I cinquant’anni di Paolo Sorrentino ed un cinema fatto di “grande bellezza”

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di Gian Maria Tesei.

Lo stesso giorno, ossia il 31 maggio, in cui è stato generato un grande della cinematografia mondiale quale Clint Eastwood (che quest’anno ha spento novanta candeline) è nato un altro raffinato interprete assoluto del cinema internazionale ( e nostrano), che ha raggiunto il traguardo delle dieci decadi  e che ha illuminato il grande ed il piccolo schermo , in vent’anni di carriera, con opere d’arte filmica destinate a rimanere nella storia della settima arte, ossia il grande Paolo Sorrentino.

Il regista napoletano, segnato a soli sedici anni dalla scomparsa di entrambi i genitori, è riuscito a  materializzare un sogno, andando al di là di quelle che potevano essere le direzioni di vita già intraprese, come gli studi di Economia e Commercio, ch’egli abbandona per immergersi nel favoloso mondo del cinema, senza dimenticare peraltro una sua grande passione, il calcio, con cui c’è un particolare collegamento con la tragica perdita dei suoi genitori e la sua, fortunata, permanenza in vita.

Infatti il director campano, tifosissimo del Napoli e di Maradona (citato , dopo i ringraziamenti, addirittura la notte in cui vinse l’Oscar per “la grande bellezza”, nel 2014, tra i suoi riferimenti assieme a Federico Fellini, Martin Scorsese ed i Talking Heads), appena due anni prima di compiere diciotto anni, riuscì a salvarsi dall’intossicazione, dovuta al monossido di carbonio di una stufa, che uccise i suoi, poiché era riuscito a spuntarla con il padre che gli aveva finalmente concesso di vedere il suo idolo dal vivo in Empoli – Napoli, e quindi di non andare, proprio con i genitori, a trascorrere il fine settimana in montagna, che sarebbe stato per loro esiziale.

In un certo senso quindi il suo grande trasporto per le prodezze di Maradona (calciatore che omaggerà a suo modo in “Youth”, rappresentandolo con il personaggio “sudamericano”) gli ha salvato la vita, come, traspare dai racconti fatto con difficoltà e non da tanto tempo, per riservatezza e discrezione, dal regista premio Oscar del suddetto evento. Evento che forse ancora maggiormente ha creato un forte legame con il calcio. Un legame giustificato dal fatto che egli ritiene lo sport calcistico come una sorta di meravigliosa diversificazione dell’arte cinematografica, fatta di “tecniche, tattiche, trucchi, escamotage” con un epilogo ignoto da scoprire solo al fischio finale.

Ed un legame che ha in parte trasfuso ne “L’uomo in più”, del 2001, lungometraggio d’esordio( prodotto di cui firma anche il soggetto e la sceneggiatura),presentato al festival di Venezia, con cui ottiene il Nastro d’argento come miglior regista esordiente ( ed altre tre nomination in altre categorie), due ciak d’oro ( uno per la sceneggiatura)  ed altre tre candidature ai David di Donatello e che segna l’inizio della fortunata collaborazione con Toni Servillo, ( per questo film vincitore di una Grolla d’oro), interprete dal grandissimo carisma e spessore artistico, che lo accompagnerà in tanti successi cinematografici.

 Se il suo debutto assoluto è stato un cortometraggio diretto nel 1994 assieme a Stefano Russo (“Un paradiso”), è con “L’amore non ha confini “del 1998 che agisce in proprio, ed a cavallo di questo momento si distingue per alcune collaborazioni in altre produzioni.

Dopo i successi del 2001 il percorso artistico ascensionale prosegue con “Le conseguenze dell’amore” ( 2004), altra pellicola pluripremiata ( 5 David di Donatello), selezionata ed accolta positivamente a Cannes, prima di realizzare un altro prodotto filmico presentato a Cannes che ha riscontrato meno successo, ossia “L’amico di famiglia”.

Ma oramai la strada per l’affermazione mondiale è tracciata ed  “Il Divo”nel 2008 (premio della critica a Cannes) e “ This Must Be the Place”, del 2011, (con Sean Penn protagonista) saranno, a loro modo, le premesse per la definitiva consacrazione internazionale  che avverrà con “La Grande Bellezza” ,del 2013, che dopo ben 15 anni tornerà a consegnare ( oltre ad una serie sterminata di premi) un Oscar , quello per il miglior film straniero, nelle mani di un italiano dopo il trionfo de ”La vita è bella di Roberto Benigni.

Ed oltre il grande schermo, che egli caratterizza del suo talento anche con il su citato “The youth” e “Loro” (2018), incentrato sulla figura di Silvio Berlusconi (con il solito grandissimo Toni Servillo), è il piccolo schermo a vederlo protagonista con la sua mano registica unica e particolare , con due serie “The young pope “ e “The new Pope”(con attori della qualità recitativa di Jude Law, Diane Keaton,  Silvio Orlando e John MalKovich -nella seconda serie-,) che tra il 2016 ed il 2020 accattivano profondamente il pubblico e la critica tanto da diventare veri fenomeni cult.

Ma le doti di Sorrentino non si estrinsecano solo in ambito filmico, in quanto egli manifesta una grande predisposizione all’arte redazionale producendosi dal 2010 al 2017 in due romanzi, un racconto e due saggi, per un talento, comunque finora soprattutto cinematografico (è in preparazione il prossimo film, ossia “Mob girl” con Jennifer Lawrence), raffinatissimo, con visioni uniche e senso dei tempi, delle immagini e delle atmosfere inimitabili, le cui combinazioni saranno per sempre un paradigma di poesia del cinema.

 

 

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