C’è un vario ed articolato florilegio di frasi fatte partorite dagli ambienti della politica siciliana quando gli stessi vengono squassati da inchieste delle magistrature che ne evidenziano compromissioni con contesti mafiosi. Si ciancia genericamente di “difficoltà nella selezione della classe dirigente”, di “massima fiducia nei giudici e negli investigatori”, di “inconsapevolezza della statura criminale” di soggetti con cui ci si interfaccia in sede di campagna elettorale.Si tratta per lo più di fandonie buone per i meno avveduti trai gonzi. I partiti isolani che imbarcano acriticamente i ras del consenso lo fanno scientemente per una ragione aritmetica, per raggranellare voti a go go infischiandosene bellamente della provenienza o nettezza degli stessi. La fiducia che si esprime nei confronti della magistratura tradisce soltanto la consapevolezza di essere stati beccati con le mani della marmellata di preferenze procacciate con metodi infidi. E buone ultime le bubbole propalate da chi riferisce di non essersi immaginato che i propri interlocutori fossero emissari della malavita o dei clan locali fanno sghignazzare sino allo sfinimento, che chiunque in Sicilia sa chi si nasconde dietro taluni ceffi o dietro certi cognomi.
Luca Sammartino è l’ultimo cacicco del consenso di una pletora di potenti cui interessa meramente il potere per il potere. A qualsiasi costo e con qualunque mezzo. Usando le pratiche più opache e servendosi degli ambasciatori più opinabili (resta poi da capire chi si serve di chi, ma questa è un’altra storia.) Non basterebbero le righe che Iene Sicule mi offre per questa riflessione per scrivere il numero di amministratori locali del catanese che più che rispondere alla comunità che li ha eletti rispondono direttamente al loro dante causa, Sammartino appunto. Rando è solo l’ultimo di cui sta parlandosi per la tempesta giudiziaria che ha travolto Tremestieri ma viene il sospetto che certe pratiche possano essere state mutuate altrove. Si ipotizza che i clan che controllano voti a bizzeffe convoglino le loro preferenze su taluni candidati sponsorizzati da big della politica regionale che per il tramite dei suddetti candidati – una volta eletti – beneficino le cosche medesime con appalti e favori assortiti ? Non ci sembra uno schema troppo complesso quanto vieppiù una pratica immaginabile in contesti poveri come quelli siciliani dove il voto va al miglior offerente, amministratori disonesti si ingrassano, politici nazionali, che incrementano le loro carriere, gongolano. Tutto si ripete immutabile e sempre uguale a se stesso. Tra frasi di circostanza, pelosi distinguo, capelli spaccati in quattro ed amenità varie per tirare a campare
Sino al prossimo scandalo.
Saluti disincantati
Luca Allegra.
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