Il sequestro per contrastare la criminalità organizzata, Giovanni Salvi:”Siamo in grado di pulire e gestire meglio di loro le aziende”

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di Fabio Cantarella, iena antimafia

Il sequestro di beni per 57 milioni di euro operato ieri l’altro, su iniziativa della Procura della Repubblica di Catania, dalla Direzione investigativa antimafia, guidata dal dirigente Angelo Bellomo, rappresenta un’importante svolta non tanto per l’ingente patrimonio sequestrato ma per le linee tracciate dal neo procuratore Giovanni Salvi che segnano un importante cambio di rotta. Salvi ha chiarito, senza mezzi termini, che per contrastare le organizzazioni criminali si punterà a colpire lì dove fa più male, ovvero sui patrimoni. E soprattutto non più solo beni immobili e auto di lusso, ma si punterà in modo deciso, ricorrendone i presupposti, anche a sequestrare le aziende.

“La Procura -ha detto il dott. Salvi- ha già dimostrato di saperle amministrare meglio, producendo utili e tutelando i posti di lavoro”. E su tutti cita l’esempio della positiva esperienza maturata negli ultimi anni dall’amministrazione giudiziaria applicata alle attività del “re dei supermercati” di San Giovanni La Punta. Insomma per il procuratore di Catania è importante sanare le imprese mantenendo i livelli occupazionali. “E poi- ha aggiutno Salvi parlando della corona di fiori rubata qualche giorno addietro dalla lapide di Pippo Fava- questa è la risposta che le istituzioni debbono dare a questo genere di oltraggio”.

Il capo dell’Ufficio requirente ha tenuto poi a sottolineare che compito della Procura è quello di operare i sequestri mentre il soggetto destinatario dei provvedimenti avrà comunque la possibilità di difendersi davanti al giudice.

A chi gli ha fatto presente che, secondo un rapporto recentemente pubblicato dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei patrimoni sequestrati e confiscati, in provincia di Catania solo il 27% dei beni sequestrati e poi confiscati viene realmente destinato, il dott. Salvi ha anticipato che pur non essendo una competenza del suo ufficio tuttavia si sta adoperando per interagire con gli organismi competenti al fine di dare una svolta anche a tale fenomeno. “Proprio alcuni giorni addietro -ha detto il neo procuratore- ho personalmente preso parte all’assegnazione di un bene confiscato alla mafia. E sto già lavorando nell’intento di dare il mio contributo affinché la soglia di beni effettivamente destinati possa aumentare in maniera considerevole, pur -ha ribadito- non costituendo una competenza dell’Ufficio di Procura.

Il procuratore Salvi, ha lanciato infine un appello-monito agli istituti di credito: “Abbiamo bisogno, però, del concorso di altri attori, mi riferisco alle banche. Sembra assurdo -ha concluso- che certe imprese vengano sostenute dalle banche quando c’è dietro la mafia e non quando c’è dietro c’è lo Stato in amministrazione controllata”.

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Redazione Iene Siciliane

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