Il pentito Gaetano D’Aquino oggi ha deposto per circa quattro ore incalzato dalle domande dei pm Zuccaro e Patanè


Pubblicato il 27 Aprile 2012

Parla il collaboratore di giustizia Gaetano D’Aquino…

Di Iena Marco Benanti

Un quadro generale di degrado civile e di povertà materiale, in cui i clan mafiosi cercano di infiltrarsi per ottenere vantaggi: ma non solo lavori pubblici, anche licenze per posti al mercato, controllo di esercizi commerciali, come bar o nuove iniziative come il “Bingo” di piazza Alcalà, a pochi metri dal porto di Catania. Questo il contesto in cui il collaboratore di giustizia Gaetano D’Aquino, già esponente di spicco del clan Cappello, ha raccontato, stamane, davanti al giudice Michele Fichera, della quarta sezione del Tribunale di Catania, nell’ambito del processo per reato elettorale contro i fratelli Angelo e Raffaele Lombardo (presente in aula, nella foto con il suo legale, il prof. Guido Ziccone), quanto sarebbe avvenuto nel 2006. Un periodo elettorale molto intenso, con due “tornate”, aprile per le nazionali, maggio per le regionali, “inframmezzato”, fra l’altro, dalla promozione del Catania calcio in serie A: il 28 maggio vincendo sull’Albinoleffe i rossazzurri furono promossi nella massima serie. Non solo, proprio quel giorno si votava per le regionali….Ma cosa accadde in quei mesi?Ecco cosa ha detto, fra l’altro, D’Aquino:”con Angelo Santapaola (cugino del capomafia Nitto, ucciso nel settembre del 2007, ndr) si parlava di votare l’Mpa, io venivo interpellato per conoscenza. Il Vaccalluzzo (Salvatore, ufficialmente imprenditore del mercato della ‘fiera’ a Catania, ucciso nel giugno del 2006) venne in contemporanea da me nonostante Angelo Santapaola appoggiasse anche un certo Pippo Limoli (Pdl, vicino al senatore Pino Firrarello, ndr)”Questi incontri avvenivano –nel racconto del “pentito”- in un bar del quartiere popolare catanese di San Cristoforo. “Ci incontravamo –ha aggiunto il collaboratore- ogni giorno, lui era con Nicola Sedici (ucciso con lui a settembre, ndr) e Filippo Crisafulli. Io mi accompagnavo con Antonio Aurichella (associato al clan Cappello, ndr). Non mi ricordo se è stato prima Angelo Santapaola a parlare di Pippo Limoli o noi a parlare dell’Mpa. Io e Pardo Orazio (anche lui del clan Cappello, ndr) abbiamo deciso di sostenere l’Mpa anche con Agatino Di Mauro detto ‘mangiaricotta’…. L’idea del sostegno all’Mpa avvenne poco dopo la sua nascita, io portai questa novità, io ne parlavo con Angelo Santapaola, Agatino Di Mauro”.Ma come avviene tutto questo? “La circostanza nasce quando al ‘Bingo’ (centro scommesse in piazza Alcalà, dell’imprenditore Alessandro Indovina, ndr) c’era Santo Scardaci di cui ero molto amico, io ci andai per raccomandare la vita di Santo Scardaci. Da lì si parlo del sostegno ad alcuni politici, Pippo Limoli e l’Mpa”Ma non solo: il giorno della partita Catania-Albinoleffe (28 maggio 2006, ndr) D’Aquino si sarebbe incontrato, in un bar del centro, anche con Alessandro Porto, attualmente consigliere dell’Mpa al comune di Catania. Oggetto dell’incontro: l’appoggio elettorale a Giovanni Pistorio, parlamentare dell’Mpa. Ma proprio quel giorno si votava per le regionali, le elezioni politiche si erano celebrate il mese antecedente. D’Aquino non è preciso sul punto, che si trattasse di regionali o politiche, ma assicura di essersi attivato per Pistorio.Per Raffaelel Lombardo, poi, ci sarebbe stato una “sollecitazione” elettorale riferitagli da Vaccalluzzo:”lavoravo nella cooperativa sociale ‘Creattività’ –ha detto D’Aquino- come sorvegliante in una cooperativa di spazzamento (un mondo di lottizzazioni e di pressioni politiche, nella descrizione del “pentito”, ndr). Uno dei più grandi usurai di Catania (Vaccalluzzo, ndr) mi nominò Raffaele Lombardo, non so che ruolo aveva. Mi diceva: Lombardo mi ha fatto fare un messaggio nel suo telefono e vuole appoggio politico. Io non glielo dò il sostegno, mi disse perché anni prima non aveva mantenuto la promessa di sistemare una ragazza (una delle figlie di Vaccalluzzo, ndr)…. L’omicidio di Vaccalluzzo è avvenuto nel maggio 2006 e prima che lo uccidessero mi aveva informato di questo contatto elettorale che era avvenuto tramite un messaggio proveniente da qualche segretario…”Nel racconto di D’Aquino, emerge la povertà del quartiere Cappuccini, dove lui avrebbe lavorato per appoggi elettorali, ricorrendo a Nino “Trippa”, Antonino Santonocito, un “giovane leone” del quartiere. Una “campagna” costatata circa 17 mila euro, con i quali, oltre che con le buste della spesa, sempre secondo il racconto di D’Aquino, sarebbero stati comprati voti.Alla fine, però, D’Aquino, “precario” sorvegliante di cooperativa, non avrebbe ottenuto vantaggi, né per sé, la stabilizzazione, né per altri. Le attese sue e di esponenti del clan di avere vantaggi, di vario genere, dall’appoggio politico non si sarebbero concretizzate pressocchè in nulla. Insomma, solo attese e vaghe promesse da politici. Prossima udienza il 15 maggio, a Bicocca, quando sarà sentito anche il boss Rosario Di Dio. Il 25 maggio è previsto il controesame.


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