di Giovanni Turrisi (con il concorso morale di Marco Benanti)
Sant’Agata, il cavallo ed il Calcio Catania: ciò che non bisogna mai “toccare” ad ogni catanese che si rispetti. Di queste la più dibattuta in questi giorni è, chiaramente, il Calcio Catania che potrebbe subire il nemmeno tanto clamoroso – ma ovviamente inaugurato – fallimento. Ed è proprio con la questione calcistica che il Sindaco Pogliese prova ad ingraziarsi la popolazione.
Lui, vero tifoso duro e puro, sa bene che i colori rossoazzurri siano di vitale importanza per la città e dunque cavalca l’onda come il miglior Patrick Swayze di Point Break. Il malcontento in ogni quartiere etneo però è palpabile e l’emergenza sociale dilaga senza scampo. Gli aiuti pervenuti a poco meno di 10.000 famiglie, tra bonus spesa e pacchi alimentari, sono insufficienti rispetto ai circa 20.000 nuclei famigliari che ne hanno fatto richiesta. Clamoroso inganno vuole che distribuzione ed erogazione siano avvenuti soltanto una volta, causando delusione negli animi dei pochi fortunati che si sarebbero aspettati un sostegno prolungato.
Quale fine faranno, invece, tutti gli esclusi? Questo non è possibile saperlo ma possiamo immaginarlo. Il primo cittadino di Palazzo dell’Elefante, dunque, con la carta del Calcio Catania forse crede di distrarre la massa affamata, senza lavoro e ormai senza dignità, dimenticando – ahinoi– anche le sue stesse radici politiche che avrebbero dovuto imporgli una gestione politica più sociale e meno appariscente. È possibile che ci si dimentichi di ciò che conta ovvero preservare la dignità di un popolo, sostenerlo e soprattutto essere al suo servizio?
Di tante battaglie sociali forse, per l’ex Fronte della Gioventù, resta soltanto un vago ricordo ma in teoria – Musumeci dixit – “un albero non può rinnegare le proprie radici.”