Per tua grave imperizia hai trascinato tutta la coalizione politica che ti sostiene all’interno delle tue vicende giudiziarie.
Mai hai voluto mostrare, per spirito di trasparenza e lealtà, le carte del tuo processo. Eppure hai preteso che ti si sostenesse quando decidesti di candidarti a sindaco.
Io però, per semplice passione politica, con mio intelletto – non con il tuo e quello dei tuoi consiglieri/consulenti – per capire l’esito della vicenda: le carte me le sono andate a cercare e a studiare.
La sentenza di primo grado non è certo peregrina, anzi.
Adesso, nell’attesa della sicura condanna in appello, le uniche via d’uscita rimangono: 1) un futuro ricorso in Cassazione, che per qualche vizio procedurale potrebbe riaprire il processo determinandone la prescrizione; oppure 2) una riforma legislativa che preveda di diminuire il quantum della pena per i reati di peculato, determinandone così la prescrizione.
A parere dello scrivente, queste due opzioni appaiono impervie e di assai difficile realizzazione.
Da iure perito quindi mi sento invece di consigliarti la possibilità ancora aperta: patteggiare in appello.
Magari ottenendo una pena inferiore a tre anni, così da evitare una interdizione perpetua dai pubblici uffici. Una pena inferiore ai tre anni determinerebbe invece solamente una interdizione di appena due anni che, una volta trascorsi, ti consentirebbe di ritornare a fare politica, sempre che i tuoi supporter ed aficionados continuino a riconoscerti quella intelligenza politica che prima di queste vicende ti era sicuramente accreditata.
Come ho già scritto, stai lasciando ai giudici il “ricordo futuro” del tuo impegno politico che il popolo catanese nutrirà nei tuoi confronti.
Rinnovo quindi l’appello: non lasciare che sia la magistratura a scrivere la storia finale del tuo impegno politico, sii invece padrone del tuo destino.
Devi dunque finalmente prendere consapevolezza della fine della tua esperienza come primo cittadino della città di Catania e, ancora, afferrare il coraggio da imputato di accettare la pena più bassa per i gravissimi errori che hai commesso durante il tuo mandato di parlamentare regionale.
La gestione maccheronica e non ortodossa dei fondi del gruppo parlamentare è comunque una colpa che la tua onestà intellettuale ti imporrebbe di riconoscere. Sebbene, e va scritto e registrato, la cosa più grottesca di questa vicenda è che questi reati a te imputati sono stati compiuti con somme tue personali, quando responsabilmente per far fronte alle esigenze degli stipendi degli impiegati del gruppo parlamentare, fosti tu ad anticipare somme tue proprie per garantire il pagamento degli stipendi. Non capendo che per riappropriartene, giustamente e lecitamente, avresti dovuto seguire altre procedure che con grave colpa non hai seguito, compiendo un reato (peculato), per sua natura istantaneo, a cui quindi poco rileva l’elemento psicologico del dolo o della colpa.
In un anno in cui devono necessariamente centrarsi tutte le possibilità economiche previste dal PNRR, una città già in dissesto economico, con un altissimo livello di criminalità, non può permettersi di avere un sindaco sospeso dalle sue funzioni.
Caro Pogliese, è tempo di diventare grandi, seri e responsabili.
In primis per la città, per la comunità politica che rappresenti e per gli affetti che ti stanno intorno.
Il tempo è scaduto, noi non rinunciamo a darti il nostro consiglio che vuole essere schietto, semplice e scevro da qualsiasi soggezione che sicuramente in questa partita ha inquinato il parere dei tuoi consulenti e dei tuoi consiglieri.
In bocca al lupo.
Piero Lipera.
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