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Il sindaco che consegna i pacchi è una vergogna per la città! Prenda a esempio il sarto de “I promessi sposi”
Pubblicato il 07 Aprile 2020
di iena marco pitrella (con il concorso di Marco Benanti).
Quanto a donazioni va dato un consiglio a Salvo Pogliese: prenda a esempio, o almeno a spunto, la figura del sarto de “I promessi sposi”, capitolo ventiquattro; “che non paia che tu faccia l’elemosina. E non dir niente, se incontri qualcheduno…”, insegnava il sarto.
Del resto è una vergogna, altra parola non si trova a vedere il sindaco di Catania dare pacchi di spesa, pacchi che vengono dalla raccolti fondi “Catania aiuta Catania”. E quanto ne ha fatto “spacchio”, Salvo Pogliese, di tutto questo; e l’ha scritto in un post, pubblicato sul suo profilo facebook: “abbiamo iniziato stamattina – era il 3 di aprile – la distribuzione dal domicilio delle famiglie bisognose”; come se quello che se la vanta non fosse, appunto, il sindaco di questa città ma il titolare dell’ultimo dei patronati (o dell’ultimo dei sindacati) impegnato nella peggior campagna elettorale; porta a porta per di più.
Che aiuto disinteressato, verrebbe da dire: e viene fotografato, suo malgrado, chi ha ricevuto il pacco, senza alcuna delicatezza e senza alcun pudore: c’è da provare imbarazzo per l’imbarazzo che avrà provato il signore in questione (per pudore ne abbiamo oscurato il volto).
Dunque, legga “I promessi sposi”, Salvo Pogliese, capitolo ventiquattro, dicevamo: quando in piena conversione dell’Innominato, su ordine del cardinale Federico Borromeo, Lucia, è ospite nella casa del sarto: “mise insieme un piatto delle vivande che eran sulla tavola – il sarto – e aggiungendovi un pane, mise il piatto in un tovagliolo, e preso questo per le quattro cocche, disse alla sua bambina maggiore: piglia qui… va qui da Maria vedova; lasciale questa roba…
… che non paia che tu le faccia l’elemosina. E non dir niente, se incontri qualcheduno…” – ecco.
Che poi a dirla tutta, proprio della raccolta “Catania aiuta Catania” manifesti 6×3 come se piovesse: si possono ammirare in via Giuffrida e a lungomare. Ancora, se non bastasse, proclami a non finire, sui social in particolare, su come avere il buono spesa e come avere il buono famiglia: lo spiega il consigliere comunale e lo spiega il consigliere di quartiere. Che il canale sia sempre lo stesso, quello ufficiale, va da sé; però vuoi mettere…
… certo, non si dica campagna elettorale.
Leggano del sarto, quindi. Lo legga il sindaco, lo leggano i consiglieri comunali e lo leggano i consiglieri di quartiere; lo leggano quelli che hanno voglia di far beneficenza usando la piattaforma online “Catania aiuta Catania”, fuor di ironia, speriamo siano in tanti. E specie se a donare è la politica politicante non si metta nome e cognome, si può rimanere anonimi, di “aste di beneficenza” è bene farne meno.
Salvo Pogliese appare e appare la cifra che ha donato, peccato. Legga del sarto, il sindaco, “uomo che sapeva leggere… e passava, in quelle parti, come un uomo di talento e di scienza… ”.
Vabbé, in fondo, di che stiamo parlando? quando è stato il partito del sindaco, Fratelli d’Italia, a far le mascherine, per così dire, “politicizzate” (cit.).
Se proprio, proprio, Salvo Pogliese, di prendere il sarto a esempio, o almeno a spunto, non ne vuole sapere, lui che è tutto “Dio, patria e famiglia”, legga quel bellissimo passo del vangelo: “non sappia la tua mano sinistra cosa fa la tua destra”. Magari, lo dica ad Alessandro Porto, l’assessore che nella foto gli stava accanto.
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