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Giustizia e salute: al processo per il dramma di Giuseppe Marletta lo squallore del “Nuovo Garibaldi”
Pubblicato il 05 Luglio 2013
Un terribile caso che dovrebbe scuotere le coscienze. Invece…
di iena giudiziaria marco benantiNon solo è costato una montagna di soldi, comprese le tangenti, ma è anche un ospedale dove non esistono “sale per il risveglio” dopo un’operazione: questo e ancor di più è il “Nuovo Garibaldi” di Catania.Il contesto generale di squallore è venuto fuori al termine dell’udienza per il processo, in corso davanti al giudice monocratico del Tribunale di Catania Giuseppina Montuori, nato dalla tragedia che ha colpito Giuseppe Marletta, ridotto in “stato neurovegetativo persistente”, ovvero in “coma irreversibile” per un banalissimo intervento mirato a togliere di due punti metallici applicati dopo l’estrazione della radice di un dente. E’ il dramma di Giuseppe Marletta, giovane architetto, uomo sportivo e pieno di vita e di Irene Sampognaro, 42 anni, sua moglie, insegnante e donna che sta affrontando –con dignità e forza d’animo- un autentico calvario. Cominciato il 1 giugno del 2010, all’ ospedale “Nuovo Garibaldi”: quello il giorno della fine.Giuseppe Marletta, allora 42enne, dopo l’intervento, si risveglia per appena 15 minuti per poi entrare in coma.Sembrava che la macchina giudiziaria non arrivasse a nulla. Invece, dopo una lunga indagine, condotta dal sostituto procuratore della Repubblica di Catania, Lucio Setola, si è arrivati al processo davanti al giudice monocratico del Tribunale di Catania, Giuseppina Montuori, per due imputati: si tratta di Carlo Terrano, infermiere e di Silvio Budello, medico anestesista. Recita il capo d’imputazione: “…perché Budello nella sua qualità di medico anestetista e Terrano nella sua qualità di infermiere, entrambi in servizio presso l’Ospedale Nuovo Garibaldi ed entrambi responsabili della fase del ‘risveglio’ del paziente Marletta Giuseppe dopo l’intervento chirurgico a cui lo stesso era stato sottoposto, per colpa consistita nel non vigilare (allontanandosi dalla sala risveglio e limitantosi ad affacciarsi sporadicamente verso la stessa), non si avvedevano prontamente che il Marletta subiva un arresto respiratorio (evento riportato quale possibile effetto collaterale del farmaco utilizzato per l’anestesia dello stesso), con successivo arresto cardio-circolatorio, intervenendo (il solo Terrano) solo dopo vari minuti, cagionavano allo stesso delle lesioni personali gravissime conseguenti alla prolungata ipossi/anossia cerebrale con successivo stato di coma”.Irene Sampognaro, assistita dagli avvocati Mario Brancato, Mirella Catania e Sara Borzì (civilista), si è costituita parte civile. I due imputati sono difesi dai legali Antonio Fiumefreddo per Terrano ed Enzo Guarnera per Budello.Ebbene, al termine dell’udienza (era presente il Pm Valentina Vanadia) di oggi, quel che è venuto fuori dalle parole dei due imputati, sentiti in aula, è il dato che Marletta fu lasciato solo –non si sa per quanto tempo- dopo l’operazione nella sala operatoria che fungeva anche da “sala risveglio”. Chi doveva sorvegliare, dov’era?Solo quando la situazione precipitò, si accorse per tentare di rianimarlo dall’arresto cardio-circolatorio. Che ha provocato danni terribili. Una condizione devastante su cui oggi, in aula, non sembrava che a qualcuno interessasse nei suoi risvolti umani. Eppure Irene Sampognaro è stata lì, anche oggi. Con tanta dignità.E cosa è venuto fuori? Che al “Nuovo Garibaldi” non esiste la “sala risveglio”: la questione sarebbe stata sollevata, ma non formalmente. E l’azienda sostiene, con il proprio legale, che è tutto in regola. Che non c’è un obbligo di legge. Da parte del perito di parte (di Budello) è stata depositata una relazione nella quale si individua nell’infermiere la figura professionale tenuta alla sorveglianza.Prossima udienza il 18 settembre. Ma resta sullo sfondo una domanda: si farà giustizia davvero? Tutti coloro che hanno responsabilità pagheranno?
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