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“I Piani urbani integrati carenti sul piano sociale. E i cittadini non hanno partecipato alle scelte come prevede la norma”. Il Sunia chiede che vengano coinvolti i quartieri e che si punti all’edilizia abitativa pubblica

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È oramai assodato che i progetti di rigenerazione urbana devono essere destinati alle aree più disagiate della città. Ma per il SUNIA di Catania gli interventi programmati nell’ambito del PUI (Piani urbani integrati) della città di Catania, “non solo presentano carenze evidenti proprio sotto il profilo sociale ma non hanno ancora attivato quei processi partecipativi che la stessa norma prevede e che avrebbero potuto evidenziare i bisogni reali delle comunità”.

La segnalazione arriva dalla segretaria del sindacato degli inquilini di Catania, Agata Palazzolo, e dalla segretaria di Sunia Sicilia, Giusi Milazzo.

Il timore è che i Piani siano destinati a progetti non pienamente “su misura” per i bisogni reali delle fasce deboli “così come per esempio prevedono i piani urbani integrati nell’ambito del PNRR, pensati per intervenire nelle aree marginali della città per contrastare il disagio di chi in quei contesti vive”.

Per il Sunia Catania e Sicilia, dunque “serve che venga prevista la riqualificazione per fini sociali di strutture pubbliche abbandonate per la realizzazione di edilizia sociale e dunque  di un nuovo modello abitativo.  -spiegano Palazzolo e Milazzo- Pensiamo poi che i piani integrati possano costituire un nuovo modello di pianificazione che guardi all’integrazione di fondi e interventi per potenziarne l’efficacia”. 

Nonostante siano stati attivati da parte dell’ amministrazione comunale, da poco più di un mese, incontri pubblici  sul tema a cui il Sunia ha partecipato, non sono mai stati realizzati gli incontri richiesti sui territori “a tu per tu” con gli abitanti; come se non bastasse, le osservazioni delle parti sociali e dei comitati sono rimaste senza risposta. 

Il Sunia ha chiesto che gli interventi non siano scollegati dai progetti che beneficiano di altre fonti di finanziamento e che si costituiscano i laboratori di quartiere. I quartieri sono infatti i luoghi più adatti in cui strutturare la partecipazione dei cittadini.

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Iene Sicule

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