Guia Jelo e Rossana Bonafede protagoniste di “Eva Perón”


Pubblicato il 24 Gennaio 2025

Da venerdì 24 gennaio, al Piccolo Teatro della Città, Guia Jelo e Rossana Bonafede
sono le protagoniste della commedia grottesca di Copi, con l’adattamento
e la regia di Camillo Sanguedolce


Una rilettura in chiave sarcastica del mito dell’eroina argentina. Al Piccolo Teatro della Città va in scena, da venerdì 24 gennaio (ore 21), Eva Perón, commedia grottesca e camp di Copi (alias di Raùl Damonte Botana) con l’adattamento e la regia di Camillo Sanguedolce che vede protagoniste Guia Jelo e Rossana Bonafede nei panni, rispettivamente, della “madre affranta” e della “figlia moribonda” e con Filippo Brazzaventre nel ruolo dell’Amico confidente e Segretario tutto fare”, Marco Sambasile “a Servizio della causa” e lo stesso regista nel ruolo del “Generalissimo”. Lo spettacolo, che vanta le scene e i costumi di Vincenzo La Mendola, è prodotto dall’Associazione Città Teatro, e sarà in scena anche sabato 25 alle ore 21 e domenica 26 alle ore 18 (vietato ai minori di 16 anni).

L’argentino Raùl Damonte Botana era figlio di un deputato che essendo anti peronista fu costretto all’esilio con l’intera famiglia. Adulto, si trasferì a Parigi e col nome d’arte Copi si avviò a una carriera di fumettista surreale inventando la Donna Seduta, che poi trasferirà in monologhi da palcoscenico interpretata da lui stesso. Dichiaratamente omosessuale, si esibisce en travesti in un’epoca in cui il termine drag queen non era ancora entrato nel linguaggio comune, ma il suo linguaggio è già quello, ironico e scurrile, e con feroce satira iconoclasta tratta tematiche disturbanti a partire dall’identità sessuale vista come un involucro accidentale.

«Nella commedia del 1970 Eva Perón, da lui stesso interpretata – spiega il regista – , Copi prende finalmente di mira coloro che hanno causato alla sua famiglia il disagio dell’esilio, e ribalta con la sua graffiante ironia l’immagine santificata di Evita facendone un essere abietto, una drag queen manipolatrice e sboccata in cui identifica frammenti della sua stessa vita di omosessuale spudorato, e la mette a confronto con un doppio immaginando in scena la figura di una Madre altrettanto indecente con la quale Eva si confronta e si scontra in cerca di una impossibile catarsi: a vicenda vogliono annientarsi ma continuano ad esistere così come sono perché sono l’una lo specchio – già deformato – dell’altra. Del generalissimo Juan Domingo Perón fa una figura imbelle, una nota a margine in quest’ultima ora della vita di Eva che mette in scena in questa esilarante commedia dai risvolti macabri e spiazzanti».


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