Giustizia catanese: caso Nova Entra, un procedimento “sfortunato”


Pubblicato il 25 Gennaio 2019

(foto scattata durante l’ispezione ministeriale del 2014).

L’ultimo “atto” è stata l’estromissione dal processo di tre associazioni (Lav, L’Altra Zampa Onlus, Lega Nazionale Difesa del Cane), costituite parte civile: così ha deciso il 23 gennaio scorso, il giudice della prima sezione del Tribunale di Catania Grazia Caserta (nel collegio del processo ci sono a latere i giudici Trapasso e Scalia).

Per il giudice Caserta la richiesta “risulta inammissibile per insussistenza di un danno risarcibile identificabile nel danno diretto e immediato degli interessi tutelati dalle associazioni in questione, atteso che il danno derivante dal reato non può considerarsi come mera lesione di un interesse del quale i singoli enti sono portatori”.

Le associazioni estromesse hanno reagito con un comunicato stampa: “PROCESSO CANILI “NOVA E.N.T.R.A.” CATANIA: NEGATA COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE A LAV, L’ALTRA ZAMPA E LNDC.

LE ASSOCIAZIONI: ESCLUSIONE GRAVISSIMA, SIAMO ATTIVAMENTE PRESENTI SUL TERRITORIO. PROCEDIMENTO SCATURITO DA NOSTRE DENUNCE

Il Tribunale di Catania ha negato la costituzione di parte civile di LAV, L’Altra Zampa ONLUS e Lega Nazionale per la Difesa del Cane nel procedimento a carico del gestore dei canili NOVA E.N.T.R.A. nonché di dipendenti del Comune di Catania e della ASP – Azienda Sanitaria Provinciale di Catania, per reati come la truffa, l’associazione a delinquere, oltre al maltrattamento e alla detenzione in condizioni incompatibili con le caratteristiche etologiche degli animali, accentando la sola costituzione del Comune di Catania.

 

Si tratta di una decisione incomprensibile – affermano le Associazioni – siamo presenti sul territorio catanese con nostre sedi particolarmente attive nei confronti del fenomeno del randagismo, abbiamo svolto un ruolo fondamentale di impulso del procedimento, figurando tra i denuncianti, e ci siamo opposti alle due richieste di archiviazione da parte della Procura, opposizioni culminate, nell’aprile 2016, nell’imputazione coatta da parte del Giudice per le Indagini Preliminari, che  aveva obbligato la Procura a far valere le ragioni dell’imputazione proposte dalle Associazioni, richiedendo il rinvio a giudizio per gli indagati….”

Questo è solo l’incipit, il testo integrale lo pubblichiamo a fine articolo.

Non solo: il deputato regionale Angela Foti (M5s) è intervenuta con un comunicato stampa:
M5s: FOTI, rammarico per la mancata ammissione a parte civile per le associazioni animaliste in processo Nova Entra 

CATANIA, 24 GENNAIO 2019 –  “Massimo rispetto per la decisione dell’autorità giudiziaria che però lascia spiazzati chi apprezza il lavoro quotidiano di associazioni animaliste come Lav, L’Altra Zampa ONLUS e Lega Nazionale per la Difesa del Cane il cui apporto è stato determinante per giungere al processo penale a carico del gestore del canile ‘Nova Entra”. 
Lo afferma la deputata Angela Foti dopo la decisione del Tribunale di Catania di rigettare la richiesta di costituzione di parte civile nel procedimento a carico del gestore del canile ‘Nova Entra’” per la esclusione delle associazioni animaliste, Lav, L’Altra Zampa ONLUS e Lega Nazionale per la Difesa del cane cui ribadisce la propria gratitudine e plauso per il grande contributo alla causa degli animali.  

Ma era stato l’avvocato Vito Pirrone, difensore di tre imputati (Salvatore Rubbino, Carmelo Macri e Gaetano Bonanno), a sottolineare in una memoria in relazione alla costituzione delle associazioni animaliste per l’ipotesi di reato di associazione per delinquere che “…Ciò che manca, è infatti il nesso di causalità tra i reati contestati agli imputati, in particolare aver concorso tra loro al fine di realizzare una truffa ai danni del Comune di Catania, e l’interesse perseguito dalle associazioni stesse….”

Ma com’è nata questa vicenda? L’origine è legata all’attività investigativa della dottoressa Adriana Muliere, vicequestore aggiunto della polizia di Stato (al centro poco tempo dopo di un’azione di delegittimazione attivata dai vertici degli uffici di Polizia di Catania, protagonisti, fra l’altro, di un “clamoroso” blitz in in un commissariato alla ricerca delle fondamentali prove -qualcuno parlò di “blitz dei croccantini”- di un presunto trattamento fuori legge di alcuni animali da parte della stessa Muliere!). A questa si era poi associata la denuncia dell’associazione “L’altra Zampa”.

Nell’ aprile del 2014 scatta il sequestro, frutto dell’azione di una task force del Ministero della Salute in collaborazione con il nucleo antisofisticazione dei carabinieri, del canile di San Giovanni Galermo gestito dall’associazione “Nova Entra”che ha come suo vertice Mario Bongiorno, personaggio noto a Catania e in provincia, anche per un trascorso impegno politico a sinistra.

