IL “FAR WEST” chiamato Catania e gli eroici vigili urbani che mettono a rischio la propria pelle ogni giorno

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Le drammatiche condizioni di lavoro della polizia municipale senza mezzi e vittime di aggressionidi Iena Ambulante, Marco Benanti

Sembra il palcoscenico di un film western, con gli indiani che colpiscono all’improvviso calando dai monti, magari con una freccia acuminata, invece, siamo a Catania, periferia, nell’autorimessa dei vigili urbani. Di recente, un ispettore della Polizia municipale ha subito il danneggiamento del proprio veicolo parcheggiato all’interno della sede del Corpo ovvero una vecchia scuola la “G. Ungaretti” dichiarata inagibile per i ragazzi, ma non per i vigili. Insomma, una sicurezza.

Qualcuno ha lanciato un sasso da oltre il muro di cinta della ex-scuola: nessuno lo ha visto, non hanno funzionato nemmeno le telecamere. Un “fantasma” che poteva rompere la testa ad una persona. Per fortuna, è andata “bene”. E’ stata colpita soltanto l’auto, sul parabrezza. Del resto, in inverno, con la pioggia battente o in estate, a 40° gradi, le macchine del corpo nella rimessa comunale restano senza protezioni alcuna: non ci sono coperture nel parcheggio. Qualcuno, ironicamente, ha proposto ai vigili di usare un elmetto o un ombrello tutto l’anno….

Problemi di periferia, si dirà. E invece, no, perché in centro è anche peggio. Non a caso, di recente, due ispettori della “municipale” sono finiti all’ospedale per un’aggressione di gruppo, scaturita per un banale invito a mettere la museruola ad un cane! Insomma, motivi futili che producono reazioni inconsulte, da “legge del branco”, animalesche, appunto. E tutto questo, in pieno giorno, in un luogo molto frequentato come la villa Bellini e nessuno pare aver visto o sentito. Insomma, omertà o quasi. Per fortuna, le indagini sembrano aver fatto luce sul responsabile dell’accaduto, che parrebbe sia un giovane di 24 anni. Il sindaco Raffaele Stancanelli fa appelli al senso civico, ma, mentre lui parla, la situazione del corpo dei vigili urbani è drammatica.

Questi sono soltanto alcuni esempi di come si vive nella “municipale” sotto l’Etna. A Catania la vita per loro urbani resta sempre difficile: qualche tempo fa, si era saputo che mancava anche la benzina per le auto: soluzione? Macchine elettriche, una decina, raccolte in pattuglie, in giro per assicurare un controllo appena decente del territorio. Problema risolto, ma ne vengono fuori tanti, alcuni “storici”, mai risolti, anche alla luce della crisi delle casse comunali. Ma, talora, più spesso per mancanza di volontà politica.

Dal sindacato viene l’ennesimo allarme: lo hanno fatto dirigenti e componenti della segreteria della funzione pubblica Cgil. Come l’ispettore Maurizio Gambera, che ha denunciato il “volo” del sasso nell’autorimessa all’Autorità Giudiziaria. Un sasso che avrebbe potuto colpire chiunque e che gli è costato una riparazione di parecchie centinaia di euro. “In ballo –afferma Gambera- c’è la concreta applicazione del decreto 81/08 che regola la sicurezza nei luoghi dove si lavora, ma noi pendiamo anche alla tutela della salute in genere. Ad esempio, le visite mediche ai componenti del corpo di polizia municipale vengono eseguite senza l’esitenza di un mansionario, quindi nulle in riferimento alla legge 81/08”.

Il segretario generale della Fp Cgil Gaetano Agliozzo non usa mezzi termini: “c’è un evidente carenza di personale, eccessivo autoritarismo individuale su cui vene basata l’organizzazione stessa del corpo dei vigili urbani, difficoltà relazionali in cui versa la trattativa decentrata, innumerevoli sanzioni disciplinari spesso vuoti di contenuti o prive di reale fondamento, e soprattutto, indisponibilità del dirigente del corpo alla pianificazione mediante concertazione delle varie problematiche presenti all’interno della direzione e relative al personale”.

Santo Nicotra, anche lui della segreteria del sindacato, sottolinea che i vigili catanesi” non possono programmare la loro vita lavorativa e privata, poiché vengono a conoscenza dei turni solo nel pomeriggio dopo le 14, previa telefonata. Senza programmazione è ovvio che il servizio cala notevolmente di qualità…”. La Fp Cgil acconta anche di dieci amministrativi trasferiti nel corpo, e formati (e trasformati) come dei veri e propri poliziotti municipali. Peccato che non sono adibiti a funzioni su strada, luogo “caldo” dove serve più personale.

Melina Gialli, ad esempio, spiega come le assunzioni siano bloccate da troppi anni: “Dal 1990 nessun concorso esitato, ma neppure nessuna progressione verticale. C’è un comandante e poi c’è la base. E i gradi intermedi? Siamo nati come agenti, ma molti di noi avrebbero la possibilità di salire di grado, e invece tutto è bloccato”.

