Giustizia catanese: il “problema” diventa la “frase maschilista”. Mentre tutto attorno “frana”. Ienesicule lancia idea: raccolte firme di solidarietà al giudice Oliva


Pubblicato il 13 Dicembre 2019

di iena maschilista, misogina, razzista, fascista marco benanti

Insomma, il “problema” della “giustizia” a Catania è la frase -infelice, lo ribadiamo, lo abbiamo scritto, (vedi link) https://www.ienesiciliane.it/articolo.php?aid=10395

ma evidentemente anche non pochi avvocati hanno problemi di comprensione di un testo in italiano- del giudice Guido Oliva.

Ma non ci piace questa sorta di  “caccia” scatenata da “eroici” esponenti dell’avvocatura catanese. Non ci piace questa mancanza di approfondimento della vicenda, non ci piace che da facebook si arrivi al Parlamento, in uno “sprint” che di istituzionale non ha nulla, ma molto, invece, da gogna o simili.

Non ci piace che quella frase sia stata decontestualizzata, che non si racconti davvero la dinamica del fatto nella sua completezza (e dire che in Italia da anni si è evidenziato -da parte del ceto medio riflessivo che legge “Il Fatto”o simili mezzi di informazione- che i fatti vengono prima delle opinioni, che bisogna saperli distinguere….). Insomma, non ci piacciono tante cose di questa vicenda, non ci piace la mancanza di metodo in tanti “strilli mediatici”.

Insomma, mentre lo scandalo -quello vero- di una macchina giudiziaria “impazzita” per le gravi lacune di organizzazione degli uffici e per carenza di risorse certamente, ma anche per la protervia di non pochi magistrati di fronte a non pochi avvocati in versione “Don Abbondio” o peggio “Lenin di via Crispi”.

La macchina giudiziaria è “impazzita” anche a Catania per i molteplici abusi, omertà, corporativismi, illegalità (esempio: avete mai visto il livello di sicurezza delle strutture giudiziarie catanesi, a cominciare da piazza Verga?), ma i protagonisti, come vengono chiamati, ovvero gli “operatori del diritto” devono evidentemente soffrire di una qualche forma di “strabismo”. Esempi?

Qualcuno si è mai accorto che si può leggere in un’ordinanza di custodia cautelare il nome di avvocati non indagati, magari solo difensori degli indagati? Cari lettori, avete mai notato ferme prese di posizione su questo?

Avete visto mai una qualche reazione, chessò un “pernacchio democratico” di fronte al cosiddetto “diritto di cronaca” ormai di fatto quasi abolito, con mille ostacoli che un cronista -che non appartenga alla “città che conta”- incontra in quel palazzo di cosiddetta “giustizia”? Questo è solo un esempio: abbiamo voluto sono citare alcune delle macroscopiche porcherie, in mezzo a mille arroganze, piccole o gradi che siano, malcostumi diffusi, che si materializzano ogni giorno in quei “palazzi”, a Catania.

E, allora, siccome abbiamo sempre dimostrato con i fatti – e pagando talora in prima persona- che a noi chi “comanda” in quei “palazzi” di cosiddetta “giustizia” ci piace poco o nulla, cioè i magistrati, non abbiamo alcuna remora a lanciare l’idea di una raccolta firme di solidarietà al giudice Oliva.

Per non pochi avvocati, anche questa, rischia di diventare l’ennesima occasione per uscire dal ruolo di “Don Abbondio” e assumere quello di cittadino. Lo speriamo, ancora, ma temiamo che il richiamo dello “spirito gregario” avrà il sopravvento.

 


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