IL PRIVATO ACCREDITATO SICILIANO QUESTO ILLUSTRE SCONOSCIUTO – MILENA GABANELLI E SIMONA RAVIZZA SBAGLIANO A CRITICARLO


Pubblicato il 09 Luglio 2024

Milena Gabanelli e Simona Ravizza sono senza dubbio due ottime giornaliste, le loro inchieste puntuali e verificate lo dimostrano ampiamente, spesso le abbiamo seguito con grande interesse riconoscendo coraggio e professionalità. Ma questa volta non siamo d’accordo con loro“. Lo afferma il Cimest (Coordinamento Intersindacale Medicina Specialistica di Territorio) nelle persone del presidente Salvatore Calvaruso e dei coordinatori Domenico Garbo e Salvatore Gibiino.

Noi non facciamo quello che ci conviene – continuano Calvaruso, Garbo e Gibiino – ma quello che siamo costretti a fare di fronte ad un SSN che funziona male, come tutti ormai ampiamente riconoscono. Il problema reale è che il privato accreditato effettua prestazioni che, parametrate a quelle del pubblico, sono quasi a costo zero. È infatti pagato con tariffe che risalgono all’ormai lontano 2002 che è perfino budgettato tanto che ad un certo punto del mese si dovrebbero bloccare le cure gratuite e farle diventare e pagamento. Le strutture sanitarie della Regione siciliana non possono soddisfare il fabbisogno, ammesso che la medesima Regione sapesse esattamente quale sia essendo da oltre quindici anni in piano di rientro. Nonostante ciò il privato accreditato siciliano effettua ugualmente la prestazione sanitaria abbattendo realmente le liste d’attesa e nonostante siano state stanziate delle somme integrative in realtà mai erogate. Basti dire che un elettrocardiogramma viene pagato 11 euro e un prelievo 50 centesimi. Inoltre il privato accreditato garantisce prestazioni 12 ore al giorno sull’intero territorio siciliano cosa che il pubblico non fa”.

“L’ulteriore beffa – concludono Calvaruso, Garbo e Gibiino – è che queste strutture non godono di nessuna agevolazione fiscale pur possedendo tutti i requisiti specifici per l’accreditamento, requisiti che periodicamente vengono attentamente verificate; situazione ben diversa rispetto alle farmacie che, secondo le nuove norme, dovrebbero fungere a pieno titolo da ambulatori medici”.


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