Giustizia sotto il vulcano: finite le elezioni, finite le polemiche sui gol al Catania, ecco il volto della "città degli amici": udienze nel sottoscala per la sezione lavoro del tribunale! E nessuno parla

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Come volevasi dimostrare per le questioni importanti non si muove nessuno o quasi.Finito il “sacro furore” politicante, quando ci sono di mezzo i potenti tutti zitti, dai “rivoluzionari del sabato sera”, ai “liberali della domenica”, ai “moderati alla cioccolata”…

di iena giudiziaria Marco Benanti

E’ una vicenda di cui abbiamo già parlato sul nostro sito (http://www.ienesiciliane.it/cronaca/5068-catania-lavoro-una-giustizia-da-sottoscala.html) una storia “ordinaria” di una “città mostro” come Catania. Una città dove la “passione civile” va -nelle migliori delle ipotesi- ad intermittenza: insomma, quando ci sono gli interessi (vedi le ultime elezioni) si vedono soggetti presi da “sacro furore”. Però, come s’accende, improvvisamente (anzi no, quando finiscono le elezioni) il “sacro furore” scompare. Non si nota manco col binocolo!

Ecco, allora, che in una realtà siffatta si può arrivare a trasferire il tribunale sezione lavoro, in via Guardia della Carvana da via Verona, in un condominio, o meglio ancora in un sottoscala! Una “follia amministrativa” che dura da tempo, a cui si è opposto quasi nessuno, a parte l’avv. Ignazio Maccarrone. Sembra, però, che il trasferimento sia ormai nella fase operativa. Nel silenzio della città. Nella città dove il lavoro è un’emergenza ormai devastante. Ma a chi interessa? Parrebbe, infatti, che la Multiservizi, ormai da diverse settimane, sta lavorando nei garages sotterranei per approntare l’archivio del Tribunale per il trasferimento dei vari fascicoli archiviati. Problemi di sicurezza? Questioni di decoro? Tutto a posto! Opportunità di spese enormi per le casse pubbliche? Dove, a Catania? La città dove il comune è alle prese da anni e anni con problemi finanziari? Nessun intervento di uno “straccio” di politico, nè “rivoluzionario” nè “moderato”! Nulla. Un muro di silenzio.

Per il resto, lo spettacolo catanese segue il solito copione: ossequio ai potenti (magistratura in primis), un’avvocatura sempre in stato di soggezione (“sudditanza psicologica”?) Stavolta, però, non ci saranno titoloni o dichiarazioni pubbliche di “indignazione”: quelle vanno bene semmai per un gol non dato al Catania calcio mica per dare giustizia ad un lavoratore ridotto alla fame!

Seguiremo la vicenda, contenti, come nostro costume, di “scontentare” il “circolo degli amici” che comanda sotto l’Etna.

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Redazione Iene Siciliane

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