di Marco Benanti, grande ienaInformazione a senso unico? Non spetta a noi dirlo, ma lasciamo al lettore ogni valutazione sul caso di cui stiamo per raccontarvi. “La Sicilia”, il giornale del potente Mario Ciancio, si è reso autore di una clamorosa “svista” (o di una vera e propria censura?) nel resoconto sull’audizione del collaboratore di giustizia Gaetano D’Aquino, sentito all’interno del processo per voto di scambio che vede imputati il governatore Raffaele Lombardo e suo fratello Angelo.Cos’è accaduto? Ad un certo punto del suo lungo racconto, il collaboratore di giustizia ha rivelato che Angelo Santapaola, figura di vertice nell’omonimo clan e cugino di primo grado del boss Benedetto detto Nitto, gli avrebbe confidato che, alle elezioni regionali del 2006, non sosteneva l’Mpa di Raffaele Lombardo, ma bensì Pippo Limoli, deputato regionale del Pdl, ai tempi candidato ed eletto nella lista di Forza Italia. Limoli (parlamentare regionale tra i più fidati del gruppo che fa riferimento al senatore Pino Firrarello) in quell’occasione, lo ricordiamo, risultò poi eletto con 12.244 preferenze, secondo solo al collega di partito Nino D’Asero.Il pubblico ministero, il procuratore aggiunto Carmelo Zuccaro insieme all’aggiunto Michelangelo Patanè, lo hanno incalzato e gli hanno chiesto di raccontare nel dettaglio l’episodio in cui apprese che Angelo Santapaola alle regionali del 2006 sosteneva Pippo Limoli. D’Aquino ha spiegato che si tratta di una conoscenza diretta visti i buoni rapporti che il clan Cappello stava instaurando in quel periodo con la famiglia Santapaola e nello specifico con Angelo Santapaola.L’incontro fu “casuale -ha raccontato d’Aquino- anche se ci incontravamo ogni giorno, lui era con Nicola Sedici e Filippo Crisafulli. Io mi accompagnavo con Antonio Aurichella. Non mi ricordo se è stato prima Angelo Santapaola a parlare di Pippo Limoli o noi del Mpa”. E ha aggiunto D’Aquino: “La circostanza nasce quando al Bingo c’era Santo Scardaci di cui ero molto amico, io ci andai (da Angelo Santapaola, ndr) per raccomandare la vita di Santo Scardaci. Da lì si parlò del sostegno ad alcuni politici, Pippo Limoli e l’Mpa. D’Aquino spiega chiaramente che in quella circostanza chiese aiuto ad Angelo Santapaola per salvare la vita al suo amico Santo Scardaci reo -a suo dire- di aver messo gli occhi sul bingo di piazza Alcalà e la famiglia Santapaola non aveva gradito. “L’arte” della manipolazione non è affare solo di stati totalitari: un tempo, nel periodo buio del terrore staliniano i “nemici” politici o gli “amici” caduti in disgrazia venivano sistematicamente “tagliati” fuori dalle cronache: talora si ricorreva al “taglio” dalla foto e…clic il “nemico” o l’ “amico” finito male scompariva.Questo è stato detto e questo noi abbiamo riportato: bene, su “La Sicilia” del giorno dopo, 28 aprile, questo non lo troverete nell’articolo pubblicato a resoconto dell’udienza (sotto vi pubblichiamo il pdf dell’articolo in questione): il nome di Pippo Limoli è scomparso! “Tagliato” via tutto questo passaggio. Restano, però, le dichiarazioni contro l’Mpa, Lombardo e Pistorio.Sarà stata magari una dimenticanza? Saranno state giudicate forse irrilevanti queste dichiarazioni? Possibile, anche se poco comprensibile visto che si tratta di personaggi pubblici, politici con ruoli istituzionali. Ci chiediamo perché se si parla di politica accusata di avere rapporti con la mafia si parla di taluno e si tace di altri? Perché ricorrere a “due pesi e due misure” di fronte a situazioni analoghe? Ce lo chiediamo perché la completezza dell’informazione è fondamentale per evitare strumentalizzazioni e magari un uso distorto della notizia.Registriamo, pertanto, soltanto gli eventi e le coincidenze che vogliono che di un esponente del Pdl, accusato di vicinanza alla mafia di rango di Catania (non sappiamo se vero o falso, esiste comunque la parola di un collaborante), non si faccia menzione, a differenza di quanto avviene per altre forze politiche, a cominciare dall’Mpa, avversario del Pdl, in un articolo che fa da resonconto ad un’udienza importante di un processo di grande impatto mediatico. Tutto normale? Chissà, certo il sospetto non dovrebbe essere mai l’anticamera della verità, ma, talora, se non è l’anticamera sembra poterne essere almeno… la soglia.Scarica / visualizza documenti:(La Sicilia) sabato 28 aprile 2012
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