Immigrazione, Salvo Pogliese(FI): “l’Italia combatta l’Isis con un intervento armato sotto l’egida dell’Onu”


Pubblicato il 03 Dicembre 2015

Svoltasi oggi a Catania la manifestazione organizzata dal PPE e da Meridiana.

“Immigrazione: un dramma per noi un dramma per loro. Sicurezza e/o spirito di accoglienza?” è il titolo della manifestazione, organizzata dall’on. Salvo Pogliese, parlamentare europeo FI-PPE, e dall’on. Basilio Catanoso, parlamentare nazionale di Forza Italia, che si è svolta innanzi ad un numeroso ed attento pubblico oggi pomeriggio a Catania.

Oltre a Pogliese e Catanoso sono intervenuti l’on. Deborah Bergamini, Parlamentare nazionale di Forza Italia, il sen. Luigi Compagna di Ap Ncd-Udc, l’on. Andrea Manciulli, Parlamentare nazionale del Pd e Dario Moscato, coordinatore regionale Forza Italia giovani Sicilia orientale. Presenti inoltre l’on. Gianfranco Miccichè, coordinatore regionale di Forza Italia, l’on. Stefania Prestigiacomo,  parlamentare nazionale di Forza Italia, l’on. Marco Falcone, capogruppo all’Ars di Forza Italia, e l’on. Alfio Papale deputato regionale di Forza Italia. 

“L’atteggiamento del nostro Paese -ha esordito l’on. Pogliese nel suo intervento – non è all’altezza della sfida che il terrorismo ha lanciato al mondo. Basti pensare a quello che stanno facendo la Russia, la Francia, la Germania, a cui da ieri si è aggiunta la Gran Bretagna, che ha avviato i bombardamenti aerei sulla Siria, con interventi concreti di lotta al terrore…mentre Renzi invita a taggare i terroristi sui social ed a controllare chat e play station. L’Italia deve fare la sua parte nella lotta all’Isis, seriamente e concretamente, con un intervento armato sotto l’egida dell’Onu.”.

“Massimo spirito di solidarietà nei confronti dei rifugiati – ha continuato l’europarlamentare – ma  massima intransigenza sui clandestini e i migranti economici. Junker ha fatto un passo in avanti importante, immaginando la ripartizione di 160mila rifugiati tra Italia, Grecia ed Ungheria, e l’individuazione di criteri di ripartizione tra i Paesi dell’Ue e quindi di fatto determinando il superamento di Dublino 3. Ma come al solito il Consiglio europeo non è coerente con la Commissione…ad oggi i rifugiati che sono partiti dall’Italia verso altre nazioni europee, in base al meccanismo di ripartizione, ammontano a 159 a fronte dei 40mila che dovrebbero essere ripartiti, una cosa è quello che si dice una quella che si fa.”.

“Le soluzioni del Ppe per affrontare il dramma immigrazione sono chiare: agire a monte e non a valle – ha concluso Pogliese – ovvero migliorare le condizioni dei campi profughi in Giordania e Libano, incrementare il sostegno ai paesi da cui partono i flussi migratori, intervenire militarmente contro il terrorismo, modificare il Regolamento Dublino 3, accelerare l’introduzione del PNR il meccanismo di registrazione dei passeggeri aerei su cui i socialisti europei hanno votato contro.

Ma la vera partita si gioca sui rimpatri, nel 2014 su 425mila espulsi soltanto 167mila, ovvero il 40%, è stato effettivamente rimpatriato. I numeri indicano il problema, che risiede nel paradosso costituito dal fatto che solo se c’è l’accordo di rimpatrio i migranti vengono rimpatriati. E in Italia gli accordi sono solo con l’Egitto, Nigeria, Tunisia e Marocco. Quando l’Italia ha fatto l’accordo con la Libia nel 2008  gli sbarchi sono passati da 37mila a 4mila…. è quindi chiaramente questa la strada da seguire”.

“No a porte spalancate, no a frontiere indiscriminatamente aperte, ma lavoriamo perchè chi viene in Italia possa sentirsi italiano rispettando usi, costumi e tradizioni di questo Paese, senza che si possa pensare, ad esempio, di togliere i crocifissi dalle aule scolastiche  – ha detto il deputato alla Camera nonché presidente dell’associazione ‘Meridiana’, Basilio Catanoso, aprendo i lavori del convegno -. Una accoglienza, quindi, rapportata all’esigenze dell’Italia.

Una integrazione basata su regole di convivenza civile, come fatto con gli Italiani negli Stati Uniti ad esempio, oppure come oggi regolamentato in Australia. Integrazione, però, non vuol dire invasione, perché anche nei numeri bisogna lavorare per raggiungere la cifra giusta che consenta all’immigrato di integrasi serenamente nel nostro  Paese e agli italiani di non sentirsi invasi in casa propria. Il dibattito che abbiamo voluto organizzare oggi  è un confronto tra opinioni e culture diverse, tra chi proviene da esperienze di destra come me, chi di sinistra, chi da esperienze centriste. L’obiettivo è quello di fare crescere una classe dirigente abbeverandosi alla scuola della Politica, della cultura del dialogo e del confronto”.


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