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Ian Holm: l’addio ad un grande del teatro e del cinema ed a Bilbo Baggins degli Hobbit
Pubblicato il 23 Giugno 2020
di Gian Maria Tesei.
Talento molteplice, variegato e dalle molte coloriture recitative, amato dai grandi registi per la sua attitudine a generare personaggi peculiari delineandoli in modo indimenticabile, ci ha lasciati Ian Holm, grande attore britannico di teatro, cinema e tv, divenuto famosissimo per le sue interpretazioni di Ash in Alien, e dell’allenatore stravagante in “Momenti di Gloria” ( che gli valse la nomination al Premio Oscar come attore non protagonista) e del vecchio Hobbit Bildo.
A rendere nota la scomparsa è stato il suo agente al giornale Guardian, destando l’afflizione di tutto il panorama mondiale cinematografico e teatrale, per le grandi prove attoriali a cui ha saputo dare vita nel corso di una lunga e proficua carriera artistica.
L’attore inglese che già aveva lottato, sconfiggendolo, contro un cancro alla prostata nel 2001, ha dovuto arrendersi ,all’età di ottantotto anni, ad un’altra gravissima malattia, ossia il morbo di Parkinson, assistito fino all’ultimo dalla sua ultima moglie Sophie de Stempel ( era già convolato a nozze altre tre volte ed aveva cinque figli) , che ha rappresentato proprio le ultime giornate di vita del coniuge attraverso alcuni disegni a pastello, visibili sulla sua pagina instagram.
Proprio all’inizio di giugno Holm si era rattristato per il non poter prendere parte ad una sorta di riunione online con alcuni artisti del cast del Signore degli Anelli, affermando: “Mi dispiace non vedervi di persona, mi mancate tutti e spero che le vostre avventure vi abbiano portato in molti posti. Io sono bloccato nella mia casa di hobbit”.
A dargli i natali fu Goodmayes, rione del borgo londinese di Redbridge, il 12 settembre del 1931, e trascorse la sua infanzia, che definì splendida, nell’Essex, spesso accompagnando il padre nella clinica in cui questi esercitava il suo lavoro di psichiatra ( elemento che quasi per caso ebbe una liason con la sua carriera sul grande schermo in due pellicole quando curò “la Pazzia di re Giorgio” e poi quando incarnò il medico in “La vera storia di Jack lo squartatore”). La sua inclinazione verso l’arte recitativa, lo indusse a trasferirsi a Londra, dove attese agli studi di recitazione alla Royal Academy of Dramatic Art, conseguendo il diploma 1954.
Nella stessa annata fece il suo esordio sul palcoscenico con una compagnia in cui sarebbe rimasto per ben un decennio, ossia la rinomata Royal Shakespeare Company, spandendo , in quella decade , il proprio talento nei più importanti teatri britannici e statunitensi , ricevendo vari encomi e riconoscimenti e vincendo anche un Tony Award come miglior attore non protagonista in un’opera teatrale nel 1967 per il ruolo di Lenny in “The Homecoming”e distinguendosi per le sue interpretazioni anche su testi di Pinter(raggiungendo apici importanti soprattutto nelle performance di opere di questo autore), Cecov, Anouilh e Peter Weiss in una carriera teatrale che avrebbe avuto una cesura netta nel 1970 in seguito ad un vero e proprio blocco da palcoscenico, interruzione che rimase per lui come una ferita indelebile nel suo animo. Ferita che sanò in parte con la sua rentrée teatrale del 1990 ed i successi successivi che lo portarono nuovamente a ricevere importanti premi quale il Laurence Olivier Award come best actor nel 1998 per il“Re lear”, personificando proprio Lear.
Proprio a partire da quel sofferto 1970, però l’attore britannico, divenne un volto sempre più ricercato per prodotti cinematografici ed anche del piccolo schermo con prestazioni recitative di grande spessore come in “Alien”che , nel 1979 , nel ruolo dell’androide Ash, lo rivela al grande pubblico , a cui sarebbero poi seguite , tra le piùimportanti prove attoriali, “Brazil “ e ”Ballando con uno sconosciuto” nel 1985;” Enrico V” , nel 1989;“Amleto” ed“Il pasto nudo” , nel 1990; “La pazzia di Re Giorgio” e “Frankenstein” di Mary Shelley nel 1994 ; “Il quinto elemento “ ed “Il dolce domani”, nel 1997; “La mossa del diavolo” , nel 2000;“I vestiti nuovi dell’imperatore”, nel 2001.
Di grande livello fu la sua perfomance ( il particolare trainer Sam Mussabini) in “Momenti di gloria “ (pellicola premiatissima di Hugh Hudson, del 1981 ), interpretazione che consentì ad Holm (Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico e sir dal 1989) di vincere al 34° Festival di Cannes il Prix du second rôle masculin ( premio che nella manifestazione francese è stato attribuito solo nel 1979, nel 1980 ,proprio nel 1981 e nel 1991) ossia per il miglior attore non protagonista , categoria in cui trionfò anche ai Bafta del 1982 e ricevendo anche la candidatura agli Oscar, sempre del 1982,dove però dovette soccombere alla vittoria di Sir (Arthur) John Gielgud, altro grande attore di teatro ( soprattutto shakespeariano, come Holm)per la sua prova attoriale in “Arturo”.
Il suo status attoriale, che pure lo ha visto, soprattutto a teatro, ottimo in ruoli da protagonista, sembrò dargli maggior luce evidentemente quando seppe approfittare di ruoli apparentemente non di primissimo piano. Ed infatti trovò la sua definitiva consacrazione presso il grande pubblico in virtù del ruolo di Bilbo Baggins nelle due trilogie fantasy del “Signore degli anelli” e “Lo Hobbit”di Peter Jackson( derivate dalla saga di J. R. R. Tolkien), nella fase finale della sua carriera ( che sarebbe terminata nel 2014), avendo inoltre parecchi anni prima, interpretato Frodo in una trasposizione radiofonica, realizzata dalla BBC, del masterpiece dello scrittore di origine sudafricana.
I personaggi che aveva impersonato ( ben 67 le produzioni filmiche a cui ha preso parte, spesso rendendo sugli schermi personaggi storici) gli avevano permesso di confrontarsi con registi che sono nell’olimpo del cinema mondiale quali Woody Allen, Soderbergh, Luc Besson, Terry Gilliam, Kenneth Branagh, Attemborough, Zeffirelli ( sia sul piccolo schermo in “Gesù”, che sul grande schermo in “Amleto” con Mel Gibson) , interpretando per ben due volte Napoleone: nel 1981 ne” I banditi del tempo “e nel 2001 in “I vestiti nuovi dell’imperatore”, pellicola francese, girata anche in Piemonte.
A livello di tecnica attoriale Holm aveva affermato: “Guardo Brando e De Niro, ma non sono ‘la mia tazza di tè’. Sono più della vecchia scuola, riassunto dal famoso commento di Laurence Olivier a Dustin Hoffman mentre giravano Il maratoneta: ‘Prova a recitare, caro ragazzo’. Dopo tutto, si deve solo fingere. La recitazione del metodo può anche richiedere molto tempo. Se tutti sono pronti per l’inizio di una ripresa, tranne un attore che è intenzionato a raggiungere il fondo della propria anima, può essere un po’ fastidioso”.
I suoi tanti fan, sapendo di non poter comunque colmare la sua grave perdita, lo hanno omaggiato rimembrandolo con una frase di Bildo Baggins: “Io… Io ho da fare. Ho rimandato troppo a lungo. Mi duole annunciare che questa è la fine. Io me ne vado. Vi saluto dal più profondo del cuore. Addio.”
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