Mattinata catanese: nella città alle prese con la santa patrona e il recupero del suo patrimonio artistico, stavano per arrivare “ospiti” dal mare. Poi, invece, è accaduto che…di iena senza bandiera marco benanti
Peccato che non sono arrivati i 178 uomini che dovevano sbarcare alle 13,30 al molo sporgente centrale del Porto di Catania. Avrebbero trovato una città in festa, in festa perchè c’è da festeggiare la sua santa patrona. Che -laicamente- i gruppi di comando omaggiano. Con sincera devozione.
Davanti alla Cattedrale, il popolo esprimeva il meglio di sè, fra palloncini e tante altre piccole attività commerciali. Di omaggio al vero Patrono di Catania, il Dio Denaro. Un Dio che merita rispetto 24h al giorno, pensiero su pensiero, omaggio su omaggio, emergenza su emergenza. Un grande interesse privato che scandisce giornate, anni, decenni. Storie individuali e collettive. Tutto monetizzato, anche la “salvezza dell’anima”. Il resto, al massimo fa ridere.
A poca distanza, nel maniero per eccellenza, il Castello Ursino, c’è da presentare opere per farlo più bello. Più attraente. Per valorizzarlo. Poteva mancare l’intellettuale comunista per una simile circostanza? Nel contesto del “nuovo” che è “meglio del vecchio” c’è da inseguire l’immagine, prima di tutto. Che è vera, dicono gli esperti. Di comunicazione.
E che fare, allora, se ti arrivano 178 uomini, tirati su dalla marina militare e dalla disperazione? Una settimana fa l’ “operazione Catania solidale” è stata condotta con perizia. Comunicativa. Collette, dichiarazioni, azioni “buone e solidali”, un “film” da mettere in archivio. Hanno pure proclamato il “lutto cittadino”. Poi quel giorno, il “lutto” è passato da un cantiere. Per l’opera “da non dimenticare”. Quella fatta di asfalto e traffico. Davanti al luogo della disperazione il comune, il giorno del lutto, non c’era. Perchè l’immagine è il Ponte del Tondo Gioeni. Non è il profugo. Il primo è vero, il secondo no.
Oggi, potevano sbarcare al porto: su un lato c’era anche la nave da crociera (vedi foto in alto).
Magari la spostavano ed entravano. Per “scaricarli” e portarli al Cara di Mineo? No, in poco tempo si è saputo: cambio di rotta. Vanno a Reggio Calabria. Problemi organizzativi? Non c’era posto? Chissà, magari però è sfumata una nuova “corsa solidale”, magari con un cappello per ripararsi dal Sole comprato da un assessore? Non lo sapremo mai.
Di certo, è che il molo era davvero bello ed attraente, c’erano pure i pescatori. E le navi. Che fanno sempre una bella immagine. Ovvero la realtà.
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