Giustizia alla catanese: per i poveracci sempre “duri”. Proprio come accade ogni giorno con i “forti”

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Cose che capitano al Palazzaccio di piazza Verga;la legge è uguale per tutti, dicono….di iena giudiziaria marco benantiNe abbiamo scritto in passato (vedi link)http://www.ienesiciliane.it/cronaca/8007-catania-il-presunto-piromane-assassino-cominciato-il-processo.htmlora siamo all’epilogo.

Ergastolo. Punto. Per la Procura della Repubblica di Catania, rappresentata dal Pm Alessia Tasciotti, non ci sono dubbi: Viorel Tudor Tanase, ciittadino romeno di 52 anni, è responsabile di aver provocato la morte -con l’incendio di un gabbiotto di un distributore di benzina in via Ventimiglia- di Giovanni Mirabile, che lì dormiva e di avere tentato di uccidere –in via Sturzo- due suoi connazionali –Gata Nicolae e Herbei Georghe- che dormivano in strada, appiccando il fuoco ai materassi su cui dormivano i due uomini e a cartoni lì vicini. I due fatti sarebbero accaduti, secondo l’Accusa, il 21 ottobre del 2011, nel giro di poche ore. Una storia drammatica, di “ordinaria” povertà, che avrebbe come movente “futili motivi” o meglio la piromania e che fece scalpore un anno fa.

La richiesta è arrivata nel corso dell’udienza del processo davanti ai giudici della Corte d’Assise (presidente Rosario Cuteri): un processo (prossima udienza il 15 aprile con l’arringa difensiva) dove le contraddizioni, le perplessità,i dubbi sulla colpevolezza del cittadino romeno sono emerse. E non sono poche. In particolare sulle modalità di riconoscimento del presunto colpevole negli uffici della Questura. Modalità operative della polizia che con il codice di procedura penale vigente collidono apertamente. Ma tant’è. La Difesa, con l’avv. Paolo Sapuppo, ha dichiarato: “si tratta di una richiesta, quella della Pubblica Accussa, che contrasta in modo palese con le evidenze processuali.”

Tanase, un senza fissa dimora con evidenti problemi nella capacità di espressione, fu fermato dalla squadra mobile, dopo essere stato riconosciuto, secondo gli investigatori, mediante riprese delle telecamere di sorveglianza della zona e descrizioni di testimoni oculari. E le cose che non convincono sono state tante.Non convince, anche, passando ad altro procedimento, questo in sede civile, come alla quinta sezione civile si applichi –in modo inflessibile- una legalità, che non prevede il “termine di grazia” in caso di sfratto per morosità. Eppure, si tratta di un principio di legge applicato in tutta Italia. A Catania, la rigidità è praticata in questo caso: senza indugi. Del resto, gli sfratti per morosità sono in aumento: nel 2013 in città sono stati mille. Bazzecole. Così, una famiglia di quattro persone, senza lavoro, ridotta alla fame, dovrà lasciare il proprio alloggio. E che non si dica che a Catania non si applica la legge uguale per tutti.

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Redazione Iene Siciliane

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