Giustizia Giustiziata: nessuno tocchi Totò Cuffaro. Le Ienesicule sono con Te!

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di marco pitrella

Cuffaro c’è & c’è a chi gliene fotte. Quale sia la sua colpa oltre il favoreggiamento (folleggiante) alla mafia ancora non c’è dato sapere. Ma il pensiero equiVacante ha sentenziato & la condanna, più forte di quella dei giudici, gli ha appiccicato come la “ciunca” che lascia l’amaro in bocca.

Distanti dalla logica del capro espiatorio (“r” a tradimento), la formula dello “sta pagando per tutti” è misero populismo da bar sport. Nell’“’incompiuta” Isola il “fu” presidente torna spesso & volentieri utile a dare un volto al malaffffare. Oltre ai 500mila euro di risarcimento che già doveva alla Regione per danno all’immagine(!) e danno erariale, è notizia (a caratteri cubitali!) di questi giorni l’avviso d’ipoteca – 181mila euro di debito – della casa di Palermo (preludio della confisca in quanto bene di un “quasi” mafioso?) ad opera della Società di Riscossione Sicilia, presieduta da Fiumefreddo, quello stesso avvocato Antonio (adesso nel cerchio magico di Crocetta) che nel 2008 su La7, ad Exit in una puntata dal titolo “il mercato dei voti”, difese dalla retorica unilaterale sul “voto di scambio”, e torto non né aveva, Raffaele Lombardo, da poco eletto a Palazzo d’ Orleans, assieme a Cuffaro senatore a “piede libero”.

Poi Rebibbia. E ci si mise pure l’ARS a farne un’ immaginetta. Ancor prima del diktat – che vergogna! – Boldrini & Grasso attraverso le aggravanti penali introdotte con la modifica al regolamento parlamentare – che abominio! – il governo “nostrano” desideroso di essere più “grillino di grillo”, gettò sull’altare dell’antipolitica e dell’arena di Giletti, la revoca al vitalizio del solo ex presidente. Per via del favoreggiamento? Ma quale minchia! L’artifizio giuridico – da dirittu a patti i casa – fu costruito sull’altra condanna, quella per la violazione del segreto istruttorio. Il dispotismo “fulminato” dell’autonomia… si ciava a livari a pinsioni.

Ammazzare un Cuffaro. Come? con la retorica tutta “illiberale” per cui l’avversario va demonizzato o ridicolizzato, perfetto da utilizzare per le manifestazioni antimafffia. Cuffaro che diventava Totò. Totò che davanti a Giovanni Falcone non ebbe esitazioni a difendere il potente Calogero Mannino, assolto dopo anni dall’accusa di concorso esterno. Totò che, con l’ ironia & autoironia prerogativa delle persone intelligenti, festeggiò con i cannoli la condanna in primo grado.

Totò che indossò la coppola da Santoro chiamandolo “On.”picchi a nciuria resta, e intanto la Sicilia veniva tappezzata con gli slogan de “La mafia fa schifo”, a cui il sottoproletariato intellettivo, indignato perché il presidente Cuffaro con quei manifesti aveva invaso la “sinistra” del campo, rispondeva “che manco lo Stato scherzava” e applaudiva Rita Borsellino, candidatasi contro nel 2006, come una dei tanti “occhi trasparenti” da gettare al tavolo della legalllità.

Su tutte le immaginette dai cognomi illustri (che ora fanno carte) e dalla Sicilia migliore (unni e quannu?) Cuffaro vinceva e governava. Con Totò “ci si poteva parlare” dicono in tanti a bassa voce (senza incappare in accuse di collusione con pseudo blocchi di potere). Non negava a nessuno, tra una pacca sulla spalla, un abbraccio e naturalmente un bacio “il piacere di prendere un caffè nella stanza del presidente”. Si era lontani da chi millanta l’aurea magistrAle e pellegrinaggi alla Procura… e che, tra un viaggio e l’altro, lo scampato attentato denuncia. (Ma la mafia, quella che non spara, non è negazione violenta a volte palese e a volte nascosta del diritto anche di parola? Sapia troppu, si diceva.)

Il governo rivoluzionario, venendo da sinistra(?), “è autorizzato” a paventare onorabilità e a distribuire patenti morali, scordandosi la vittoria grazie all’UDC (decuffarizzao? unni e quannu?). Ma Saro, non ha la nciuria ma la “nomea” di essere antimafffia, e, allora, chi se ne fotte delle bocciature del solito Tar-Tar, frequenti ormai come cacate di mosca; l’ultima riguarda il rifiuto d’accreditamento dell’Iraps, un ente di formazione. Se fosse accaduto a Cuffaro… manciugggghia! il giornalismo collettivo avrebbe titolato.    

La legge e uguale per tutti e non guarda in faccia a nessuno. Tanto più grande è la pericolosità sociale (pericolosissima è la sua) quanto più intensa ne è la rieducazione (ideologica). In galera deve stare & la chiave devono buttare. Ha pubblicato due libri (uno candidato al Premio Strega). Da detenuto modello – dovere di slang – nel 2013 si vede negare dal Tribunale di Sorveglianza la richiesta ad essere affidato ai servizi sociali, nonostante la Procura Generale (l’accusa! per capirci) si fosse pronunciata a favore dell’affidamento ai servizi sociali. Nel dicembre del 2014, poi, gli viene negato il permesso ad andare a trovare la mamma 92ne perché – queste le motivazioni – data la demenza senile di cui soffre, non lo riconoscerebbe… il vasa vasa che baciava tutti, non ha baciato la madre… ma da uomo d’onore muto sta, perché tanto ci pensa la ggggente  a “smummuriarlo”e persino chi lo va a trovare in carcere rischia di vedersi aperto un fascicolo (indagati i deputati Vicari, Firrarello e Gianni, perché avrebbero preso durante le “visite sospette” disposizioni da “lui” per la gestione del suo patrimonio). Manco al “fresco” si può stare sereni… “è stata calpestata la mia dignità”, ha detto su quest’ultima indagine. 

E anche se la panza (che fu presenza) no ce l’ha più e al posto del vestito bello, quello da Presidente, ha un golfino e una camicia forse sgualcita, tanto cu l’ha vidiri all’hotel, Cuffaro c’è & suo malgrado c’è a chi gliene fotte e di lasciarlo in pace non se nè parla. Chiedo scusa e gli mando un bacio.

 

 

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Redazione Iene Siciliane

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