di Fabio CantarellaTre anni e sei mesi. Questa la condanna inflitta in primo grado dal Tribunale di Reggio Calabria al magistrato catanese Luigi Passanisi (nella foto). Attualmente presidente del Tar Marche, Passanisi è stato condannato per corruzione in atti giudiziari. Secondo la Procura calabra, nell’autunno 2005, quando era presidente del Tar Calabria, avrebbe favorito l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena facendo vincere un ricorso alla sua società di trasporto marittimo, la Amadeus, in cambio della promessa di 200 mila euro.In un momento in cui si parla tanto di lotta alla corruzione, ci sentiamo di dire che tale battaglia non va limitata all’ambito politico ma estesa anche e soprattutto a quello strettamente istituzionale. I giudici hanno un potere enorme, con una sentenza o un avviso di garanzia, possono distruggere o esaltare una persona fisica o giuridica che sia. E’ giusto, quindi, che lo stesso rigore invocato per la classe politica sia esteso anche e soprattutto a chi ricopre ruoli chiave nell’apparato dello Stato. Dai magistrati ai medici ospedalieri, alle forze dell’ordine e ai dirigenti regionali e statali. La classe politica è espressione della società, la battaglia per il cambiamento deve prima condursi all’interno di quest’ultima.Ed è opportuno non dimenticare che solo fino ad un paio di mesi addietro abbiamo avuto un comandante dei Ros, il generale Giampaolo Ganzer, da poco andato in pensione, che ha continuato a dirigere i Ros nonostante nel 2010 fosse stato condannato in primo grado, dall’ottava sezione penale del Tribunale di Milano, a 14 anni di reclusione e a 65mila euro di multa per aver guidato, si legge nella sentenza “un gruppo dedito alla commissione di una serie indeterminata di illecite importazioni, detenzioni e cessioni di ingenti quantitativi di cocaina, eroina e hashish e pasta di cocaina, utilizzando la struttura, i mezzi, le relazioni e l’organizzazione dell’Arma dei Carabinieri, abusando della propria qualità di pubblici ufficiali, avvalendosi in modo strumentale delle norme che regolano la consegna controllata, l’acquisto simulato, il ritardato sequestro ed arresto da parte degli operatori di polizia giudiziaria” (clicca e leggi l’intero articolo sul generale Ganzer su ilfattoquotidiano.it).Tornando alla sentenza di primo grado del Tribunale di Reggio Calabria, sono ben otto le persone condannate a pene dagli otto mesi ai quattro anni di reclusione al termine del processo chiamato ‘Mozart’ svoltosi davanti ai giudici del tribunale di Reggio Calabria. Oltre l’ex presidente del Tar di Reggio, Luigi Passanisi (3 anni e 6 mesi), e l’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena (4 anni), a tre anni e sei mesi ciascuno sono stati condannati l’ex amministratore delegato e presidente del consiglio di amministrazione della società Amadeus Spa, Giuseppe Pratticò, poi Martino Politi e Cesare Giglio, ex collaboratori aziendali. Ad un anno e otto mesi è stata condannata Graziella Barbagallo, moglie di Passanisi; condannati a otto mesi di reclusione Gabriella Fedele e Giovanni Tedesco. Per questi ultimi tre imputati è stata riconosciuta la sospensione della pena. Il pubblico ministero, Francesco Tedesco, aveva chiesto per Passanisi la condanna a sei anni di reclusione e quattro anni e sei mesi per Matacena. Nel corso del processo l’accusa ha sostenuto che l’ex presidente Passanisi, nell’autunno del 2005, avrebbe accettato la promessa di ricevere 200 mila euro per favorire Amedeo Matacena in alcuni ricorsi presentati contro alcuni provvedimenti dell’Ufficio Marittimo che aveva respinto delle richieste avanzate dalla società Amadeus Spa, di proprietà dell’ex parlamentare.Difeso dall’avvocato Umberto Abate, Luigi Passanisi si è sempre dichiarato estraneo ai fatti. Nega di aver accettato la promessa di tangente per emettere un verdetto favorevole a Matacena e afferma di non aver mai avuto rapporti né con l’ex parlamentare, né con tutti gli altri personaggi che hanno ruotato attorno a questo processo. Il giudice ricorrerà in appello, convinto di riuscire a provare la sua innocenza.E già arrivano i primi commenti alla clamorosa sentenza: “Un giudice condannato in primo grado si sarebbe dovuto dimettere appena letta la sentenza di condanna. Se poi in secondo grado dovesse essere assolto se ne riparlerà: ma intanto ci tolga da questa situazione”. Lo sostiene la senatrice del Partito democratico Marina Magistrelli, commentando la condanna a tre anni e sei mesi subita a Reggio Calabria dall’ex presidente del Tar regionale Luigi Passanisi, attuale presidente del Tar Marche, nell’ambito del processo ‘Mozart’. Mi domando – ha aggiunto la Magistrelli – perché a Passanisi non siano state chieste prima le dimissioni o la sospensione da parte degli organi di autogoverno della magistratura. Credevo che la magistratura fosse migliore della politica e vorrei continuare ancora a crederci. Sono la prima a chiedere le dimissioni di quei politici ladroni che si approfittano del denaro pubblico. Avrei voluto che un magistrato condannato per aver ricevuto denaro per ‘accomodare’ una sentenza se ne fosse andato ancor prima della sentenza di condanna”.
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