Giustizia catanese, processo d’appello per la costruzione del nuovo ospedale “Garibaldi”: l’ “indegna farsa” verso la conclusione

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Al processo “dimenticato” si avvicina il momento del verdetto di secondo grado. In nome di cosa?di Iena Giudiziaria, Marco Benanti

Durante una pausa delle ultime udienze, parrebbe che un avvocato si sia lasciato sfuggire, sottovoce: “è un’indegna farsa”. Questa è soltanto una “spia” del clima che da tempo aleggia sul processo d’appello per lo scandalo legato alla costruzione del nuovo ospedale “Garibaldi”, una vicenda nella quale emersero intrecci tra ambienti politici, imprenditoriali e malavita. Quello che fu l’inchiesta al Potere catanese, nelle sue articolazioni –nessuna esclusa- da qualche anno è diventato una sorta di noiosa “pratica” da chiudere al più presto. Magari con una serie di prescrizioni.

Ma oggi si va in scena, pardon, in Aula per una delle ultime udienze: oggi e domani (forse anche il 5) si dovrebbero tenere le ultime per il processo al sistema di Potere catanese, che emerge con nettezza attorno agli appalti miliardari -in mezzo agli appetiti mafiosi, affaristici e da “colletto bianco”- del nuovo nosocomio e della residenza per studenti “Tavoliere”.

Molto probabilmente, quindi, si avvicina la sentenza. Mentre la città “dorme”. A velocità, qindi, anche se ancora ci sono avvocati –almeno quattro- che devono parlare per i propri assistiti. Si andrà ad oltranza? Noi, in generale, facciamo una previsione, usando una nostra personale “palla di vetro”: tante prescrizioni e probabili poche condanne. Ripetiamo solo ipotesi, vedremo in aula; del resto di spazio ce n’è sempre tanto, non viene mai quasi nessuno. C’è più gente a vedere i processi per i ladri di polli, che popolano le galere italiane e catanesi. Un parallelo che facciamo solo per fare notare –per l’ennesima volta- l’incredibile storia di un processo “dimenticato”, una sorta di fastidiosa “pratica” da mandare avanti…non interessa a nessuno o quasi.

Si tratta, infatti, di una vicenda dagli aspetti surreali: non ne parla nessuno (men che mai la grande stampa e quella “indipendente” siciliana, che mostra il suo vero volto, semmai ce ne fosse di bisogno), si va avanti con forzature procedurali, dopo ritardi su ritardi dovuti in passato a difetti di notifica, che hanno fatto rinviare molto udienze. Nel frattempo, è cambiato più volte il collegio giudicante (la prima sezione penale della Corte d’Appello, adesso presieduta da Ignazio Santangelo).

Prescrizione, prescrizione, quindi, (ma non per l’avv. Giuseppe Cicero -imputato con accuse che ha sempre respinto portando chili di elementi e prove a sua discolpa- che vi ha rinunciato prima della sentenza di primo grado, atto di valore morale, sconosciuto a tanti e che i parolai dell’antimafia scenografica non ricordano) prescrizione, che, fra l’altro, è stata già rilevata dalla Pubblica Accusa (per la quale l’aggravante mafiosa non c’è) nei riguardi del senatore-sindaco Pino Firrarello, imputato nel processo, dopo una condanna in primo grado, a due anni e sei mesi, per turbativa d’asta aggravata dall’aver agevolato l’associazione mafiosa.

Ma a chi interessa tutto questo: fuori dalle schermaglie di parte che tanto appassionano in altri processi, quello al Potere catanese resta al “buio”. Buona giustizia a tutti.

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Redazione Iene Siciliane

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