C’è poi il problema delle sanzioni disciplinari che, secondo il sindacato, sarebbero applicate “in maniera unilaterale, intimidatoria e vessatoria, e sembrano rasentare una rispondenza fedele alle normative comportamentali previste. A tali sanzioni, che presuppongono un rispetto estremo dei regolamenti e quindi dei doveri dei lavoratori, non corrisponde però il rispetto altrettanto pedissequo dei più elementari diritti degli stessi lavoratori. In alcune direzioni, addirittura, anziché procedere nei confronti del dirigente inadempiente, si procede contro i lavoratori i quali sconoscono il codice disciplinare”. Ma anche degli orari di lavoro, “che -spiega Gaetano Celano- ai sensi del contratto nazionale dovrebbe essere ridotto da 36 a 35 ore, e delle mancate risposte alle richieste effettuate dalla direzione”.

Ma c’è di più. Denuncia la funzione pubblica Cgil: “risulta, da documentazione in possesso di questa Segreteria, che l’amministrazione comunale di Catania, a monte del rimborso da parte dell’Inail dei periodi di infortunio comprensivi del salario accessorio, effettivamente remuneri i dipendenti infortunati come se fossero in malattia escludendoli dal rimborso del salario accessorio. Si precisa che l’amministrazione comunale, a seguito di contrattazione, ai sensi dell’art. 70 del Testo Unico DPR 1124/65, viene rimborsata dall’Inail al posto del lavoratore, e col suo comportamento si appropria, impropriamente, di parte dello stipendio (salario accessorio) che compete al lavoratore infortunato. Allo stato i dipendenti hanno inoltrato formale richiesta all’Inail per il riconoscimento del salario accessorio degli ultimi dieci anni così come previsto dalla norma senza però avere ancora ricevuto alcuna risposta”. Roba da Procura della Repubblica?

In più, un ufficio fondamentale come l’Utu (Ufficio urbano del traffico), sottolinea Gaetano Algozzino “si vede degradare da direzione a servizio ordinario, sottoposto alla direzione generale, quando la norma prevede che a ordinarlo ci sia un ingegnere specializzato. In più, la Filt Cgil segnala che il corpo è funestato da una serie di svantaggi di non poco conto”.

Al cronista che gira negli uffici e nelle vie, chi indossa la divisa di tutore dell’ordine stradale racconta storie di degrado e di violenza. Come accaduto al quel vigile, intento a compilare il modulo riguardante l’ennesimo incidente: era stato costretto, però, a cercare una luce, sotto un lampione di fortuna, perché la strumentazione per illuminare, prevista per questi casi non era funzionante. All’improvviso la tragedia sulla tragedia: un motociclista, sopraggiunto sul luogo del primo incidente, quasi completamente al buio, si è aggiunto alla tremenda lista di vittime della strada a Catania. E’ solo il destino? Di chi la responsabilità?

Venire a contatto con il mondo della Polizia municipale significa scoprire una realtà drammatica e utilizziamo questo termine coscienti che non si tratta di facile allarmismo: oggi, a Catania, la condizione del vigile urbano, nelle sue varie funzioni istituzionali, a cominciare naturalmente dall’opera di controllo sul territorio, è al limite della sopportazione.

Si rischia in prima persona: l’insicurezza è pane quotidiano, ma non solo. Ci sono problemi strutturali, dal personale sottodimensionato (450 uomini al lavoro, in generale, nel corpo, quando ne occorrerebbero quasi il doppio) per numero, con una media d’eta alta, al concorso atteso da anni (gli ultimi ingressi nel corpo risalgono al 1990, l’ultimo concorso bandito è solo per circa 116 unità, ma di fatto è bloccato su disposizione della legge Finanziaria) dal parco auto, insufficiente e spesso con veicoli mal funzionanti o non proprio omologati (insomma, un vigile potrebbe multare l’auto di un collega!). Problemi aperti anche per il vestiario d’ordinanza, ridotto all’osso, con conseguenti spese private in materia, magari al mercato della fiera.

Ma c’è di molto peggio: il clima attorno ai vigili è spesso di ostilità aperta, al limite (e forse anche oltre) dell’insulto facile, della minaccia e, talora, dell’aggressione fisica! La reazione scomposta può arrivare così dal “cattivo ceffo” come alla “persona perbene”: anche per un banale divieto di sosta il vigile può rischiare molto e soltanto per avere fatto il proprio lavoro, per uno stipendio (1300 euro al mese comprensivo di tutte le indennità, pagato magari con un ritardo anche di quindici giorni) e una condizione contrattuale tutta da rivedere, in nome di un ruolo ormai misconosciuto. Sindaco e Prefetto vorranno dire qualcosa?

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Redazione Iene Siciliane

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