Giustizia in lutto, morto il prof. Carlo Torre: il ricordo dell’avv. Giuseppe Lipera


Pubblicato il 18 Dicembre 2015

Ecco uno scritto del noto legale che ricorda la figura di scienziato che…

“In morte del Prof. Carlo Torre

La notizia inaspettata della scomparsa del Prof. Carlo Torre, autentico luminare della medicina legale, mi ha rattristato parecchio e, ne sono certo, ha scosso tutti coloro i quali hanno avuto il pregio e la fortuna di conoscerlo.

Com’è noto ai più, il Prof. Carlo Torre, per le sua autorevole preparazione e vastissima esperienza medico legale, ha prestato il suo prezioso ausilio, come perito di Giudici o consulente di parte, nei più noti casi di cronaca nazionali: tra i tanti, dal caso Mattei al massacro di Erba, dall’omicidio di Marta Russo al delitto di Cogne.

Io ebbi l’onore di conoscerlo grazie ad un mio stimatissimo amico medico legale, il Colonnello Giosuè Franco, allorquando era in corso il processo nei confronti del giovane mio assistito Antonino Speziale, colui che verrà poi condannato (secondo me, e molti altri, ingiustamente) per aver ucciso l’Ispettore Capo di Polizia Filippo Raciti il 2 febbraio 2007, durante gli scontri avvenuti nel derby Catania – Palermo.

Di quel periodo ricordo ancora, con nostalgico piacere, le nostre lunghe chiacchierate, a volte anche davanti ad un semplice bicchiere di vino rosso, proprio sul processo di Cogne o sulla strage di Erba: sosteneva Torre con estrema convinzione, e mi trovava perfettamente d’accordo con lui, che Anna Maria Franzoni fosse in realtà innocente, così come i tristemente noti Rosa e Olindo.

Secondo la mia opinione un vero medico legale deve essere in parte medico ed in parte avvocato e l’illustre amico confermava appieno questa mia teoria, perché quando si parlava di processi e si appassionava Lui era un tutt’uno:  non si capiva infatti più se Carlo Torre era medico o avvocato, tanta e ricca era la sua esperienza processuale e il suo raffinato intuito clinico; non a caso una volta, trovandomi a chiacchierare col noto avvocato Carlo Federico Grosso, questi mi disse candidamente : Carlo Torre per me è un genio!

Come accennavo, di concerto con la collega Grazia Coco, difendendo Speziale, decidemmo di nominare pure Lui nostro C.T.P. (consulente tecnico di parte) nel famoso processo per la morte di Raciti (l’altro medico legale che ci coadiuvava era l’amico, anch’egli valente, Giuseppe Caruso), incarico gratuito ovviamente (date le condizioni economiche della famiglia) che Torre accettò comunque di buon grado per la sua indole generosa e perché – come amava ripetermi – “io sono un curioso!”.

Torre, senza lasciarsi minimamente influenzare, volle esaminare in prima persona i documenti che avevamo e, dopo averli analizzati con estrema e puntigliosa cura, ci convinse ancor di più dell’innocenza di Antonino Speziale dicendoci quale, secondo lui, fu la vera causa della morte dell’Ispettore Filippo Raciti.

