Giustizia catanese, processo Raffaele Lombardo: oltre sei ore di arringa difensiva. E richiesta trasmissione atti contro due pentiti!


Pubblicato il 14 Ottobre 2013

Cominciati gli interventi degli avvocati dell’ex presidente della Regione Siciliana… a cura di iena giudiziaria

Nuova udienza, questa mattina a palazzo di giustizia di Catania, del processo in cui è imputato l’ex presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo accusato, in abbreviato davanti al Gup Marina Rizza, di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato. Questa mattina è iniziata l’arringa difensiva dell’ex governatore, con l’avv. Alesssandro Benedetti.

Per l’ex governatore la Procura ha chiesto, nel corso della requisitoria, la condanna a dieci anni reclusione. Su due collaboratori è arrivata questa notizia: “abbiamo documentato, mostrato i documenti al giudice da cui è evidente che Di Gati e D’Aquino hanno detto falsità, e quindi siamo stati costretti a chiedere la trasmissione degli atti alla Procura perchè proceda per calunnia nei loro confronti”. Lo ha affermato l’avvocato Benedetti a conclusione della prima giornata.”Oggi e’ una giornata molto importante per la difesa – ha dichiarato Benedetti – finalmente abbiamo l’occasione di parlare e di dire non ciò che noi pensiamo, ma ciò che emerge dagli atti del processo, cioè che Raffaele Lombardo non ha mai avuto nessun rapporto consapevole con la mafia e con nessun mafioso, che non ha stretto patti e accordi”.

“Noi riteniamo di aver dimostrato in maniera documentata le falsità. Magari altri questo non l’hanno riscontrato”.

“Dopo quattro anni di inchiesta ancora – ha osservato Benedetti – non ho capito cosa Raffaele Lombardo abbia fatto, perchè tutti i favori che sappiamo gli vengono richiesti. Anzi, tutti i favori che la Procura sostiene che gli siano stati chiesti, ma noi diciamo che nessun favore gli è mai stato chiesto, puntualmente non si sono soddisfatti.

Ma non che non si e’ verificato il grande favore, non si sono verificati neppure i piccoli favori. Non è stata mai concessa la licenza per la pizzeria di Mirabile – ha sostenuto il penalista – non e stata assunta la figlia di Vaccalluzzo. D’Aquino non e stato assunto in una cooperativa sociale, il figlio di Di Dio non ha parlato con il direttore del consorzio di bonifica, Bevilacqua non e’ riuscito a far assumere una signora all’aeroporto di Catania.

Ogni volta che dai ragionamenti, dalle argomentazioni si passa ai fatti – ha concluso l’avvocato Benedetti – l’accusa svanisce, non ha più peso, evapora perchè di fronte ai fatti, se le accuse non sono provate, evaporano. In questo caso cosi’ e’ successo”. La sentenza e’ prevista per il 6 novembre.

La difesa proseguirà domani mattina la sua trattazione con l’intervento dell’avvocato Guido Ziccone.

 


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