di iena giudiziaria marco benanti
L’abusivismo è un fenomeno sempre diffuso a Catania, sebbene talora –di fronte a casi clamorosi- dalle Istituzioni non vengano risposte adeguate o quanto meno omogenee di fronte a casi uguali o analoghi. Insomma, si ha la sensazione –piuttosto sgradevole- dell’utilizzo di “due pesi e due misure”. Potrebbe attagliarsi a quanto sosteniamo la vicenda che vede protagonista un volto noto della politica e dell’imprenditoria catanese, quel Gianni Vasta, già consigliere e assessore comunale ai tempi delle amministrazioni di centrodestra, in particolare la stagione del “sindaco champagne” Umberto Scapagnini.
Ebbene, Vasta da tempo è sul “ring” di tribunali penali e amministrativi per una storia legata ad un chiosco sul lungomare di Catania, in piazza Consiglio d’Europa, adiacente a piazza Nettuno. A gestirlo è la società “Nuova Epoca srl”, di cui Vasta è amministratore unico. Attorno a questo chiosco –una struttura cosiddetta “precaria” perché legata alla stagionalità estiva in cui viene utilizzata- si è sviluppata una complessa vicenda giudiziaria che, in un primo tempo, era finita bene per l’ex assessore della giunta Scapagnini: il Gip del Tribunale di Catania Maria Paola Cosentino, il 4 marzo del 2015, aveva archiviato, su richiesta della stessa Procura della Repubblica, per insussistenza dei fatti contestati, il procedimento penale –per presunto abusivismo edilizio ed irregolarità paesaggistiche- nato da alcuni esposti dei privati cittadini che lamentavano l’assenza di autorizzazioni della struttura.
Inoltre, veniva contestato dai vigili urbani di aver predisposto una struttura non amovibile e posta in zona non adibita a tale destinazione, in quanto sede stradale. Ma per l’Autorità Giudiziaria era tutto regolare.
Tutto bene quel che finisce bene? No, perché Vasta denuncia una sorta di “accanimento” contro di lui: malgrado l’archiviazione, il chiosco continua a subire le attenzioni dei vigili urbani. oltre che dalla squadra antiabusivismo, dalla squadra ambientale, oltre che dalla Guardia di Finanza, dalla polizia amministrativa e dal Corpo Forestale.
Controlli su controlli, ispezioni e quant’altro malgrado che i documenti parlino chiaro, testimoniando la regolarità della sua posizione. Ma, allora, perché si contano una trentina di controlli in pochi mesi? Secondo l’ex assessore dietro tutto ci sarebbe l’ipotesi di una “persecuzione politica” legata al suo passato di amministratore del centrodestra. Sarà? I fatti dicono che su sollecitazione dei vigili urbani e in parte della direzione urbanistica del comune di Catania la Procura della Repubblica riapre le indagini. Qual è la contestazione? Le stesse delle precedenti indagini: la violazione dell’art. 44 lettera C) D.P.R. 380/2001, per avere realizzato, in area dichiarata di notevole interesse pubblico e sottoposta quindi a vincola paesaggistico – ambientale, senza il prescritto permesso di costruire un manufatto adibito a chiosco commerciale sito in Piazza Consiglio D’Europa non amovibile di metri quadrati 15 su area demaniale.
Che sfociano persino in un sequestro preventivo nel luglio del 2016. Insomma, il chiosco prima regolare diventa…abusivo? La vicenda giudiziaria e amministrativa continua, in un “balletto”che sembra non finire mai.
Eppure, Vasta sostiene che “strutture simili al chiosco di mia proprietà sono presenti in svariate piazze della città”. Le accuse fioccano: si arriva a sostenere che il chiosco ricada in area sismica! Il tutto sebbene una perizia lo smentisca. Si arriva a contestazioni di verbali per presunta assenza di autorizzazioni, regolarmente esistenti. Il Demanio avvia anche un procedimento per la decadenza della concessione demaniale, che viene parzialmente bloccato dal Tar con ordinanza del 22 giugno 2016.
Al centro della contesa anche solo la possibilità di mettere sedie e tavoli. Insomma, una battaglia legale a tutto campo o quasi.
Vasta reagisce, ricorrendo alla magistratura, anche con una querela –che ipotizza l’abuso d’ufficio- contro il sindaco Enzo Bianco. Non solo: arrivano due sentenze favorevoli del Tar di Catania e del giudice di pace per provvedimenti illegittimi del comune di Catania, che costano fatica e risorse economiche. Non solo: a Vasta dà ragione anche la Prefettura di Catania che archivia alcuni verbali di accertamento elevati dalla polizia municipale nei confronti del precedente gestore del chiosco.
E la querela contro Bianco? Qui, accadono cose davvero inusuali. La Procura chiede l’archiviazione, Vasta con i suoi legali fa opposizione, ma l’udienza davanti al Gip non si tiene. Arriva, invece, il decreto di archiviazione! La difesa di Vasta, con gli avvocati Mario Brancato e Giuseppe Grasso, presentano ricorso in Cassazione!
Nel frattempo, sul piano amministrativo, dal comune di Catania arrivano soltanto ostacoli: dalla direzione urbanistica arriva un provvedimento con cui il direttore arch. Gabriella Sardella, contraddicendo quanto dalla stessa affermato e riconosciuto solo un anno prima con un propria determina del 13 maggio 2015, comunica alla società ed al Procuratore della Repubblica che il chiosco avrebbe perso la caratteristica di precarietà in quanto verrebbe ogni anno a conclusione della stagione balneare smontato per essere poi montato ad inizio della successiva stagione balneare.
Ma già l’autorizzazione edilizia rilasciata dal Comune di Catania chiarisce che la struttura, così come illustrata dal progetto presentato all’organo amministrativo e dotata di tutte le prescritte autorizzazioni e pareri, ha in sé il carattere della precarietà, temporaneità ed amovibilità.
Non solo: altro “fronte di scontro legale” arrivano da una serie di opere che comportano lo scasso dele sede demaniale e ad alcuni allacci di luce, acqua e fognatura. Anche qui documenti e perizia giurata danno ragione a Vasta. Insomma, l’opera è regolare, anche perché in conformità con il progetto approvato…dal Comune di Catania! Surreale? Chissà. Di bizzarrie è colma questa storia, come nel caso delle dichiarazioni-già rese dal dirigente comunale del settore urbanistica arch. Sardella- in
altro procedimento, estraneo alla vicenda Vasta-Comune di Catania. Accade che, sentita in dibattimento, il dirigente chiarisce che per le strutture della stessa specie di quella per cui si procede contro Vasta non si necessita di alcuni titolo abilitativo di concessione edilizia. Solo che Procura della Repubblica, Gip e Tribunale del Riesame (che respinge due ricorsi contro il sequestro proposti da Vasta) la pensano diversamente.
Insomma, secondo la prima tesi a Catania la totalità delle strutture della stessa specie di quella di Vassta sono state autorizzate dall’amministrazione solo sulla scorta di autorizzazione edilizia, senza concessione. E come finisce il procedimento dove testimonia l’arch. Sardella? Con un’assoluzione. Anche perché, nel frattempo, c’è stata un’innovazione legislativa in Sicilia. E cosa prevede la nuova norma? Che riguardo a strutture “precarie” (quelle stagionali come il chiosco di Vasta) aventi durata non superiore a sei mesi, non c’è bisogno di titolo abilitativo per la loro realizzazione. Niente da fare? Si attendono ora i successi pronunciamenti della Cassazione: nel frattempo, un’occasione di lavoro –seppure limitata- è ferma. In nome di una legalità che lascia più dubbi che certezze di diritto.
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