici hanno disposto la confisca del 15% delle quote societarie dell’imprenditore, che, sotto l’insegna “Despar”, ha costruito un impero commerciale. Secondo l’Accusa della Procura Generale, come sostenuto in primo grado, Scuto avrebbe “finanziato in modo continuativo” la ‘famiglia Laudani “in cambio di una duratura protezione” e “riciclato in attività economica legale ingenti proventi delle attività illecite della cosca”. Sempre in primo grado, Scuto è stato assolto dall’ipotesi di reato di estorsione aggravata nei confronti di un imprenditore e dall’accusa di avere gestito a Palermo centri commerciali in comune con i boss Bernardo Provenzano e Salvatore e Alessandro Lo Piccolo e il capomafia catanese Benedetto Santapaola.Il Tribunale, presieduto da Antonino Maiorana, ha disposto “il dissequestro e la restituzione agli aventi diritto” dei beni sequestrati e sottoposti a custodia giudiziale mentre della “quota ideale del 15%” ha ordinato la confisca. Scuto è stato inoltre interdetto per cinque anni dai pubblici uffici, dichiarato incapace di contrattare con la Pubblica amministrazione per un anno e, una volta scontata la pena, sottoposto alla libertà vigilata per un anno. Accusa e Difesa hanno proposto appello: in particolare, la prima contro le assoluzioni (per i presunti collegamenti mafiosi palermitani, per la presunta estorsione) e per la confisca dell’intero compendio sequestrato al momento della sentenza impugnata, contro l’assoluzione per Castro; invece, la seconda, in particolare, contro la condanna per associazione mafiosa e la confisca del 15% delle quote sociali.Nella sua requisitoria, in primo grado, il Pg Gaetano Siscaro aveva chiesto la condanna di Scuto a 12 anni e sei mesi di reclusione e del maresciallo Castro a quattro anni e sei mesi. La difesa ha sempre respinto le ricostruzioni della Procura sostenendo invece che Scuto è stato “vittima di estorsione da parte della mafia” e che “pagava il clan per evitare ritorsioni personali”. In altra sede, quella delle misure di prevenzione, anche questo procedimento in secondo grado, dopo che in primo grado le richieste dell’Accusa sono state respinte, l’ultima udienza, ha visto parlare la Difesa, che ha fatto numerose richieste alla Corte, presieduta da Salvatore Costa. Se ne riparlerà il 21 novembre prossimo.
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