Giustizia catanese, “scandalo Garibaldi”: i lati oscuri dell’inchiesta. Il caso finisce al Csm, alla Procura di Messina e di Catania

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Dalla conferenza stampa dell’avv. Giuseppe Cicero (imputato nel processo, condannato per non essersi avvalso della prescrizione prima della sentenza di primo grado!) e del suo difensore avv. Antonio Fiumefreddo (nelle foto) scenari nuovi su un procedimento che ha svelato il “sistema Catania”… E intanto annunciate iniziative. Ecco quali…

Di iena giudiziaria Marco BenantiUn esposto al Csm, alla Procura di Messina competenti per eventuali reati commessi da magistrati catanesi, la richiesta di essere sentiti dal Procuratore della Repubblica di Catania Giovanni Salvi su “nuovi” scenari che vengono fuori dalla sentenza d’appello per lo scandalo del “Garibaldi” e del “Tavoliere”.Malgrado Catania e i catanesi, sullo “scandalo degli scandali”, la vicenda del nuovo ospedale di Nesima dove il “sistema Catania” è venuta fuori in tutto il suo “splendore” (senza colori politici, ma secondo interessi trasversali e convergenti), la parola fine deve ancora venire. Dopo il deposito della sentenza di secondo grado (il 7 febbraio scorso) dalle motivazioni sono saltati fuori scenari e fatti che inducono a dire che non tutto è stato fatto per accertare la verità fino in fondo. E non è soltanto la trasmissione degli atti disposta dalla Corte alla Procura per Mario Ciancio Sanfilippo, l’editore-padrone di Catania, accusato di turbativa d’asta aggravata dal metodo mafioso: ci sono domande che Cicero e Fiumefreddo rilanciano e che non hanno trovato risposta. Certo, ora ci sarà anche il ricorso per Cassazione (“siamo convinti peraltro che la Cassazione farà un ulteriore passo avanti”-ha detto Fiumefreddo), ma intanto sull’indagine si appunta l’attenzione: ci sono molti punti oscuri, secondo Cicero e Fiumefreddo.Di fronte a molti giornalisti (vedremo quanti resoconti arriveranno…), nel suo studio professionale, Fiumefreddo è partito dalle motivazioni della sentenza (estesa dal giudice, dottoressa Anna Muscarella, che ha composto il collegio insieme al dott. Giuttari e al Presidente il dott. Santangelo) che hanno detto “verità rivoluzionarie”. Ha ricordato il legale dell’avv. Cicero che, pur tra tante difficoltà del processo, lo stesso “ha consentito comunque di non poter tacere su alcune vicende”.

Fiumefreddo ha ricordato, dapprima, che la sua Difesa ha sollevato la “inopportunità che questo processo si celebrasse a Catania”, questo processo che è “la madre del cosiddetto caso Catania ma non di quel caso Catania che è stato abilmente manipolato da alcuni soggetti, magistrati, ma del vero caso Catania” ovvero “del processo che ha risentito di una riverenza di alcuni magistrati di cui faremo nomi e cognomi nei confronti di alcuni poteri forti di questa città”. Il nome che è venuto fuori dalla conferenza stampa è uno in particolare: il dott. Nicolò Marino, Pm protagonista di quell’inchiesta, oggi assessore regionale nel governo Crocetta e candidato al Senato con il movimento del governatore.Fiumefreddo ha ricordato la vicenda “un intreccio che ha visto insieme poteri diversi” e, in particolare, ha rammentato le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia di rango, quel Maurizio Di Gati, già responsabile di Cosa Nostra ad Agrigento. Secondo Di Gati nel “Garibaldi” –ha detto il legale- sarebbe intervenuta “la massoneria mafiosa a Catania. Parliamo di mafiosi iscritti a logge massoniche…Di Gati dice che si fece una riunione a Catania alla quale parteciparono anche imprenditori per decidere le sorti degli appalti, in particolare dell’appalto del Garibaldi e di quello del Tavoliere, bandito dall’Iacp di Catania”.

