Una cosa su cui non si può sottilizzare nel caso Palamara è sicuramente il dissolvimento definitivo del sistema correntizio nell’ambito della magistratura italiana. Se non si comprenderà questo dato lampante pochi passi si faranno in direzione di una riforma del Csm e della modalità di elezione dei componenti togati. La correntocrazia tipica di una sensibilità politica risalente agli anni sessanta e settanta era differente e, oggi, mal si concilia con il bisogno urgente di ristabilire una forte indipendenza e una migliore autonomia dell’organo di autogoverno e dell’intero sistema giudiziario. Le varie fazioni di politica giudiziaria che si fronteggiano per acquisire “un posto al sole” e così decidere nomine, carriere, trasferimenti e sanzioni nell’ambito giudiziario sono nate in un periodo storico in cui forte era l’ideologizzazione del ruolo del giudice.
Un momento in cui lo scontro ideologico e culturale nel Paese si trasferiva pesantemente dal livello politico a quello istituzionale invadendo e condizionando il sistema. Quell’intreccio poi tra membri togati e laici eletti dal parlamento sulla base della cultura politica di appartenenza è sempre esistito, inutile nascondersi dietro una foglia di fico e adesso il problema diviene quello di impedire questa “commistione” che può produrre danni letali e favoritismi di potere. Quindi occorre guardare in faccia la realtà è puntare allo scioglimento definitivo delle correnti giudiziarie che non sono state istituite da nessuna legge e mettersi in testa della possibilità di giungere anche ad un sistema misto con il sorteggio nella scelta dei componenti del Csm.
Dal mio punto di vista abrogherei anche l’elezione dei laici dal Parlamento lasciando questa prerogativa di nomina solo al Presidente della Repubblica. Naturalmente il giudice non può vivere in una campana di vetro.Tuttavia occorre ridare credibilità e fiducia ad un sistema giudiziario che oggi sembra avvolto da una linea d’ombra e consentire, in tal modo, di renderlo autorevole, autonomo e indipendente in una moderna e rinnovata logica della divisione dei poteri.
Rosario Sorace.
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