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Giustizia catanese: due anni fa l’insediamento del Procuratore Salvi. Tanto lavoro e risultati, ma ancora il “Caso Catania” è…vivo e vegeto!
Pubblicato il 11 Novembre 2013
L’11 novembre 2011 arrivava sotto l’Etna un magistrato “straniero”….di iena giudiziaria marco benantiOggi sono due anni…http://www.ienesiciliane.it/cronaca/2916-giovanni-salvi-si-e-insediato-in-procura-a-catania-grande-partecipazione-alla-cerimonia.html
Giovanni Salvi è alla Procura di Catania dal 2011. S’insediò proprio l’11 novembre del 2011. Da allora, in 24 mesi di cose ne sono accadute tante: dall’arrivo di questo Procuratore “estraneo” a Catania alla vigilia dell’epilogo di processi importanti, come quello contro l’ex Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo.
Salvi è arrivato in una Procura dove ombre e veleni abbondavano. E ha lavorato sodo. Per dare nuova funzionalità all’ufficio e anche per una rinnovata unità al suo interno. I risultati non sono da poco: il procuratore ha indubbie capacità organizzative e grande capacità di lavoro, oltre ad una serietà e un rigore unanimamente riconosciuti. Dati emersi anche dagli incontri sulla stampa in occasione dei “bilanci” semestrali di questo lavoro. Certo, prima del suo arrivo, la funzionalità dell’ufficio era piuttosto precaria.
Ma comunque: Salvi è stato anche protagonista di “gesti” innovativi come la presenza sotto la lapide che ricorda l’omicidio di Pippo Fava, il 5 gennaio, ha partecipato a tante iniziative sul tema della legalità e del contrasto alla mafia nei suoi vari aspetti, come l’antiracket. Insomma, non una figura sfuggente, ma una presenza.
Certamente, ha anche partecipato ad un incontro all’interno della festa del “Megafono” crocettiano, seduto al fianco del vicepresidente di Confidustria Ivan Lo Bello, al sindaco Enzo Bianco e al senatore Giuseppe Lumia, una scelta -questa partecipazione- che chi scrive -ma non solo- non ha condiviso. Partecipare ad un evento di una festa di partito non c’è sembrato opportuno.
Come, del resto, registriamo -spesso in solitudine- che le ipotesi di reati contro la pubblica amministrazione in Tribunale, presso la sezione competente (la terza), spesso si concludono con prescrizioni o comunque con tempi intollerabilmente lunghi.. Quella sezione, per un settore cruciale della vita della città, non funziona. Che c’entra la Procura-qualcuno magari dirà? Crediamo che il controllo sulla vita amministrativa, in particolare su come viene speso o comunque utilizzato il denaro pubblico, sia fondamentale.
Lo ha scritto e detto per decenni il compianto Presidente del Tribunale dei Minoreni Giambattista Scidà: era ed è il nucleo del “Caso Catania”, di quel sistema di Potere -compatto e trasversale- che favorisce i patrimoni privati e deperisce quello pubblico. Contribuendo a provocare squilibri sociali enormi, come testimoniato dalla condizione disastrosa dei quartieri popolari, con le conseguenti “devianze di massa” delle fasce giovanili.
Fra pochi giorni sarà l’anniversario della scomparsa di Scidà: per cambiare davvero Catania ci vuole anche una Procura della Repubblica che…cambi passo. In direzione del Palazzo. Inteso come sistema di comando a fini privati.
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