Il dramma di Saro Puglia: abbandonato da tutti, a cominciare dallo Stato


Pubblicato il 10 Dicembre 2011

L’Imprenditore vitivinicolo al centro di un caso di cui la nostra testata si è occupata. Tardano ad arrivare i fondi, in mille difficoltà. Un’impresa rischia il tracollo, con la perdita di posti di lavoro e….della dignità delle persone. Ecco gli ultimi sviluppi…Al di là delle belle parole, delle frasi da convegno, quale sensibilità mostrano, quotidianamente, gli organi dello Stato di fronte ai problemi reali delle persone vittime del racket e dell’usura?Per Rosario Puglia (nella foto), imprenditore vitivinicolo di Linguaglossa, niente o quasi. Lo dice apertamente. Una vicenda di cui ci siamo occupati, quella legata a Puglia, personaggio che attira molto critiche, anche a chi scrive, ma la cui storia, scavando, emerge nel contesto di una realtà di solitudine e di attenzione non adeguata di magistratura e Prefettura. Adesso, le cose stanno precipitando: “sono pronto a consegnare le chiavi dell’azienda al Prefetto Francesca Cannizzo. Quindici persone saranno, mio malgrado, a spasso”.Ha scritto di getto agli organi di stampa:”Ho letto sulla ‘Sicilia’ del 2 dicembre 2011 la notizia che chi denuncia ha delle agevolazioni.Non è vero!Mi chiamo Rosario Puglia titolare delle aziende “Cantine Don Saro srl” e “Azienda Vitivinicola Don Saro” che hanno sede operativa a Linguaglossa e sede legale a Catania; ho denunciato estorsori e usurai, ho denunciato notai e direttori di banca loro complici, ma non ho ricevuto alcun aiuto, nè una parola di solidarietà.Dal 2008,ho ricevuto e continuo a ricevere altre avvisaglie, altre minacce, hanno attentato alla mia vita; nonostante tutto e tutti ho continuato a lottare, hanno bruciato delle attrezzature, non ultima la mia azienda ha subito un incendio.Ho ricevuto la minaccia di non presentarmi il 6 dicembre, davanti al Giudice di Pace di Linguaglossa. Il Comune di Linguaglossa è “latitante”, anzi tutti i Linguaglossesi cercano di evitarmi.Mi chiedo dove sono le Istituzioni, dov’è la giustizia, dove sono le Associazioni che attraverso i media dichiarano di essere vicini a quanti hanno subito e subiscono aggressioni malavitose, pubblicando grandi informazioni del tutto prive di fondamenta.Nessuno comprende il nostro stato di bisogno e di isolamento.Ormai ho perso, chiudo la mia azienda e sono costretto a licenziare 15 persone perchè non posso più garantire loro uno “stipendio”E’ inutile lottare da soli, anche questa volta hanno vinto loro!”

Cos’è successo? Il 22 novembre scorso, nei locali della cantina, a Linguaglossa, si è sviluppato un incendio, presumibilmente a causa di un corto circuito, che ha provocato la distruzione del quadro elettrico generale e di tutti i sottoquadri, rendendo inefficace l’apporto dell’energia elettrica, per cui si è dovuto sospendere l’attività produttiva. Dai rilievi fatti dai tecnici, è venuto fuori l’esigenza di una notevole spesa per riattivare le attrezzature elettriche e per riprendere la produzione di vino.Insomma, ci vogliono molti soldi. Puglia, vittima del racket e dell’usura, riconosciuta dalla Prefettura, che gli ha concesso due volte (l’ultima proroga di 300 giorni è del 12 settembre scorso) la sospensione dei termini delle eventuali azioni contro di lui dei creditori, ha diritto ai fondi previsti dalla legge per chi versa in queste condizioni: ma i fondi non arrivano. Non solo: il Tribunale di Catania ha rigettato un provvedimento urgente in danno dell’Enel per evitare che venisse interrotta la fornitura di energia elettrica nella cantina e negli uffici di Puglia. In relazione all’incendio subito, l’imprenditore, fra l’altro, ha inviato all’impresa responsabile della collocazione del quadro elettrico un telegramma in cui è scritto: “denuncio mancato rispetto da parte vostra delle regole d’arte e delle norme di legge nella collocazione del quadro elettrico generale di comando e di tutti i sottoquadri nonché dei relativi cavi… denuncio mancanza rispetto norme di sicurezza nella collocazione delle plafoniere nonché la mancata consegna dello schema dei suddetti quadri e la certificazione voluta dalla legge che sta comportando notevoli difficoltà nella individuazione e riparazione dei gravi guasti…”Per questo ha scritto, anche con il suo legale, l’avv. Lina Arena, al Prefetto. E attende risposte. Ma quando? Eppure, con la sospensione dei termini, si era arrivati ad una sorta di “barriera” per consentire di poter continuare l’opera di “risalita” della propria attività, già presa di mira da fatti criminosi. Non a caso, la Prefettura ricorda nel provvedimento di concessione della sospensione che Puglia ha denunciato “gravi fatti criminosi, di natura estorsiva, usuraia ed intimidatoria…”.Intanto, però, anche questa sospensione dei termini concessa dalla Prefettura incontra intoppi e difficoltà. Come di recente, di fronte all’azione di un proprietario terriero contro Puglia, che ha in affitto il terreno. Ha scritto l’avv. Lina Arena al Prefetto e VicePrefetto di Catania: “…dobbiamo lamentare inoltre le difficoltà incontrate nell’invocare l’applicazione in sede giudiziaria della sospensione dei termini contrattuali e processuali di cui alla legge 44 del 1999. C’è una resistenza incredibile da parte della magistratura nel riconoscere la natura speciale della citata legge che dovrebbe comportare una necessaria copertura momentanea del soggetto e del patrimonio tutelato nel superiore interesse dell’ordine pubblico. Il fatto che il soggetto protetto invochi la moratoria viene interpretato come una comoda scappatoia che induce a sospettare chi, in perfetta buona fede, ha invece rispettato il disposto della legge ed atteso che si procedesse al pagamento delle somme dovute grazie alla possibilità offerte con l’ammissione del Puglia al Fondo speciale di garanzia….”Ricordiamo che dopo una denuncia di Rosario Puglia, qualche mese fa, era stata notificata in carcere un’ordinanza di custodia cautelare per usura e tentata estorsione all’imprenditore Giovanni D’Urso, coinvolto nell’inchiesta “Iblis”. Il Riesame ha confermato la misura. Si attendono le motivazioni.Di questi tempi, nella Sicilia “sonnolenta” e talora omertosa, quel che ha fatto Puglia va sottolineato. Continua la sua opera l’imprenditore, malgrado gli atti intimidatori che ha subito e le maldicenze sul suo conto: certamente, in passato, Puglia non è stato uno “carmelitano scalzo”, ma quanto fatto in questi ultimi anni, in termini di denuncia del racket, è da elogiare. Seguiremo ancora la sua storia.iena benanti


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