C’è un modo tutto strano a Catania di reagire alle (e valutare le) illegalità.
Se ad esempio la Casa del Mutilato della centralissima piazza Teatro Massimo, edificio dall’ indiscutibile importanza storica e valore architettonico, viene occupato, vilipeso, degradato e saccheggiato dagli immigrati( clandestini? Avrei scritto lo stesso se ad occuparlo fossero stati autoctoni di razza bianca), nessuna indignazione si fa spazio nel dibattito acceso sul degrado della città; nessuno che si adonta, che abbia un sussulto di dignità, una pur minima reazione a difesa di un edificio che serba in sé una memoria violentata dall’incuria e dalla insensibilità di un’intera città. Il portone aperto che sono riuscito a fotografare l’altro ieri è l’accesso libero alla vergogna; è il modo più schietto di ricordare a noi tutti quanto possa essere venefica l’ipocrisia di chi sa solo strumentalizzare ideologicamente certe situazioni ; è il sigillo dell’incapacità dei politici e delle istituzioni; è il paraculismo dei soliti intellettuali a “reazioni alterne”; è la paralisi della coscienza di una intera città.
E qui mi fermo.
Chi deve provvedere a far rispettare un edificio che merita attenzione e considerazione? Fin quando dobbiamo continuare ad oltraggiare la nostra ” storia” e la nostra memoria? Ha un limite la vergogna oppure gode dello spazio infinito dell’ipocrisia?
Gianni Coppola.
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