Fu così che Egli fece un relazione scritta ove spiegò che la morte era stata cagionata da “un trauma toracico coinvolgente l’apparato respiratorio […] Un trauma di questo tipo non può certamente essere stato prodotto da un oggetto come il sottolavandino […]. Anche senza ricorrere a sofisticate apparecchiature o a calcoli matematici è intuitivo per chiunque  che quell’oggetto, per la sua difficile maneggiabilità e, soprattutto per la sua flessibilità e deformabilità, non può avere cagionato ad un robusto uomo adulto quell’insieme di lesioni; immaginare, poi, che esso, per cagionarle, possa essere utilizzato “a guisa di ariete” senza piegarsi o, addirittura, accartocciarsi (e rammentiamo sempre l’impugnabilità) stride davvero con ogni buon senso. Un uso “a guisa di ariete” tra l’altro, prevede un’azione piuttosto lenta (non fulminea) di avvicinamento al bersaglio. Ricordando che il trauma avvenne in pieno petto, mi chiedo come sia prospettabile che un ispettore di polizia esperto ed abituato a scontri con manifestanti si sia lasciato raggiungere e colpire in quella sede senza impostare alcuna azione di difesa volta a deviare e rendere inoffensivo (anche soltanto con le mani) l’ariete che gli si approssimava di fronte. Aggiungo che, invece, un complesso lesivo come quello in questione si adatta benissimo ad un trauma a tipo di incidente automobilistico. Si adatta, in particolare, bene ad un evento accidentale verificatosi nel corso delle concitate attività svolte da Filippo Raciti e dai suoi colleghi negli istanti che precedettero l’inizio della drammatica sintomatologia che culminò, poi, nella morte dell’ispettore. Testimonia, in particolare, Salvatore Lazzaro (S.I. 5/2/2007): “…innescata la retromarcia ho spostato il Discovery di qualche metro. In quel momento ho sentito una botta sull’autovettura ed ho visto Raciti che si trovava alla mia sinistra insieme a Balsamo portarsi le mani alla testa. Ho fermato il mezzo ed ho visto un paio di colleghi soccorrere Raciti ed evitare che cadesse per terra…”. Una dinamica dell’evento traumatico come quella che qui propongo, oltre ad essere in completa armonia con i danni anatomici patiti da Filippo Raciti, con la sintomatologia lamentata, con la rapida evoluzione verso condizioni fisiopatologiche incompatibili con la sopravvivenza, elimina dal caso tutta quella coorte di faticose elucubrazioni che hanno sin qui contrassegnato le discussioni medico legali (ed influenzato in modo fuorviante le convinzioni dei giudici”. Concluse la consulenza con la sua autentica schiettezza affermando che “l’ormai lunga personale esperienza di studio e di pratica medico legale mi ha insegnato che quando la ricostruzione di un evento esige la straordinaria convergenza di molte circostanze rarissime ed eccezionali essa (ricostruzione) è, di solito, sbagliata; e che, invece, si è nel giusto quando quello stesso evento può essere spiegato in modo logico, semplice, lineare e senza forzature”.

A seguito di questa sua illuminante e argomentata relazione, Torre il 25 febbraio 2009 venne sentito come consulente della difesa nel processo che poi si celebrò a “Bicocca”, avanti il Tribunale per i Minorenni di Catania, ove affermò che era impossibile che il copri-lavello avesse prodotto quelle lesioni, risultate fatali.

Il suo temperamento, improntato a senso pratico, senza pregiudizio ideologico alcuno, l’ha condotto a chiedere all’Autorità Giudiziaria la riesumazione ed una nuova autopsia sul cadavere dell’Ispettore Raciti, istanza che comunque fu negata, e a seguito di questo diniego Torre mi disse: “Avvocato, la richiesta di riesumazione del cadavere è stata negata perché sono consulente della difesa dell’imputato … se fossi stato consulente del Pubblico Ministero avrebbero immediatamente provveduto ad accoglierla”.

Se esiste un aldilà, spero che Carlo Torre ci aiuterà a risolvere il caso Speziale, per noi ancora irrisolto: certo non potrà più essere sentito come testimone, così come lo avevamo indicato, nella causa che si sta celebrando avanti il Tribunale Civile di Catania la cui prossima udienza è fissata per il prossimo 8 marzo, in cui chiederemo  proprio l’ammissione dei mezzi istruttori.

Insomma Carlo Torre era una grande personalità, ricca di ingegno e onestà intellettuale: un vero maestro ed un uomo davvero per bene, che lascia un grande vuoto, perché come lui, su questa

Terra, non ne passano tutti i giorni!

Catania 18 dicembre 2015    

Giuseppe Lipera.                        


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