di Fabio Cantarella
Ha preso possesso dell’Ufficio da pochi giorni, ma il dott. Giovanni Salvi nel corso dell’incontro con la stampa ha già fatto capire di avere le idee chiare su come rendere più rapida ed efficiente l’attività della Procura della Repubblica di Catania. Com’è nel suo stile, che già in tanti apprezziamo, poche parole ma significative.
Il procuratore ha più volte dato prova di essere uno che pesa le affermazioni, dalla sua bocca non escono frasi buttate lì a caso, solo per dare l’occasione a qualcuno di riempire una pagina di giornale. No, niente di tutto questo, il dott. Salvi conferma di essere un uomo al quale piace esprimersi coi fatti piuttosto che con le parole. E lo aveva detto sin dal primo giorno. Addirittura sente il bisogno di chiedere agli operatori presenti di spegnere le telecamere, non c’è motivo di riprendere, non c’è nulla da dover comunicare all’esterno, l’incontro è solo per gli addetti ai lavori, Salvi vuol preannunciare come si svolgeranno i rapporti con la stampa d’ora in poi. A lui non piace apparire, il suo atteggiamento ribadisce, ai più duri di comprendonio, che fa sul serio quando sostiene che sarà il suo lavoro a parlarci di lui, una regola che dovrebbe valere per chiunque rappresenti lo Stato.
Chi conosce il sistema giudiziario catanese ha potuto dedurre che il neo procuratore sa già dove andare a mettere le mani per aumentare l’efficienza dell’ufficio assegnatogli dal Csm neanche un mese addietro. “Sto incontrando tutti i magistrati, uno per uno ma anche per gruppi di lavoro” -ha risposto a chi gli chiedeva come intendesse affrontare l’arretrato.
Ieri ha messo in chiaro diverse cose, la riunione con i giornalisti per certi versi ha assunto il tono del ‘patti chiari amicizia lunga’. “So che la comunicazione riveste un ruolo essenziale nel funzionamento di qualunque ufficio -ha chiarito Giovanni Salvi- ma vi dirò di più, comunicare all’esterno, in modo corretto, è soprattutto un dovere”.
Stop alle corsie preferenziali tra le testate giornalistiche. Lo ha subito anticipato il procuratore di Catania, colui che nell’immaginario dei catanesi è già diventato una sorta di papa straniero, tutti i mezzi di comunicazione saranno messi in condizione di lavorare e alla pari. Basta alle fughe in avanti e un taglio netto a certi privilegi discriminanti. E ne abbiamo visti tanti in passato a Catania. Come dire, tutta la stampa sarà uguale dinnanzi a lui. Specie, aggiungiamo noi, ma a nostro avviso lo ha lasciato intendere anche lui, quando l’interazione avviene col reale obiettivo d’informare il lettore-amministrato. Impresa non agile in una Catania abituata alle inchieste giornalistiche ad orologeria, molto spesso condite giusto per dare addosso al nemico del gruppo editoriale di riferimento.
La questione delle istanze ex 335 c.p.p. Al momento, a Catania, l’istanza, da parte della parte lesa o dell’imputato, diretta a conoscere lo stato di un procedimento penale e il magistrato che lo cura, può attendere anche un mese prima di essere evasa. Il dott. Salvi ha mostrato di conoscere bene la questione anticipando che molto presto l’affronterà e risolverà. Anche in queste piccole cose il neo procuratore trasmette un messaggio assai importante a chi ha orecchie per intendere e cioè che la giustizia non deve perdere di mira che non è altro che un servizio pubblico, certamente tra i più importanti ed essenziali, erogato in favore e a tutela della collettività. Ecco perché l’efficienza della Procura passa da un’ottima comunicazione e dalla celerità delle risposte al cittadino.
In materia di accessi al procedimento ex art. 335 c.p.p., ci permettiamo di sottoporre anche la questione di quei magistrati che, dopo diverse settimane dal deposito dell’istanza, ritengono di dover rispondere con un “non ci sono iscrizioni suscettibili di comunicazione”. Il tutto senza comunicare al denunciante il nome del magistrato che cura il procedimento, il numero identificativo dello stesso, lo stato in cui si trova. Assurdo, ma accade anche questo: un cittadino fa una denuncia e poi non può seguire il procedimento perché non gli viene consentito di sapere chi lo segue e in che fase si trova. E non ha importanza se è passato oltre un anno e mezzo dalla ricezione della denuncia da parte dell’Autorità Giudiziaria. In questi casi è pacifico che l’utente non può interagire con chi deve garantirgli il diritto alla giustizia.
Organico magistrati quasi a regime, c’è da affrontare il problema degli spazi all’interno del Tribunale. Qualche altro innesto e l’organico della Procura potrà ritenersi al completo. E’ già rientrato Sebastiano Ardita, un altro magistrato che non solo noi di ienesiciliane stimiamo tantissimo, fino a qualche giorno addietro dirigente del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, prima ancora tra i più apprezzati alla DDA di Catania. Il dott. Salvi ha sottolineato che ci sono tutti i presupposti affinché la Procura possa raggiungere risultati eccellenti, “in organico ci sono magistrati assai preparati e anche personale giudiziario di qualità. Come numero di magistrati siamo quasi al completo, il personale degli uffici andrebbe invece rinforzato”, ha detto. E poi ha aggiunto: “abbiamo piuttosto problemi logistici, come quello di ricavare gli spazi necessari, le stanze da destinare ai nuovi”. Bene, vogliamo vedere se in futuro ci saranno ancora magistrati che si permetteranno di giustificare i ritardi del loro ufficio adducendo la carenza di colleghi. Noi crediamo che il dott. Salvi non lo consentirà più.
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