Giustizia catanese: tutti assolti al processo del mulino S. Lucia. Dissequestrato l’immobile. Ma chi pagherà mai i danni alla struttura?

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Considerazioni “politicamente scorrette” nell’Italietta osannante i Pm e le Procure della Repubblica che “portano la moralità”.Portano anche danni incalcolabili che non pagheranno mai!Mentre la vera vigilanza -quella sociale e collettiva- è sempre da città del terzo mondo.di iena giudiziaria marco benanti

In meno di un minuto, alle 14,10, il giudice Rosalba Recupido, il presidente del collegio della terza sezione penale del Tribunale di Catania, ha “chiuso” il processo: i giudici di primo grado hanno messo l’ennesima “pietra sopra” su inchieste e procedimenti imbastiti e finiti…con una sonora “scoppola” per le ragioni dell’Accusa. Stavolta, è il caso del dibattimento cosiddetto del mulino S. Lucia. Tutti assolti “perchè il fatto non sussiste”. Cadono le accuse di abuso d’ufficio e lottizzazione abusiva. Dissequestrato l’immobile.

Dopo quattro anni di sequestro, dopo tre anni di processo. Cinque assolti: Giovanni Beneduci, amministratore della Acqua Marcia holding spa; Giovanni Cervi, amministratore della Grand Hotel Bellini; Maurizio Pennesi amministratore della Italgestioni; l’allora avvocato capo del Comune, Mario Arena, in qualità della componente la commissione edilizia; e Vito Padalino funzionario in pensione dell’ufficio urbanistico del Comune. A Beneduci, Cervi, Padalino e Pennesi era contestata anche la lottizzazione abusiva.

L’immobile, un grande centro direzionale e commerciale del gruppo Caltagirone, che dovrebbe ospitare uffici e negozi, secondo l’accusa poteva avere un uso soltanto industriale, portuale e ferroviario. Secondo la Procura sull’ex Mulino Santa Lucia sarebbe stata compiuta un’operazione non conforme agli indici urbanistici del Piano regolatore generale di Catania.

Finisce così questa ennesima pagina di “giustizia catanese”. A Catania, si conferma un dato “storico”: i processi dove c’è di mezzo la pubblica amministrazione finiscono -nella quasi totalità- con assoluzioni. Talora con prescrizioni. Insomma, storicamente, secondo quanto emerge dalle sentenze del Palazzaccio catanese la pubblica amministrazione catanese è una sorta di “campana di vetro”. Faccia il lettore le sue considerazioni…

Ma c’è una considerazione che rivolgiamo a chi ha un minimo di onestà intellettuale -tralasciando quindi i “supporter” dei Pm che “portano la moralità” e la stampa “antisistema” che sta loro dietro: secondo primi calcoli, la struttura sequestrata per anni ha subito in questo periodo danni ingenti. Parrebbe circa tre milioni di euro! Ora che è stato dissequestrato chi pagherà mai? E’ giusto tutto questo? E’ giusto che Catania continui a “voltarsi dall’altra parte” quando c’è da vigilare su quanto accade al suo interno, anche fra i “buoni” che “portano la moralità”?

Certamente, occorre attendere le motivazioni della sentenza (poi magari arriverà l’appello): ma questi danni sono forse anche danni alla collettività? Gli “etici” dei “pulpiti civili” ci rispondano. Magari dall’ufficio pubblico o dal salotto di casa.  

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Redazione Iene Siciliane

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