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Giustizia alla catanese, cure con le staminali: la “vittoria” a metà di Irene Sampognaro. Una “vittoria” che sa di beffa!
Pubblicato il 28 Marzo 2013
Lotta da anni per suo marito, Giuseppe Marletta, in stato vegetativo dal 2010. Una decisione del Tribunale del lavoro lascia tanto amaro in bocca…di iena giudiziaria
E’ una storia che anche ienesicule segue da tempo. Una vicenda terribile che meriterebbe risposte all’altezza da parte di uno Stato che sostiene di tutelare la vita. Ci sarebbe da tutelare anche la dignità e la decenza, aggiugiamo noi. Invece, cosa accade?
Potrà curarsi in uno dei 13 centri autorizzati dall’Aifa, ma no a quelle della Stamina Foundation. E’ la decisione del Tribunale del lavoro di Catania alla richiesta presentata da Irene Sampognaro per il marito, Giuseppe Marletta (nella foto insieme), di 44 anni, entrato in coma nel 2010, in seguito all’asportazione di due punti di sutura metallici applicati dopo l’estrazione della radice di un dente. Irene Sampognaro si ritiene “discriminata dalla decisione”.
“E’ una sentenza beffa – dichiara – perché da una parte dice sì alla cura, ma non a quella sperimentale che l’unica che può salvare mio marito. Mi sento discriminata perché la decisione è giunta dallo stesso Tribunale che ha permesso le cure con stamina alla piccola Smeralda, che è partita lunedì scorso per l’infusione a Brescia, e non la concede a mio marito. Ma non mi arrendo. Presenteremo ricorso”.
Secondo il giudice catanese Rosario Cupri il paziente Giuseppe Marletta potrà ricevere le “cellule staminali mesenchimali prodotti in cell-factoryautorizzate e nel rispetto del DM 05/12/2006”, non quelle che hanno dato speranza ai piccoli Gioele, Smeralda, Sofia, Daniele, Celeste.
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