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Giustizia alla catanese: morte ispettore Raciti, istanza di revisione del processo. E spunta l’ipotesi di un filmato che…
Pubblicato il 21 Marzo 2013
Incontro con i cronisti con novità importanti (nelle foto, c’è anche il famigerato sottolavello)….di iena giudiziaria marco benanti
Esiste un filmato, realizzato con un telefonino, dell’impatto, in retromarcia, del Discovery della polizia di Stato contro l’ispettore Filippo Raciti, che secondo la cosiddetta tesi del “fuoco amico” (respinta dalla magistratura che si è occupata del caso) avrebbe provocato il ferimento e poi la morte del poliziotto? A leggere un verbale, con intercettazioni in carcere fra un ultras e i suoi genitori, sembrerebbe proprio di sì, ma la Difesa non ha potuto sentire queste persone, che non si sono presentate nemmeno dopo una formale convocazione. E’ uno degli elementi nuovi emersi in conferenza stampa, stamane a Catania presso lo studio Lipera, su un caso che fece parlare tutto il mondo di Catania. Per fatti di sangue certamente, ma non solo: anche per l’incapacità manifesta di chi gestì l’ordine pubblico quel maledetto pomeriggio di sei anni al “Massimino”, facendo ridere il mondo. Non ha !pagato” nessuno, fra Questore e Prefetto, per quella figura ridicola, tranne -si disse- un dirigente della Digos. Evviva la giustizia! A proposito: ma perchè a Radio Radicale è stata preclusa la possibilità di registrare il processo?
Comunque, la condanna per omicidio preterintenzionale dell’ispettore Raciti di Antonino Speziale (assieme a lui è stato condannato anche Daniele Micale) è da totalmente da rivedere: per questo i suoi legali, gli avvocati Giuseppe Lipera e Grazia Coco, hanno presentato istanza di revisione del processo. 119 pagine per smontare un’accusa e “verità” di Stato: un “errore giudiziario”- ha precisato Lipera.
Si attenderanno adesso le determinazioni della Procura Generale di Messina come prevede la legge in questi casi, alla stregua di quella di Catania chiamata anche in causa dalla Difesa di Speziale. Ma, intanto, i dubbi, le perplessità, le lacune grandi e piccoli sul caso del giovane ultras del Catania condannato per la tragedia del 2 febbraio 2007 nel corso del derby Catania-Palermo potrebbero conoscere sviluppi impensabili. Sulla sua innocenza giurano non solo i suoi genitori e i suoi legali, ma in tanti: a Catania come in Germania, in non pochi si sono espressi per la non colpevolezza di Speziale, suscitando l’irritazione dei benpensanti e chi probabilmente voleva un colpevole qualunque da dare in pasto all’opinione pubblica “indignata”.
Nel merito, alla base dell’istanza di revisione del processo, ci sono due antinomie e un fatto nuovo. Nel primo caso, come ha spiegato l’avv. Claudia Branciforti, si tratta di due contraddizioni in due distinti processi per Speziale, quello per resistenza a pubblico ufficiale e quello per omicidio preterintenzionale. Ebbene, in uno emerge che il giovane durante i tafferugli è travisato, nasconde il suo volto tanto da essere identificato dal colore e dalla marca della felpa che indossava, mentre in quello per omicidio si vede in faccia. Seconda contraddizione: nel primo dibattimento lancia il fantomatico sottolavello che avrebbe provocato la ferita al fegato a Raciti, mentre nel processo per omicidio il sottolavello viene utilizzato a mò d’ariete.
La prova nuova, invece, è la denuncia per falsa testimonianza con l’autista del Discovery della Polizia di Stato, Salvatore Lazzaro, che la madre di Speziale, Rosa Lombardo Speziale ha presentato ai carabinieri. I legali di Speziale sottolineano che, in una prima fase, l’autista parla di “avere sentito una botta sull’autovettura” e “visto Raciti portarsi le mani alla testa”. Interrogato dal presidente del Tribunale al dibattimento, lo stesso precisa di avere sentito “un botto” precisando che si riferiva all’esplosione di un petardo, visto che in siciliano botta ha lo stesso significato della parola botto in italiano. Non solo, dice che l’ispettore Raciti si trovava ad una distanza di dieci metri. Divergenze di testimonianze: da qui la denuncia della madre di Speziale. E’ possibile fare un parallelo giudiziario su questo? Certamente, non a caso, l’avv. Lipera, parlando ai cronisti, ha evidenziato che analoga situazione è accaduta in occasione dell’inchiesta sulla strage di via D’Amelio, con la sconfessione del “pentito” Scarantino. Sulla base di questo -ha spiegato il legale- il Procuratore Generale di Caltanissetta ha promosso davanti alla Corte di Appello di Catania domanda di revisione della sentenza. Non solo: sebbene la domanda sia stata ritenuta inammissibile in quanto non c’è una sentenza passata in giudicato per calunnia nei confronti Scarantino, però, ne è stata sospesa l’esecuzione ed è stata ordinata la scarcerazione.
Al di là degli aspetti tecnico-giudiziari, è forte l’appello alla verità della madre di Speziale. Al di là di tante parole “difficili” è forse questo l’aspetto più importante. Chi sa, parli. Intanto, una pagina facebook (caso Speziale analisi minuziosa di un errore giudiziario) è un ulteriore modo per fare luce sulla vicenda.
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