Poi, Fiumefreddo si è soffermato sulle condotte dei magistrati protagonisti dell’inchiesta, come di Marino “assurto a vittima del caso Catania –ha spiegato Fiumefreddo- e invece a nostro modo di vedere persona le cui azioni vanno approfondite al contrario per verificare se proprio lui non abbia manipolato le indagini…”. Dubbi, quindi, perplessità (rivolte anche sul dott. Ferrara, gip del procedimento, sul Fiumefreddo ha ricordato -tra l’altro- che è ancora con la scorta, a sei anni dalla pensione) che portarono alla richiesta della Difesa di Cicero di spostare altrove il processo “non perché abbiamo mai pensato che la Corte potesse subire o avere influenze improprie” ma quanto per la presenza di magistrati, magari ormai in aspettativa politica o in quiescenza, ma sempre del distretto catanese. Richiesta respinta dalla Cassazione: il processo si è celebrato allora a Catania. Ma non è finita: la Difesa di Cicero, alla luce degli atti, ha chiesto l’integrazione “di tutto ciò che nelle fasi delle indagini non si era fatto, proprio a motivo di una gestione dell’indagine, a nostro modo di vedere, agghiacciante”.Ecco allora una serie di domande dell’avv. Fiumefreddo: “perché mai il giorno degli arresti per l’appalto del Garibaldi dal telefono in uso all’allora procuratore generale della Repubblica dottor Giacomo Scalzo fosse partita una telefonata all’indirizzo del telefono cellulare del senatore Pino Firrarello. Che quella stessa mattina veniva raggiunto da una richiesta di arresto inoltrata al Parlamento. Perché un procuratore generale quella mattina commette l’imprudenza di telefonare ad uno degli arrestati, poi non è stato arrestato perché è stato denegato dal Senato. Perché questa cosa viene scoperta soltanto anni fa?”

La scopre –ha spiegato Fiumefreddo- il consulente del Pm Gioacchino Genchi, con una sua superperizia. Che quel telefono –formalmente dell’amministrazione comunale- fosse in uso al dottore Scalzo –ha spiegato il legale- lo si scoprirà quando il giudice Ferrara depositerà la sua agenda al Csm.Fiumefreddo ha ricordato gli incarichi pubblici di Scalzo (“candidatosi per l’ Mpa quale sindaco a Caltagirone e presidente di un Ato idrico se non erro, in quota al partito dell’ex presidente della Regione Lombardo imputato coatto per mafia, quindi insomma un curriculum honoris di tutto riguardo”). La Difesa di Cicero avrebbe voluto soltanto sentire la verità su quella telefonata (tante sarebbero potuto essere le spiegazioni,”nessuno vuole dare la croce a nessuno”- ha aggiunto Fiumefreddo), ma per due volte ha chiesto la citazione del teste e due volte questa è stata respinta dalla Corte d’appello. Scalzo –sembra sia stato detto- è “persona anziana, da lasciare in pace”.Altro punto oscuro: i verbali del pentito Calogero Pulci, un personaggio di rango della mafia nissena, una sorta di “Ministro dei lavori pubblici” di Cosa Nostra dopo Angelo Siino, già assessore al ramo nel suo paese di origine Sommatino. Pentito (che ha rifiutato il servizio di protezione) credibile Pulci, già ritenuto attendibile in mezza Italia, anche per la vicenda “stragi mafiose” , pure a Catania per questa ultima vicenda. Pulci –si scopre, lo scopre la stampa- ha conferito con l’Autorità Giudiziaria anche catanese per ben cinque volte, anche sulla vicenda “Garibaldi”. E “parla di questo processo e parla delle influenze massoniche su questo processo”. Ma dove sono finiti i verbali? Ha detto Fiumefreddo: “agli atti del processo non ci sono”. Si chiede allora il difensore di Cicero: “perché non sono stati trasmessi agli atti del processo? Eppure è un obbligo di legge. Per questo abbiamo chiesto di sentire il procuratore della Repubblica del tempo Enzo D’Agata.” Niente da fare, per due volte. Anche D’Agata “è persona anziana, da lasciare in pace”, sebbene –ha sottolineato l’avv. Fiumefreddo- sia “anziano arzillissimo, anche lui concorre per varie cariche…”. In aula, però, non può venire.

