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Il caporalato frena la crescita economica dei nostri territori. A Catania, la Rete dei comuni si unisce contro lo sfruttamento lavorativo

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Venerdì scorso, la conferenza provinciale del progetto “P.I.U.Su.Pr.Eme – Percorsi Individualizzati di Uscita allo Sfruttamento”

Ripensare ai migranti come una risorsa capace di incidere sulla crescita economica dei territori, ma soprattutto come persone a cui garantire diritti e doveri. È questo il terreno comune del dibattitto mosso attorno alla prima conferenza provinciale del progetto “P.I.U.Su.Pr.Eme – Percorsi Individualizzati di Uscita allo Sfruttamento”, che venerdì scorso, negli spazi della Biblioteca Vincenzo Bellini di Catania, ha acceso i riflettori su un tema caldo: lo sfruttamento lavorativo e il caporalato, vere e proprie piaghe che impediscono lo sviluppo.

Unanime il sentimento espresso dai partecipanti, oggi più che mai serve costruire e replicare modelli in cui l’inclusione delle persone che arrivano nella nostra terra sia reale. La guerra in corso e le sfilaccianti politiche di sviluppo internazionali chiamano all’appello processi istituzionalizzati di accoglienza.

«Siamo molto soddisfatti – ha dichiarato Lucia Leonardi, Direttore “Direzione Famiglia e Politiche Sociali” – dei risultati che abbiamo raggiunto con il progetto. In un anno abbiamo dato risposta a più di 400 persone, messo al centro la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema del caporalato e attivato unità mobili che in tutta la provincia mettono in campo i servizi offerti dal Polo Sociale Integrato. Parliamo di best practice che verranno raccontate il prossimo 22 novembre in una conferenza a Bruxelles, nella quale proprio Catania è stata invitata a raccontare ciò che facciamo attorno alle politiche di accoglienza».

Risultati intensi, dunque, quelli raggiunti dal progetto. Venticinque sono i Comuni, nel territorio catanese, che hanno siglato un protocollo d’intensa, impegnandosi in prima linea a dare vita e forma a un sistema di co-progettazione reale dove pubblico e privato interagiscono per il bene comune. L’obiettivo è, infatti, replicare nei territori il modello del Polo Sociale Integrato giù esistente da tempo a Catania e Scordia, un luogo dove gli stranieri ricevono assistenza su diversi filoni: diritti legali, diritti alla cura, formazione, orientamento, servizi di mediazione e disbrigo pratiche, accesso al lavoro.

«Ci ritroviamo a mettere alla luce un progetto che è determinante per i tempi che stiamo vivendo – ha aggiunto Francesco Carchedi, Università La Sapienza di Roma –. Serve debellare i fenomeni del caporalato e dello sfruttamento lavorativo, altrimenti il rischio è che gli stranieri scappano via, come sta già succedendo, verso condizioni migliori. A risentirne è certamente tutto il sistema economico che si regge anche sul settore agricolo dove tali fenomeni sono più accessi».

In questo quadro critico, sono proprio le aziende ad essere decisive. «Il dato sconcertante è che il caporalato è diffuso soprattutto tra le grandi aziende», ha sottolineato Jean René Bilongo, Presidente dell’Osservatorio Nazionale “Placido Rizzotto” e testimonial per eccellenza nella lotta contro il caporalato, poiché vissuto in prima persona. Intenso l’appello che Bilongo lancia: «sì alla co-progettazione, poiché decisiva nelle politiche di sviluppo, ma soprattutto serve che le aziende siano chiamate a costruire tavoli concreti di dialogo e operatività. Non possiamo rischiare che lo sfruttamento della Persone e del lavoratore siano quotidianità per le aziende».

Hanno partecipato alla conferenza: Michela Bongiorno, Dirigente Servizio 3° Dipartimento Regionale Famiglia e Politiche Sociali, Angela Pennisi, Polo Sociale Integrato di Catania, i rappresentanti di CIGL e CISL, INPS, Dorotea Grasso (INPS), Francesco Corsaro, Direttore della Direzione Territoriale del Lavoro.

I Comuni che hanno siglato il protocollo sono: Aci Catena, Acireale, Adrano, Biancavilla, Bronte, Caltagirone, Castel di Iudica, Castiglione di Sicilia, Giarre, Gravina di Catania, Grammichele, Licodia Eubea, Linguaglossa, Mascali, Mascalucia, Misterbianco, Paternò, Piedimonte Etneo, Raddusa, Ramacca, S. Michele di Ganzaria, San Cono, Scordia, Valverde, Vizzini.

Si conclude la prima fase del progetto, si rafforza il bisogno di guardare al futuro, alla sussidiarietà dei nostri territori. Il Polo Sociale Integrato di Catania è già al lavoro per costruire iniziative concrete contro il caporalato e lo sfruttamento come quella di ammettere alle gare per le mense scolastiche solo Aziende iscritte alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità.

“P.I.U.Su.Pr.Eme” è un progetto promosso da: Consorzio Il Nodo, Cooperativa Sociale Prospettiva, Consorzio SOL.CO. – Rete di Imprese Sociali Siciliane, Cooperative Sociali Iride e I Girasoli.

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Iene Sicule

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