Immigrazione e Sicilia: arrivano cento persone dall’Egitto. Ce la farà il Cara di Mineo ad ospitarle?


Pubblicato il 19 Agosto 2013

Nuovo sbarco al porto di Catania, fra mille emergenze e una domanda di fondo…di iena senza bandiera 

Ne sono arrivati 99, di cui 11 donne e 17 minori: siriani ed egiziani, dopo una settimana di viaggio. Sono giunti al porto di Catania in tarda mattinata: erano stati intercettati a largo di Acicastello, su un natante, dalla Guardia Costiera e dalla Capitaneria di Porto. L’ultimo sbarco di migranti, dopo quello del 10 agosto e quello “sfiorato” di sabato, sulla costa jonica è di stamattina.

Al momento sono in corso le operazioni di identificazione: sul posto tante forze dell’ordine (una marea di divise di tutti i tipi, dalla Digos alla Guardia di Finanza), la Croce Rossa, la Protezione Civile, rappresentanti di associazioni umanitarie. Tredici persone (anche una donna incinta) sono finite all’ospedale: accusano malesseri legati al lungo viaggio.

“Buttati fuori” i giornalisti dall’area di arrivo poco dopo lo sbarco, con l’avvio dell’identificazione. Ma una domanda su tutte: il Cara di Mineo, dove gli adulti sarebbero destinati (i minori non accompagnati vanno in strutture di accoglienza su disposizione del Tribunale dei Minorenni) potrà contenerli? Già vi sono 3500 persone su una capienza massima di 2000. E sembra che gli sbarchi potrebbero continuare nelle prossime settimane…Anche perchè la crisi egiziana incombe.

‘Siamo siriani ed egiziani – ha affermato uno dei migranti ai cronisti – Abbiamo navigato per sette giorni, ci siamo imbarcati in Egitto. Abbiamo mangiato poco, qualche bambino si è sentito male perché voleva acqua. Alcuni di noi scappano dall’Egitto perché hanno perso i familiari dopo la caduta di Morsi. Non sapevamo che saremmo sbarcati in Sicilia. Ci dicono che in Italia c’è democrazia”.

Sul posto anche l’assessore comunale alla solidarietà sociale Fiorentino Trojano. “Da un punto di vista organizzativo – ha spiegato- la Prefettura ha stabilito i protocolli secondo i quali muoversi. Noi ci occuperemo dei minori non accompagnati, per cui ci siamo attivati immediatamente, per trovare delle strutture dove accoglierli”. I posti scarseggiano, non a caso Trojano ha aggiunto: “il progetto Emergenza Nord Africa è stato chiuso nel 2012 e i comuni non riescono a sopportare il carico di tutte queste persone. Si tratta di un’emergenza che i comuni non sono in grado di sopportare”.

 


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