Che succede con Pulci? La Corte d’Appello, acquisiti i verbali prodotti dalla Difesa, dispose di sentirlo. Ma il giorno in cui ciò deve essere fatto, arriverà un dispaccio letto dal Presidente della Corte –ha ricordato Fiumefreddo- nel quale si dice “che non trovano Pulci”. Eppure l’uomo è vivo, è in clinica in quel momento. Non è scomparso. Niente da fare, nemmeno per Pulci: ufficialmente non è possibile reperirlo, ma in realtà era ricoverato in clinica, si sa anche dove. Nel giro di una settimana Pulci passa da “conducente ai fini della decisione” a “non conducente”. “C0s’è cambiato?” -si è chiesto Fiumefreddo. E non c’è una parola in sentenza di questo, come sul perchè non sono stati citati Scalzo e D’Agata. “Eppure anche la parte civile, con l’avv. Messineo (presente alla conferenza stampa, ndr) si associò perchè venisse Pulci, D’Agata, Scalzo…” Tuttavia, non è stato possibile.In conclusione su Pulci: non ci sono i verbali agli atti del processo (ci vuole la stampa per scoprirne l’esistenza!), il pentito è credibile in mezza italia per fatti gravissimi “ma non viene portato a Catania quando deve parlare dell’appalto del Garibaldi”.Fiumefreddo, prendendo spunto da quanto scritto in un’archiviazione a Messina, ha spiegato: “sa il dottore Marino che c’è un pentito che vuole parlare del ‘Garibaldi’ sa che questo pentito è stato sentito, non ne fa cenno nei suoi atti e questo non è consentito dalla legge”. Marino, quindi, secondo il legale ” che per anni viene ritenuto la vittima del caso Catania, queste sono le carte, quindi non è la propaganda, in realtà di fronte ad una cosa così grave in realtà tace e non mette agli atti le carte”.Sono domande quelle di Fiumefreddo -“legittime” ha sottolineato il legale- che ha ricordato ancora di avere chiesto l’audizione, come teste, di Mario Ciancio Sanfilippo (mai indagato nell’inchiesta). Perché? Per il coinvolgimento del suo “braccio destro” ing. Ursino (uscito dal processo con la prescrizione) e ancora perché: “dalle dichiarazioni dello stesso Pulci emergerebbe una presenza dell’editore in questa vicenda del Garibaldi”.

Non solo: l’avv. di Cicero ha ricordato l’interrrogatorio reso dal suo assistito nel 1999 reso davanti al Gip Ferrara. E’ il famoso racconto dell’incontro della commissione anomalie (di cui Cicero, assieme all’ing. Sciortino e Ursino faceva parte) proprio con Mario Ciancio. “Avremmo voluto sentire l’editore per chiedergli perché ha incontrato questi signori. Una richiesta come persona informata sui fatti. Malgrado questo interrogatorio, il dottor Marino ritiene di non dover procedere”. Ma cosa accade? Fiumefreddo ha ricordato che il suo assistito, dopo l’arresto, voleva parlare di questo incontro. Aveva espresso questa precisa volontà. E che accade? “L’indomani l’avv. Cicero verrà trasferito a Parma in quello che è considerato un lager secondo la definizione della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Si dirà che è stata una coincidenza, io non lancio accuse nei confronti di nessuno, il dato di fatto -a torto o a ragione-è che Cicero interpreta questo trasferimento come una punizione e che fino a quando non tornerà libero non parlerà di questa vicenda.”.Fiumefreddo ha altresì ricordato le pagine “pesantissime” della Corte su Mario Ciancio: ma perché si è dovuto attendere 14 anni per leggere queste cose? Questa un’altra domanda della Difesa di Cicero, che peraltro ha spiegato ai cronisti che l’accusa a Ciancio è già prescritta.Peraltro, Cicero –ha aggiunto Fiumefreddo- ha subito minacce da Giuseppe Mirenna ” indicato ancora oggi da Santo La Causa (già reggente del clan Santapaola, ndr) come colui che teneva i rapporti con la massoneria, componente di una loggia massonica…” E cosa accadeva? “Mirenna andava a minacciare l’avv Cicero dicendogli ‘se non firmi ci saranno conseguenze’.” Il riferimento è alla firma per l’anomalia, che avrebbe dato il via libera all’impresa Romagnoli.