Secondo l’accusa, dietro la struttura ci sarebbe stata un’associazione per delinquere finalizzata al maltrattamento degli animali e alla truffa di fondi pubblici ai danni del comune di Catania. Di qui, il coinvolgimento, a vario titolo, di veterinari, funzionari comunali e sanitari. Passa qualche mese e il canile viene dissequestrato su ordine del Tribunale del Riesame di Catania.

La vicenda, comunque, è alquanto travagliato e non manca il “giallo” come, ad esempio, il fatto che alcuni documenti non si trovino in Tribunale durante il procedimento.

Insomma, sembra proprio un procedimento nato sotto una cattiva stella. In ogni caso, primo di arrivare al dibattimento, da pochi mesi avviato, si era registrata una richiesta di archiviazione della Procura della Repubblica con i Pm Assunta Musella e Alessia Minicò. A metà del 2016, però, il Gip del Tribunale Gaetana Bernabò Distefano l’aveva rigettata, formulando un’imputazione coatta per gli indagati.

Il 13 maggio 2016, col deposito in cancelleria, la Giudice Bernabò Distefano, “dispone che il Pubblico Ministero, entro 10 giorni,  formuli l’imputazione coatta nei confronti dei suddetti indagati, nei termini che seguono : Bongiorno Mario, Seminara Antonio, Puglisi Rosario, Macrì Carmelo, Rubbino Carmelo, Bonanno Gaetano, del reato p. p. ex articolo 416 codice penale.

Bongiorno Mario, Seminara Antonio, Puglisi Rosario, Macrì Carmelo, Rubbino Carmelo, del reato di truffa aggravata.

Buongiorno Mario del reato di cui all’articolo 640 bis codice penale.

Bongiorno Mario, Seminara Antonio, del reato di cui agli articoli  727- 544 ter codice penale”.

Disposta l’archiviazione per altre undici persone tra cui la dottoressa Anna Maria Li Destri.

E la Difesa? In questa contesa, dove se ne vedono e se ne sentono di tutti i colori, non mancano comunicati e conferenze stampa. Come a fine maggio 2014 dopo il dissequestro del canile:

e’ in parte un complotto e in parte c’è un atteggiamento che io lo definisco talebano da parte di alcuni, che hanno un atteggiamento sin troppo rigido nella gestione degli animali”. Secondo l’avv. Salvatore Cannata, è questo il retroscena della vicenda del sequestro.

https://www.ienesiciliane.it/articolo.php?aid=4504 vedi link

Quando poi si arriva all’imputazione coatta, ecco il comunicato:

“i sottoscritti quali difensori del dr. Bongiorno Mario ed in ordine all’articolo pubblicato sul vostro giornale intendono rappresentare come, pur rispettando ma non condividendo le decisioni del GIP, si ritenga del tutto sorprendente la richiesta di imputazione coatta avanzata nei confronti del nostro assistito. La stessa, infatti, interviene non solo dopo una articolata richiesta di archiviazione da parte di due stimati Pubblici Ministeri (basata su una lunga e attenta attività istruttoria, di cui pare il Gip non abbia tenuto minimamente conto), ma anche successivamente ad una attenta e precisa ordinanza di dissequestro dei canili da parte del collegio del Tribunale del Riesame.

Si ritiene, dunque, che tale richiesta sia assolutamente lontana da una valutazione di una eventuale responsabilità penale del dr. Bongiorno e che la verità sia, invece, quella fatta emergere da ben otto magistrati, chiamati a diverso titolo a valutare la vicenda in cui il dr. Bongiorno si trova coinvolto e che avevano precedentemente escluso qualsiasi rilevanza penale nella gestione dei rifugi. Si sottolinea, inoltre, con altrettanto stupore, come solo questo GIP ha valutato come sussistente alcuni reati (come ad esempio l’associazione a delinquere) per i quali, al contrario, il dr. Bongiorno non è mai stato iscritto nel registro degli indagati. Non possiamo, infine, non stigmatizzare l’ennesimo massacro mediatico al quale viene sottoposto il dr. Bongiorno, vittima di una (in)fallibile “giuria” popolare che solo sulla base di una ancora indimostrata accusa ha già deciso di condannarlo. Dimostrazione, questa, della insaziabile fame di certa stampa per lo scandalo, colpevolmente silente, invece, in occasione sia del dissequestro dei canili che in quello della richiesta di archiviazione. Rimaniamo fiduciosi nell’operato dei Giudici che si occuperanno del presente caso nel prosieguo delle attività processuali, sicuri che la verità verrà finalmente e definitivamente accertata.
Avv. Salvatore Cannata  Avv. Carlo Failla.”

Ma non è finita: in mezzo ad accuse e polemiche, che potrebbero fare pensare ad un’attività in cui girano interessi economici cospicui, spuntano anche i falsi.

