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Gli incendi di Catania infiammano i social: “Si pensi alle case dei poveri e ai beni collettivi non ai lidi privati”
Pubblicato il 03 Agosto 2021
di iena grisù (foto di Daniele Vita)
Hanno fatto il giro del mondo le immagini di una Catania devastata dalle fiamme. Gli scatti che ritraggono i cittadini dei quartieri poveri a sud della città – donne, bambini, anziani – in fuga dalle loro case; le foto dell’Oasi del Simeto distrutta dagli incendi, delle carcasse degli animali arsi vivi, della disperazione di chi ha perso tutto, degli atti di autentico eroismo di vigili del fuoco, forze dell’ordine, volontari e semplici cittadini. E mentre si fa la conta dei danni (incalcolabili) c’è subito chi, nelle istituzioni, nei partiti e nella “Catania Bene”, in modo bipartisan, si affretta a spendere parole di sostegno e di solidarietà per un lido privato, “Le Capannine”, di proprietà della famiglia Raciti, anch’esso colpito dagli incendi, promettendo ristori e risarcimenti o addirittura promuovendo raccolte fondi. Legittimo, ci mancherebbe. Che dire: a ciascuno le sue priorità. In testa il sindaco Salvo Pogliese, che si è precipitato alle Capannine, facendosi immortalare assieme all’imprenditore Melo Raciti, per manifestare vicinanza e promettere sgravi fiscali all’imprenditore.
Costernazione per Le Capannine, anche da parte dell‘ex sindaco Enzo Bianco: “È stato un pomeriggio terribile per la nostra città. Un inferno di fuoco che ha lasciato diverse famiglie senza casa, provocando danni e devastazione per chilometri. Sono impressionanti le immagini del lido Le Capannine, andato completamente distrutto. Sono vicino col cuore a chi in poche ore ha perso tutto, ma occorre fare qualcosa perché quanto accaduto oggi non debba più ripetersi”.
Al coro di dolore per le Capannine si associa anche il sindacalista Giacomo Rota “Ieri Catania – scrive il dirigente – è stata sconvolta da terribili incendi che hanno distrutto case, reso l’aria irrespirabile e dimostrato a noi tutti quanto sia fragile il nostro territorio. Sempre ieri è stato distrutto dalle fiamme il lido Le Capannine alla Plaia, stabilimento balneare da sempre protagonista dell’estate catanese e punto di riferimento di migliaia di giovani. Tutti noi abbiamo passato a Le Capannine bellissime giornate, alla Famiglia Raciti, proprietaria del lido, desidero esprimere la mia solidarietà, sono certo che saranno in grado di ricostruirlo più bello di prima”.
Parole cui ha replicato immediatamente l’ambientalista Davide Ruffino: “Caro Giacomo, belle le giornate alle Capannine ma era bello anche il patrimonio arboreo della città che è andato distrutto, compresa la riserva dell’Oasi del Simeto”. Ma è stata la testata “I Siciliani” che oggi ha riaperto il dibattito con un articolo durissimo diventato virale sui social: “Rappresentanti istituzionali della città, organi di stampa, esponenti politici e sociali – hanno scritto i Siciliani – non hanno provato alcun imbarazzo a chiedere immediati ristori e a solidarizzare con la famiglia Raciti per l’incendio che ha coinvolto anche la loro attività imprenditoriale. Nessuna parola delle Istituzioni, nessuna promessa di interventi urgenti, nessuna indignazione è stata invece espressa per l’incendio che ha devastato l’Oasi del Fiume Simeto, riserva naturale tra le più importanti della Sicilia. Solo Legambiente è intervenuta per denunciare il paradosso”.
“Accuse” cui hanno fatto eco le parole del magistrato e scrittore Sebastiano Ardita: “Catania brucia”, ha scritto Ardita. “Quasi non la riconosco, c’è una nube che impedisce la vista. I quartieri a sud, quelli più poveri sono distrutti dalle fiamme. Anche l’oasi del Simeto è distrutta. Beni collettivi distrutti e beni dei poveri distrutti. Poi le fiamme incendiano anche un lido. Nessuno si preoccupa delle povere case bruciate, nessuno del patrimonio collettivo dell’oasi. Solidarietà Istituzionali e raccolte fondi per il lido, dove qualche tempo fa – in un terreno adiacente e certamente per caso – fu ritrovato un arsenale della mafia. Adesso la riconosco, la nube di fumo si dirada. Catania brucia, capovolta”.
Ed è dalle parole di Ardita che la giornalista Patrizia Maltese trae spunto per un post al fulmicotone: “Ecco, erano giorni che mi tenevo questa cosa sullo stomaco, ora finalmente qualche voce seria. Nessuna solidarietà istituzionale, nessuna pietà per chi ha perso le case, per chi ha perduto il lavoro, per gli animali arsi vivi, per le piante che non respirano più e non ci fanno respirare. Quelli dei pacchetti di voti di dubbia provenienza sono dispiaciuti solo per il lido con le armi di dubbia (?) provenienza frequentato dai fighetti di dubbia provenienza”.
E l’avvocato Enzo Guarnera, dal canto suo, rincara: “Conosco bene il curriculum vitae dei Raciti. Di loro hanno parlato diversi collaboratori di giustizia. Meraviglia il fatto che abbiano ricevuto attestati di solidarietà anche da parte di soggetti istituzionali. E, addirittura, che sia stata promossa una raccolta fondi! Mi chiedo: a chi ha fatto campagna elettorale la famiglia Raciti?”
Un dibattito che si fa sempre più caldo cui si aggiunge anche la voce di Legambiente Catania: “L’Oasi del Simeto è una zona umida – scrive l’associazione – estremamente importante perché rappresenta una delle tappe fisse delle rotte di tante specie di uccelli migratori. È un’area naturale protetta ed occupa circa 2000 ettari scrigno di biodiversità, di specie animali e vegetali anche rare. Adesso è andato tutto in fumo e le istituzioni non hanno speso una parola, un pensiero, un rammarico. Noi abbiamo atteso fino ad oggi. Ma la speranza è stata frustrata da un silenzio assordante. Reso ancora più grottesco dalle uniche parole spese per esprimere dispiacere per un bene privato. È arrivato il momento di agire. Legambiente c’è”.
E a sopresa arriva anche la dichiarazione di Giovanni Caloggero, responsabile diritti civili del Pd di Catania: “Giusto e doveroso sarebbe promuovere e avviare una raccolta fondi per questo bene comune (l’Oasi del Simeto, ndr) nonchè chiedere alle istituzioni di privilegiare gli interventi in favore dei beni patrimonio comune piuttosto che dei privati”.
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