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I fratelli Lombardo e la richiesta di archiviazione per concorso esterno in associazione mafiosa: chiuso il dibattimento, fra qualche giorno la decisione
Pubblicato il 28 Marzo 2012
Stamane ultima udienza davanti al Gup Luigi Barone, al Procura ribadisce la richiesta di archiviazionedi Iena Giudiziaria
Si saprà fra qualche giorno -il deposito dovrebbe arrivare a breve- la decisione del Gup di Catania, Luigi Barone, nel procedimento per concorso esterno in associazione mafiosa contro i fratelli Angelo e Raffaele Lombardo, parlamentare nazionale e presidente della Regione Siciliana. La Procura della Repubblica ha ribadito la richiesta d’archiviazione.
Stamane, si è tenuta l’ultima udienza, a porte chiuse come prevede il Codice, nel corso della quale hanno parlato i legali dell’on. Angelo Lombardo, gli avvocati Pietro Granata e Calogero Licata. Il Gup ha poi dichiarato chiuso il dibattimento, riservandosi di decidere nei prossimi giorni. I difensori ci hanno riferito che il dott. Barone non ha anticipato la data di deposito del decreto finale, ma si e’ limitato a dire ai legali che il deposito “avverra a breve”.
Anche nelle scorse udienze la Procura di Catania ha riconfermato la richiesta di archiviazione del fascicolo. I procuratori aggiunti Michelangelo Patane’ e Carmelo Zuccaro hanno ulteriormente spiegato che la valutazione si basa sui principi giurisprudenziali fissati all’interno della nota “sentenza Mannino” emessa dalla Superiore Corte di Cassazione qualche tempo fa allorché venne chiamata a pronunciarsi sulla stessa ipotesi di reato di cui era accusato l’ex ministro della Democrazia Cristiana, Calogero Mannino.
Alla richiesta della Pubblica accusa si sono, naturalmente, associati anche gli avvocati difensori. Per l’avvocato Pietro Granata, legale del parlamentare nazionale del Mpa Angelo Lombardo “dalle carte risulta che alcuni ambienti malavitosi si erano mossi per le elezioni ma nessun accordo vi era stato. Anzi, il negarsi anche agli incontri, ai contatti leciti successivamente alle elezioni, ha determinato rabbia negli ambienti malavitosi, che è documentata nelle intercettazioni. Quindi ci muoviamo non solo, come assume l’Accusa, fuori da una ipostesi di concorso esterno perchè il patto sarebbe un patto così larvale da non integrare il concorso esterno – ha osservato il penalista – ma, secondo noi, anche fuori da ogni prospettiva, da ogni ipotesi di patto perchè le intercettazioni e le dichiarazioni dei pentiti consentono di escludere che vi sia stato un accordo. Vi era invece un’attesa, un’aspettativa, una speranza che è stata troncata”.
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