Il Gip Santino Mirabella, giudice delle indagini preliminari, dopo aver esaminato la richiesta di archiviazione del pm nei confronti di Carmelo Macrì, direttore presso l’Asp veterinaria di Catania e Mario Bongiorno, gestore del canile, osserva che nell’ambito di una più ampia indagine emergevano condotte di falso in atto pubblico da parte di Bongiorno, quale istigatore e beneficiario delle stesse e Macrì 

Confrontando la documentazione prodotta da Bongiorno e la documentazione trasmessa dall’Asp, secondo quanto osserva il GIP, emergeva l’esistenza di più verbali di sopralluogo operati da quest’ultima presso i canili in questione che presentavano incongruenze grafiche e di contenuto.

Ricordiamo che il giudice Santino Mirabella, dopo l’imputazione coatta della Bernabò Distefano, aveva rinviato a giudizio Mario Bongiorno, titolare del canile, Carmelo Macrì e Salvatore Rubino, dirigenti dell’Asp veterinaria, Gaetano Bonanno e Rosario Puglisi, funzionari del Comune di Catania.

Ma non solo: il Comune si costituisce parte civile e il sindaco Bianco rilascia una dichiarazione in base alla quale emerse che “la vicenda venne alla luce nel 2013” ammettendo di esserne a conoscenza e nonostante questo per i successivi quattro anni aver proceduto a numerose proroghe e liquidazioni per centinaia di migliaia di euro, compresa quella da 170 mila euro.

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“comunicato Stampa congiunto LAV, Lega Nazionale Difesa del Cane e L’Altra zampa – 23 gennaio 2018

 PROCESSO CANILI “NOVA E.N.T.R.A.” CATANIA: NEGATA COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE A LAV, L’ALTRA ZAMPA E LNDC.

LE ASSOCIAZIONI: ESCLUSIONE GRAVISSIMA, SIAMO ATTIVAMENTE PRESENTI SUL TERRITORIO. PROCEDIMENTO SCATURITO DA NOSTRE DENUNCE

 

 Il Tribunale di Catania ha negato la costituzione di parte civile di LAV, L’Altra Zampa ONLUS e Lega Nazionale per la Difesa del Cane nel procedimento a carico del gestore dei canili NOVA E.N.T.R.A. nonché di dipendenti del Comune di Catania e della ASP – Azienda Sanitaria Provinciale di Catania, per reati come la truffa, l’associazione a delinquere, oltre al maltrattamento e alla detenzione in condizioni incompatibili con le caratteristiche etologiche degli animali, accentando la sola costituzione del Comune di Catania.

 

Si tratta di una decisione incomprensibile – affermano le Associazioni – siamo presenti sul territorio catanese con nostre sedi particolarmente attive nei confronti del fenomeno del randagismo, abbiamo svolto un ruolo fondamentale di impulso del procedimento, figurando tra i denuncianti, e ci siamo opposti alle due richieste di archiviazione da parte della Procura, opposizioni culminate, nell’aprile 2016, nell’imputazione coatta da parte del Giudice per le Indagini Preliminari, che  aveva obbligato la Procura a far valere le ragioni dell’imputazione proposte dalle Associazioni, richiedendo il rinvio a giudizio per gli indagati”.

 

Le pessime condizioni dei cani detenuti presso le strutture del NOVA E.N.T.R.A., oggi ri-denominato “Il Rifugio di Concetta”, erano state accertate, tra gli altri, dal Ministero della Salute, che aveva inviato una task-force specializzata, la cui relazione finale, dell’agosto 2014, indicava con chiarezza le terribili condizioni di detenzione dei cani  (foto allegate).

 

L’incomprensibilità della decisione odierna è tanto più accentuata quando si consideri che il Tribunale ha affermato che le Associazioni non avrebbero subito alcun danno dai comportamenti degli imputati, – proseguono le Associazioni – una presa di posizione che appare in aperta e sprezzante violazione di una giurisprudenza consolidatissima e più volte confermata dalla Corte di Cassazione: basti ricordare le sentenze relative all’allevamento Green Hill o al canile comunale di Cremona”.

Precedenti giurisprudenziali, evidentemente ignorati dall’ordinanza del Tribunale, che stabiliscono chiaramente che in caso di frustrazione e danneggiamento dei fini statutari di un’Associazione, la stessa si può pacificamente costituire in giudizio.

 

LAV, L’Altra Zampa e Lega Nazionale per la Difesa del Cane, assistite dagli Avvocati Pilar Maria Dolores Castiglia, Gaetana Cipolla e Michele Pezone, preannunciano che studieranno ogni strada per correggere l’enorme errore odierno, oltre a scrivere al Presidente del Tribunale e al Procuratore Capo, esponendo ogni aspetto di quest’assurda vicenda. Chiederanno, inoltre, l’intervento del Ministero della Giustizia affinché attivi tutti gli strumenti di verifica, nonché del Ministero della Salute, il cui duro lavoro di ispezione aveva fatto emergere la terribile situazione in cui gli animali erano costretti a vivere. Duro lavoro che, adesso, rischia di venire vanificato.”

 

 

 

 


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