Due processi, veleni alla facoltà di Farmacia e secondo grado “scandalo nuovo ospedale Garibaldi”, due vicende diverse, ma unite -forse- da un destino comune: la prescrizione!di Iena Giudiziaria, Marco Benanti
Si svolgono in due piani diversi del Palazzo di Giustizia, riguardano vicende completamente diverse, ma su entrambi incombe il “rischio prescrizione”. Molto, molto fondato. Parliamo, da un lato, del processo -per disastro ambientale, falso e gestione di discarica abusiva- per i veleni del laboratorio di Farmacia; dall’altro, del processo d’appello per lo scandalo del nuovo ospedale “Garibaldi”. Oggi, a pian terreno, davanti ai giudici della terza sezione, si è tenuta un’altra udienza del primo processo: le Difese, hanno chiesto la non ammissione di alcune prove presentate dal Pm Lucio Setola. Si tratta di documenti, in particolare lavori svolti nell’edificio 2 della Cittadella, che secondo le Difese riguarderebbero un arco temporale successivo a quello oggetto del processo (2004-2007) e anche dei file, una sorta di diario, acquisiti dal computer di Emanuele Patanè, il dottorando deceduto nel 2003 per un tumore, che ha denunciato le condizioni di lavoro nel laboratorio (i suoi familiari sono stati esclusi dalle parti civili perchè la patologia sarebbe fuori dall’arco temporale oggetto dell’inchiesta). Dal Pm Setola si è controbattuto a queste eccezioni, confermando la bontà delle acquisizioni probatorie. Prossima udienza, l’8 giugno con i primi due testi. Le “sorprese” sono, però, dietro l’angolo: parrebbe, infatti, che a breve il collegio giudicante (Presidente Ignazia Barbarino, a latere Cannella e Sgrò della terza sezione penale del Tribunale) potrebbe mutare, con la sostituzione di un giudice. Che faranno, allora, gli avvocati difensori? Porranno nuove eccezioni? In un processo dove già abbondano testimoni nelle liste presentate da Accusa e Difesa, quanto tempo andrà via in questo modo? E la prescrizione è dietro l’angolo…Intanto, per l’altra inchiesta, quella per omicidio e lesioni colpose non ci sono novità.
Sali le scale e in un’aula deserta, come già accaduto decine di volte, si è tenuta un’altra udienza del processo “dimenticato”, l’appello per lo scandalo del nuovo ospedale “Garibaldi”, ovvero il processo al sistema di Potere catanese, che emerge con nettezza attorno agli appalti miliardari -in mezzo agli appetiti mafiosi, affaristici e da “colletto bianco”- del nuovo nosocomio e della residenza per studenti “Tavoliere”. Si tratta di una vicenda -completamente diversa da quella di Farmacia- ormai dagli aspetti surreali: non ne parla nessuno (men che mai la grande stampa e quella “indipendente” siciliana), si va avanti con forzature procedurali, dopo ritardi su ritardi dovuti in passato a difetti di notifica, che hanno fatto rinviare molto udienze. Nel frattempo, è cambiato più volte il collegio giudicante (la prima sezione penale della Corte d’Appello, adesso presieduta da Ignazio Santangelo). Oggi, ha parlato una Difesa, poi rinvio…al 3 luglio! Niente male. Insomma, tira aria (o meglio tira un ‘tifone’) di prescrizione, che, fra l’altro, è stata già rilevata dalla Pubblica Accusa (per la quale l’aggravante mafiosa non c’è) nei riguardi del senatore-sindaco Pino Firrarello, imputato nel processo, dopo una condanna in primo grado, a due anni e sei mesi, per turbativa d’asta aggravata dall’aver agevolato l’associazione mafiosa. Ma a chi interessa tutto questo: fuori dalle schermaglie di parte che tanto appassionano in altri processi, quello al Potere catanese resta al “buio”. Siamo a no a Catania?
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