Il nuovo libro di Francesca M. Lo Faro, “Le scienze, la politica, la città. La Botanica a Catania in età risorgimentale”

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Perché due secoli fa alcuni botanici andavano a raccogliere le piante che crescevano accanto ai resti archeologici? Perché vari medici erano convinti che bisognasse nutrirsi e curarsi con le erbe locali? Perché taluni naturalisti non amavano le piante esotiche e vantavano, invece, le piante indigene e la loro “patria” vegetale? Perché i frequentatori di giardini e di orti botanici esprimevano opinioni politiche difendendo le peculiarità native e il particolarismo locale?

A tali domande risponde questo volume che – con il pretesto di conoscere i presupposti che portarono alla fondazione dell’Orto botanico dell’università di Catania – indaga la storia dell’Ottocento partendo da un particolare punto di vista, quello della botanica e delle scienze naturali, per ricostruire qualche aspetto inedito del Risorgimento. Difatti, attraverso questa speciale “chiave di accesso”, l’autrice è entrata in un mondo sinora quasi totalmente sconosciuto, i cui protagonisti sono Catania, i laboratori chimici e le farmacie, le sperimentazioni fatte in campo agrario, lo studio universitario delle scienze.

Assoluti protagonisti sono gli orti botanici privati che uniscono l’utile al bello e mostrano l’amore verso la natura e con esso una particolare visione antropo-botanica, legata agli echi di una curiosa tradizione magico-superstiziosa, giacché alcuni naturalisti catanesi sono persuasi che vi sia un legame – una sorta di fluido, un principio unificante – che concatena e armonizza territorio, persone e piante. Ritengono, inoltre, che sia l’Etna a dare una specificità ai siciliani.

Quando poi descrivono i particolari caratteri della flora etnea ed isolana, essi più volte fanno emergere la percezione del necessario rapporto tra fatti fisici e antropici, con l’integrazione tra paesaggio e storia. Facile intuire come tali deduzioni possano sfumare in una corrente di pensiero tesa all’esaltazione delle specificità locali, anche in senso politico, come dimostra in parte lo sviluppo delle vicende politiche del tempo.

La ricerca di Francesca M. Lo Faro è dunque fortemente ancorata alla dimensione locale.

Nelle pagine del suo saggio sono molti i richiami alle vicende politiche e ai personaggi del tempo. Sfilano i notabili e i principali uomini di cultura della Catania del XIX secolo – Micio Tempio, Carlo Gemmellaro, Vincenzo Cordaro Clarenza, Giovanni Verga – accompagnati da personaggi minori e oggi misconosciuti ma non per questo meno importanti per ricostruire un’epoca: i chimici Giuseppe e Gaetano Mirone, l’economista Alessio Scigliani, i medici Salvatore e Placido Portal, il farmacista Gaetano De Gaetani, i patrioti ed esuli Roberto Sava e Giacomo Sacchero. A costoro si aggiungono due “forestieri” che si trovarono a vivere a Catania, dove innovarono profondamente le scienze e non solo nel campo della botanica: Paolo Assalini (medico e primo chirurgo di Napoleone Bonaparte) e Cesare Borgia (naturalista e fratello di un generale di Gioacchino Murat). Troneggia su ogni altro e non poteva essere altrimenti, Francesco Tornabene, il luminare di botanica dell’ateneo catanese che contribuì più di ogni altra autorità accademica a creare l’Orto universitario, di cui divenne primo direttore.

In estrema sintesi Le scienze, la politica, la città descrive il contributo dato dagli scienziati nella costruzione della comune cultura dell’epoca e coglie l’opportunità offerta dalla celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia per fare una riflessione storica intorno agli ideali che animarono la stagione del Risorgimento italiano.

Francesca M. Lo Faro è nata a Catania, dove vive e lavora. Dottore di ricerca in storia moderna, ha svolto indagini inerenti l’organizzazione della polizia borbonica, la Rivoluzione napoletana del 1799, la formazione della classe dirigente in età napoleonica. I risultati di tali ricerche – inserite in molteplici progetti di ricerca promossi dagli atenei di Napoli, Salerno, Foggia, Bari, Potenza, Messina, Milano – sono confluiti in saggi e pubblicazioni su riviste storiche.

Ha collaborato alla redazione del Dizionario Biografico degli Italiani Treccani ed ha partecipato come relatrice a convegni, in Italia e all’estero. Autrice di articoli di divulgazione storica, in riviste e quotidiani a stampa o on-line. I suoi più recenti filoni di ricerca riguardano i rapporti tra medicina e politica (con un saggio sul patriota Carlo Maggiorani edito a Roma, da Gangemi, nel 2004), la storia delle professioni tecniche (ad ingegneri e architetti ha dedicato un approfondito scritto, inserito nel volume Storia e misura, cura di Renata De Lorenzo, edito a Milano, da Franco Angeli, nel 2007), la polizia sanitaria in rapporto ai ritrovati della chimica (nell’ambito dei seminari di studio organizzati da Livio Antonielli e dalle università di Messina e Milano).

In fase di stampa è “L’azione destabilizzante della corte Borbonica in Sicilia”, in” Ordine e disordine. Amministrazione e mondo militare nel decennio Francese”, seminario di Vibo Valentia, 2-4 ottobre 2008, a cura di Renata De Lorenzo e Fabio Cozzetto, Napoli, Giannini. Il prossimo numero della prestigiosa rivista Arte Documento” conterrà un suo saggio, dedicato al disastroso incendio, nel 1811, delle tombe normanne nel Duomo di Monreale.

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Redazione Iene Siciliane

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