Sul coinvolgimento di Mario Ciancio, Fiumefreddo ha, altresì letto, brani di intercettazioni ambientali, in cui, nel corso di un colloquio in cui emerge la figura di Ciancio, la moglie dell’ing. Ursino, ad un certo punto, dice al marito: “…chiamalo davanti alle sue responsabilità…” E ancora: dalla perizia Genchi si scopre-dalla presenza delle antenne dei telefoni in un’area centrale di Roma, dove c’è l’albergo “Nazionale”- che “Ciancio, Romagnoli, Randazzo, Cusumano, Firrarello e Castiglione (imprenditori e politici, Randazzo prescritto, Castiglione è stato assolto in appello, Firrarello, assolto già per alcuni capi d’imputazione, prescritto in appello, Cusumano uscito con assoluzione e prescrizione ndr) si riuniscono in un momento topico” quando cioè “Sciortino e Cicero non vogliono escludere la Fratelli Costanzo”. Lo avrebbero potuto fare firmando l’anomalia. Che avrebbero dato il via a Romagnoli. “Ma perché il dott. Marino non ha convocato Mario Ciancio Sanfilippo per chiedergli lui cosa ci faceva in un albergo dove non dormiva?” –ha detto l’avv. Fiumefreddo. E ancora: la vicenda della bobina smagnetizzata, in cui erano incise parole da cui emergeva che la mafia si lamentava del comportamento di Cicero? –ha ricordato altresì il legale. Richiesta di sentire Ciancio da parte della Difesa: risposta? Respinta.

Conclusione: esposto al Csm (“chiederemo che il dott. Marino venga espulso per indegnità dall’ordine giudiziario” ha detto Fiumefreddo) esposto alla Procura di Messina, oltre che l’audizione dal Procuratore di Catania Salvi, per fare luce sugli aspetti sottolineati. Fiumefreddo ha ricordato in tema dell’operato dei magistrati Ferrara e Marino la vicenda degli incarichi miliardari ad amministratori di aziende sequestrate nell’ambito della vicenda “Garibaldi” secondo lotto e altresì la vicenda dell’acquisto di un’auto di lusso, finita in un’interrogazione parlamentare.

In particolare, su questo potete vedere su Sudpress la risposta piccata di Marino (che dice che è tutto è stato già oggetto di analisi nelle sedi opportune) al giornalista Barbagallo.Per Fiumefreddo il “Caso Catania è la vicinanza di alcuni magistrati ad alcuni poteri cittadini”, magari sarà stato dovuto “ad una debolezza per la mondanità e per la politica che forse alcuni magistrati non dovrebbero avere”.Eppure, ha continuato Fiumefreddo, “ci sono state delle debolezze, vi è stato un procuratore come D’Agata che è andato troppo a braccetto con i poteri di questa città, se volete è una vanità, non spetta a me dire altro”. Per il legale ci sono stati in questa vicenda che è stato definito il caso Catania “magistrati che continuano a frequentare salotti, questo è un vulnus alla magistratura”; e ancora: “il salotto più importante in questa città è in viale Odorico da Pordenone (sede de La Sicilia di Ciancio, ndr) e molti, troppi, anche magistrati, per vanità, nell’ipotesi migliore, in altre ipotesi dobbiamo pensare ad altro, non si sono risparmiati.”Però, la speranza e la realtà di oggi –nell’analisi di Fiumefreddo- è anche quella di una Procura con un Procuratore venuto da fuori, quella di una Procura con giovani magistrati liberi ed indipendenti, come di alcuni Gip. “Non si tace più, la città è cambiata” secondo Antonio Fiumefreddo. E anche se il dato che è venuto fuori in questi anni e che “chiunque si è messo contro queste persone in questa città l’ha pagata cara, in fondo è già accaduto con i cavalieri del lavoro, chi osava toccarli finiva male..”, c’è da sperare perché “ci sono le condizioni storiche di libertà. La sentenza di questa Corte d’Appello è il primo segnale importante che attendevamo da 14 anni”.

Da parte sua Cicero ha, fra l’altro, dichiarato: “in sentenza vengono rilevati avvenimenti che per quattordici anni non sono stati mai rilevati, nessuno li ha rilevati ne in sede di indagine e neanche durante il processo”.

  

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Redazione Iene Siciliane

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