Giustizia “annegata”, Catania: dentro la ex pretura piove! Storia di un immobile trasformato in ufficio giudiziario. La denuncia del Presidente Scidà, l’opposizione di Raffaele Lombardo in consiglio comunale…


Pubblicato il 03 Ottobre 2018

Come accade ogni anno, quando arriva la pioggia, Catania s’allaga. S’allaga anche il suo Tribunale. In particolare, la ex pretura di via Crispi. Una coincidenza che è anche una metafora del degrado amministrativo generale. Che dura da decenni. Ma perchè un simile immobile è divenuto ufficio giudiziario? E’ un luogo adatto? 

Ricordiamo a chi legge -e anche chi vorrebbe sotterare questa storia come tante altre- che la pretura arrivò in via Crispi all’inizio degli anni Ottanta, in mezzo alle polemiche di quei pochi uomini che non si girarono dall’altra parte. Uno scandalo. Ecco, tratto dagli scritti del Presidente del Tribunale dei Minorenni Giambattista Scidà quanto accadde…

Il “Caso Catania” e i suoi effetti si pagano ancora oggi. https://scida.wordpress.com/2011/01/07/per-capire-il-caso-catania-2/

“….I f a t t i

cap. I : da “via Crispi” a “viale Africa”

  1. L’appalto di una nuova sede, proprio per la Pretura, in via Crispi, fu denunciato con clamore come variamente illegale : dal prof. D’Urso, Direttore del Dipartimento Urbanistica dell’Università, da un gruppo di architetti e da molti giornalisti; in Consiglio Comunale ne fu fatta critica serrata : ma nessuno si mosse, né la Procura , né i Pretori. Esortato da un giornale ad agire, Gennaro tacque. L’appaltatore trionfò.

Nella storia della città quell’inerzia fu come una spezzata, come una curva a gomito. Le forze dominanti potevano ora guardare senza preoccupazione alla “magistratura progressista” (l’espressione è nelle cartelline dell’imprenditore Rendo, cadute in sequestro a Roma). Costituì, quell’inerzia, una tappa di cruciale importanza nella costruzione della pax cathinensis, la pace di una comunità senza “eretici”.

Se si fossero impegnati nel contrastare, avrebbero sfidato, nello stesso tempo, le forze politiche ed economiche egemoni e la mafia (inquietante era infatti per la sua composizione la giunta municipale del tempo, proprio dal lato più attivo in quell’affare). All’opposto, l’astenzione da ogni atto di guerra spianava al gruppo e al suo abile proselitismo, la strada del più ampio successo, nella triplice direzione, della conquista di un seggio in CSM, come oggetto di permanente appannaggio, dell’accesso a posti-chiave della Procura della Repubblica e della scalata dell’ANM. Vero è che la caduta di prestigio fu netta; vero è anche che isolati autori di anonimi sfruttarono l’aura di grande tentatrice che avvolgeva l’impresa, per mettere avanti spiegazioni diffamatorie dell’inattività, ma la risonanza di quegli scritti, archiviati all’unanimità dal CSM, fu tra minima e nulla, e presto le vociferazioni maligne parvero tacersi per sempre…”

Aggiungiamo di nostro pugno che l’appaltatore era il cavaliere Francesco Finocchiaro. E che in consiglio comunale Raffaele Lombardo, allora consigliere comunale Dc, si oppose all’operazione.

 


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